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Militari della Guardia di Finanza

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Appalti in cambio di orecchini in oro rosa e topazi. L’ultima inchiesta sulla sanità piemontese svela come a vincere come clienti alcune Asl sabaude siano stati venditori farmaceutici che corrompevano dipendenti pubblici a suon di tangenti pagate anche in gioielli. Lo scopo era accaparrarsi ordini del valore di 3,5 milioni di euro e che avrebbero fruttato un tesoretto da 300mila euro sequestrato ieri dalla Guardia di Finanza. Al centro dell’operazione denominata “Molosso” ci sarebbero in particolare la multinazionale veneta Hartmann e i suoi referenti locali e la modenese Aires, che erano già state coinvolte quando in primavera una serie di perquisizioni nei confronti di 19 indagati e 5 società avevano reso noto questo scandalo sanitario che abbraccia tutto il Nord Italia.

Ieri quindici tra dipendenti pubblici, commissari di gara ed agenti e rappresentanti di alcune imprese, sono finiti in manette con accuse di corruzione, turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture. Gli arresti sono il risultato di indagini durate un anno sotto la direzione del pubblico ministero Giovanni Caspani e il coordinamento dell’aggiunto Enrica Gabetta: la combriccola si arricchiva, secondo i militari, grazie a forniture di camici chirurgici sterili monouso, divise e giacche in TNT e apparecchiature e prodotti per la chemioterapia, grazie a un consolidato sistema di “aggiustamento” di appalti e mazzette che permetteva loro ricchi affari.

Sono questi infatti i materiali, ordinati prima dell’emergenza Covid, al centro di tre gare finite nel mirino della Finanza: una bandita dalla “Città di Torino” – ASL TO4, per la fornitura di camici chirurgici sterili monouso, in cui è stato accertato che alcuni membri della commissione della gara d’appalto hanno favorito un’impresa modificando il capitolato di gara ed attribuendole punteggi elevati, in cambio di oggetti preziosi. Un’altra pubblicata dalla A.O.U. Maggiore della Carità di Novara, per la fornitura di distributori di “divise e giacche in TNT”, per la quale è stato acclarato che alcuni incaricati ed agenti di un’impresa veneta hanno sistematicamente fornito puntuali istruzioni ad un dipendente pubblico della predetta struttura, al fine di sospendere la gara d’appalto e di redigere un nuovo capitolato conformemente alle “richieste” ricevute. E infine una in cui sono coinvolte le ASL di Asti e di Alessandria, nonché dall’Azienda Ospedaliera SS Antonio e Biagio e C. Arrigo di Alessandria, per la fornitura di prodotti ed apparecchiature chemioterapiche, per la quale è emerso che diversi agenti ed incaricati di un’impresa modenese hanno consegnato, ad un membro della commissione della gara d’appalto, a seguito dell’aggiudicazione di un lotto per la fornitura di beni del valore di quasi un milione di euro, orecchini in oro rosa e topazi azzurri.

Gli investigatori sono partiti da un’altra azienda ospedaliera, non coinvolta nelle gare oggetto delle indagini, la “Città della Salute e della Scienza di Torino”. Nelle sue casse era stato riscontrato un ammanco, per un valore di circa trecento mila euro, di un costoso prodotto farmaceutico, denominato “Bon Alive” (sostituto osseo). Il buco secondo la Finanza era stato causato dalla condotta truffaldina di un’incaricata di un’impresa torinese che si avvaleva della “collaborazione” di un pubblico dipendente infedele il quale falsificava documentazione amministrativa in cambio di generose tangenti. In particolare, il collaboratore amministrativo modificava le “richieste d’ordine” al Provveditorato/Economato del Centro Traumatologico Ortopedico (Articolazione deputata ai pagamenti), apponendo firme false di altri infermieri, per il reintegro delle giacenze del prodotto medicale che, pur risultando essere stato pagato dal C.T.O., non veniva utilizzato nelle sale operatorie né, tantomeno, risultava stoccato nel relativo magazzino.

Da quelle indagini i finanzieri del 1^ Nucleo Operativo Metropolitano del Gruppo Torino hanno poi scoperto un “un collaudato ed articolato sistema di interazioni fra soggetti privati e commissari di gara, ricostruito anche grazie alle attività di intercettazione telefonica e di pedinamento, finalizzato a truccare le gare d’appalto attraverso la modifica dei relativi capitolati, l’attribuzione di punteggi di favore e la rivelazione di informazioni riservate” spiegano i militari. E per la sanità sabauda è l’ennesima mazzata, perché altre inchieste la stanno già mettendo a dura prova, una è quella che pochi giorni fa ha visto i vertici della commissione di vigilanza dell’Asl di Torino finire nel registro degli indagati per omicidio colposo ed epidemia colposa in relazione alla prima ondata dell’emergenza Covid. In questo caso i pm titolari, tra cui Caspani, sono partiti da 20 decessi avvenuti nelle Rsa ‘Chiabrera’ e ‘D’Azeglio’ avvenute durante i primi mesi dell’anno in piena esplosione del Coronavirus. Insieme ai responsabili dell’Asl sono indagati anche alcuni manager del gruppo Gheron.


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