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Il progetto del Ponte sullo Stretto

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Una vecchia definizione che apprezzo di ciò che definiamo coerenza è «l’accordo tra quello in cui crediamo e quello che facciamo». In fondo non credo sia accettabile denunciare l’interesse a fare qualcosa e poi, invocando varie motivazioni, non farla. Senza dubbio in questi casi oltre alla incoerenza prende corpo anche l’ipocrisia.

L’INCOERENZA

In questi ultimi, ormai sei anni, di cambiamenti delle compagini di governo abbiamo avuto modo di vagliare e misurare un comune denominatore che ha caratterizzato tutte le varie compagini. E questa davvero anomala continuità, questa inimmaginabile ma ampiamente documentabile caratterizzazione è stata proprio la incoerenza tra quanto annunciato e quanto fatto. In realtà è come se i tre schieramenti delle varie compagini che hanno governato il Paese, e cioè il Partito democratico, il Movimento 5 Stelle e la Lega, fossero accomunati dalla più esasperata incoerenza e dalla più pericolosa ipocrisia. Non posso formulare una simile accusa senza dimostrare, quanto meno, gli estremi o gli atti che motivano tutto questo perciò prendo come esempio l’ampio e difficile comparto delle scelte e degli interventi avviati nel comparto infrastrutture.

GOVERNO RENZI

Cominciamo dal governo Renzi, in particolare dal ministro Delrio che è stato ministro dal 2015 fino a marzo 2018; più volte ho ricordato che sin dall’inizio le dichiarazioni del ministro erano cariche di volontà a fare, a realizzare anche moltissime delle opere definite dalla legge Obiettivo, a dare continuità ad esempio agli interventi comunitari delle Reti TEN-T, cioè alla realizzazione del nuovo tunnel ferroviario Torino- Lione o alle tratte AV/AC Genova-Milano (Terzo Valico dei Giovi) o Brescia-Verona-Padova, ma dopo pochi mesi Delrio decise di dare vita allo strumento del project review, cioè al tentativo di rivedere la validità di scelte già fatte da governi di cui era lui stesso membro, al tentativo di dare vita a un’operazione che, nei fatti, non ha prodotto poi nessun vantaggio, nessuna modifica all’impianto progettuale e ha praticamente però bloccato tutto. Un blocco che, stranamente, ha contestualmente consentito il trasferimento delle risorse in un’altra finalità strategica, quella voluta dal presidente Renzi mirata a elargire 80 euro per l’incremento dei salari bassi (un costo dell’operazione pari a circa 10 miliardi di euro l’anno).

GOVERNO CONTE

Poi, dopo il marzo 2018, arrivò il primo governo Conte e, anche in questo caso, nel sofferto programma di governo la Lega, più del Movimento 5 Stelle, dichiarò l’impegno di dare attuazione in tempi certi al programma degli investimenti in infrastrutture; ma, appena insediato, il ministro Toninelli dichiarò che il progetto del nuovo tunnel ferroviario Torino-Lione andava bloccato e confermò l’incarico al professor Ponti di effettuare un’analisi costi benefici non solo su tale asse ma anche sulla linea AV/AV Genova-Milano (Terzo Valico), sulla linea AV/AV Brescia-Verona-Padova, sul nodo ferroviario AV/AC di Firenze.

Questa analisi praticamente bloccò tutto perché il Professor Ponti, addirittura in una riunione formale presso la presidenza del Consiglio, dichiarò l’inutilità del nuovo tunnel ferroviario Torino-Lione; dopo appena due mesi dichiarò anche la non convenienza delle altre opere. La Lega che aveva sin dall’inizio assicurato l’urgenza a realizzare tali opere, la Lega che al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva un vice ministro e un sottosegretario, per un intero anno rimase impassibile al governo. Anche in questo caso si bloccarono tutti gli investimenti, però si rese possibile, con le risorse risparmiate, dare copertura al “reddito di cittadinanza” e a “quota 100”.

GOVERNO CONTE II

E, ormai da quasi un anno, abbiamo un nuovo governo con lo stesso presidente Conte e questa volta c’è anche il Partito democratico e anche in questi mesi abbiamo assistito in ogni occasione alla solita dichiarazione, al solito impegno: l’infrastrutturazione integrata del Paese è la priorità assoluta da perseguire in tempi certi. Si sono prodotti un numero rilevante di Decreti Legge, si sono assicurate disponibilità finanziarie rilevantissime (a scelta da 400 miliardi a 200, da 150 miliardi a 300 miliardi) e si sono anche organizzati grandi simposi proprio per identificare come riattivare il processo di infrastrutturazione del Paese.

Addirittura Colao con i suoi “manifesti strategici” ha ricordato che uno dei progetti chiave dovrebbe essere proprio l’alta velocità e tutti di colpo, sì, anche il Movimento 5 Stelle, hanno condiviso questa linea strategica e, cosa davvero impensabile, sono praticamente ricomparse tutte le opere bloccate da Delrio e da Toninelli presenti nella legge Obiettivo.

IL PONTE

Ma tutto questo non bastava: il governo Conte ha voluto davvero superare ogni previsione e nell’elencazione dei vari progetti ha inserito anche il ponte sullo Stretto di Messina.

Non elenco le dichiarazioni di diversi ministri e vice ministri tutte cariche di entusiasmo e non elenco un altro obiettivo chiave ribadito in ogni occasione: il rilancio del Mezzogiorno; risorse al Mezzogiorno superiori al 34%, no al 40%, forse per due anni anche al 55%. Ma non solo annunci anche una norma nel decreto legge Semplificazioni in cui, per la prima volta nella storia repubblicana, viene punito chi blocca il normale avanzamento delle scelte progettuali, cioè, ripeto, per la prima volta nella storia del Paese, attraverso l’articolo 6 comma 3 di tale decreto Legge, si mette al bando il “non fare”: mi soffermo un attimo perché non riesco ancora a crederci ma nella norma si precisa che il mancato impegno dei funzionari della Pubblica amministrazione ad attuare in tempi certi i programmi si configura come un danno all’erario. Ebbene, tutti ci siamo caricati di entusiasmo e specialmente la gente del Sud ha visto che in questo quadro di volontà c’era un collegamento veloce da Salerno a Reggio a Messina a Palermo e c’era, giustamente, anche il collegamento stabile tra la Sicilia e il Continente. Ma, purtroppo, a un tratto con la stessa tecnica vissuta dal ministro Delrio, dal ministro Toninelli è apparsa la proposta di una soluzione utile per non fare nulla: il collegamento in subalveo e non il ponte.

IL RECOVERY FUND

Spero che questo atto di “grave incoerenza” non abbia come nei precedenti due casi finalità che non conosciamo o, peggio ancora, che siano solo utili per motivare all’Unione europea l’impossibilità di attivare subito risorse nel Mezzogiorno in quanto sono in corso studi di fattibilità e, quindi, in tal modo giustificare la impossibilità, in prima fase, di utilizzo del Recovery Fund. Non sappiamo cosa succederà nei prossimi giorni, non sappiamo cosa accadrà entro il 15 ottobre, data in cui dovremo sottoporre all’Unione europea il Recovery Plan, l’unico dato che abbiamo però avuto modo di leggere e interpretare finora è solo questo comune denominatore con il passato, questa grave e imperdonabile incoerenza.


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