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Dall’avvio dei lavori per il ponte di Messina all’alta velocità ferroviaria, dal porto di Augusta allo scalo di Gioia Tauro: un 2024 di svolta e grandi opere per il Sud

Un anno importante per il Sud sarà il 2024. Si annunciano grandi cambiamenti e grandi opere. Inizieranno i lavori di una infrastruttura che per l’Italia rappresenterà una affermazione della propria tecnologia nel mondo. Quell’opera di ingegneria delle costruzioni, che per anni rappresenterà una frontiera difficilmente superabile. Con i suoi 3 chilometri e 200 di salto nel mare dello stretto sarà simile alla conquista della luna. Soli tre chilometri di salto ma un grande passo per l’umanità.

Nella speranza che le problematiche che riguardano il Mar Rosso e il canale di Suez, conseguenti alla guerra tra Israele e Hamas, vengano superate in maniera che il traffico che da Hong Kong e Singapore porta a Berlino, via Suez, possa ritornare ai livelli precedenti la guerra, che rappresentavano il 20% del traffico merci mondiale. Ma non basta il ponte, l’anno che arriva dovrà essere quello in cui finalmente si mettono a sistema gli interventi necessari per l’operazione riguardante la bonifica del deserto di cui parlano coloro che ritengono il ponte una cattedrale in un’area periferica.

Per questo bisogna accelerare i lavori riguardanti il porto di Augusta, potenziare Gioia Tauro, nonché l’alta velocità ferroviaria che colleghi questo grande bacino naturale del siracusano all’alta velocità, che adesso si ferma a Salerno. Prioritariamente!

Tutto il resto, anche se è indispensabile, viene dopo. Dalla Napoli Bari, alla Palemo Catania, alla Palermo Messina perché il ponte è una infrastruttura che serve ad intercettare un traffico importante che ci passa sotto il naso per raggiungere Rotterdam, inquinando tutto il Mediterraneo e l’ Atlantico, per la felicità dei “sedicenti frugali” olandesi, figli dei pirati del 700, che in questo modo tra porto e retro-porto creano 700.000 posti di lavoro.

Cioè Augusta, se fosse come Amsterdam, quasi una “mission impossible”, considerato il grado tecnologico raggiunto dagli amici olandesi, da sola risolverebbe tutti i problemi di occupazione della Sicilia. Questo significa fare i conti con i numeri, con quel meridionalismo quantitativo che è stato per molti anni assente dal dibattito. Ma l’anno che entra sarà importante anche perché dovrebbe partire la Zes unica, che scatterà il primo gennaio prossimo come previsto dalla legge Fitto. La novità è che la gestione degli otto Commissari di governo delle Zone economiche speciali, insediate nelle regioni meridionali, si protrarrà per almeno altri due mesi.

Un nuovo Dpcm, firmato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, prevede che il passaggio di consegne con la Struttura di Missione di Palazzo Chigi non avverrà infatti prima dell’1 marzo 2024. Come era prevedibile il rischio di bloccare tutto é troppo grande e la necessaria gradualità nel trasferimento di compiti e funzioni é un “must” che non va disatteso. Va forse ripensato il funzionamento della Zes unica, inserendo una postilla perché abbia obiettivi precisi quantificati per il 2024, in termini di attrazioni di investimenti e di posti di lavoro creati, per singola regione del Mezzogiorno.

Non servono più strutture che lavorino senza obiettivi e scadenze definite. Se il Paradiso può attendere il Sud non può più. Ma l’anno che viene ha un passaggio delicatissimo riguardante l’approvazione della legge sull’autonomia differenziata, che Calderoli come un bulldog senza freni, sta portando avanti insensibile al “grido di dolore” proveniente dalla maggior parte delle istituzioni nazionali, preoccupate dall’evidenza che una tale normativa, come quella che si vuole approvare, spaccherebbe il Paese, rendendo più facili quelle tendenze alla secessione dei ricchi e dei poveri, sempre latenti in una realtà unitaria che ha soli 162 anni.

Mentre ancora va avanti l’attuazione del PNRR, che sembra procedere a ritmi serrati, considerato che l’Unione Europea continua a pagare le rate previste, che ormai superano il 50% di quello che è stato assegnato. Forse tra i vincoli che controlla ne dimentica uno fondamentale. cioè quello riguardante la distribuzione delle risorse tra le varie parti del Paese, considerato che tali risorse sono state date principalmente per ridurre i divari se é vero, come è vero, che la distribuzione tra i paesi europei è stata fatta sulla base di tre parametri: popolazione, tasso di disoccupazione e reddito pro capite.

E che per noi le somme sono state consistenti per la presenza in Italia del Mezzogiorno. Se non lo avessimo avuto, con i dati che lo caratterizzano, le risorse sarebbero state di gran lunga inferiori. L’Unione non può disinteressarsi di come vengono distribuite all’interno del Paese tali fondi, perché una tale distrazione potrebbe probabilmente portare a tradire lo scopo per il quale sono state attribuite le erogazioni. Purtroppo questo é un vecchio vizio della Commissione che per anni non ha controllato che le risorse dei fondi strutturali non sostituissero le dotazioni ordinarie.

L’anno che viene sarà anche quello nel quale il piano piano Mattei avrà una sua attuazione. e allora bisogna stare molto attenti perché, se è vero che al Paese serve che il Mezzogiorno sia la sua batteria e quella dell’Unione, è anche vero che tale vocazione comporta un sacrificio di territorio e di ambiente non indifferenti. Parlo degli impianti solari che sottraggono territorio all’agricoltura, degli impianti eolici che impattano notevolmente sul paesaggio, dei rigassificatori che condizionano lo sviluppo di intere zone, sia con la problematica dell’ingresso nei porti delle navi gasiere, sia con il procedimento del raffreddamento che impatta notevolmente sulle temperature dei mari antistanti.

Se tale sacrificio è indispensabile bisogna che sia chiaro che va remunerato con un piano industriale credibile, che porti un numero di posti di lavoro consistente, tale da far crescere quel rapporto di uno a quattro tra lavoratori occupati e popolazione. Per farlo avvicinare a quell’uno a due caratteristico delle realtà a sviluppo compiuto. Senza vendere specchietti per brillanti visto che già quest’operazione è stata fatta con le raffinerie che adesso stanno lasciando in tutto il Mezzogiorno inquinamento e devastazione ambientale.


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