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Jole Santelli

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«Ho l’impressione che questo Governo abbia le idee piuttosto confuse. Devo registrare che non si sta avviando nessun confronto né a livello parlamentare fra la maggioranza e opposizione né tanto meno con le Regioni che sono state le protagoniste di questi difficilissimi mesi. In questo senso dò ragione al collega Bonaccini che lamenta il mancato passaggio in sede di conferenza Stato/regioni».

Iole Santelli, governatrice della Calabria, ha invece le idee ben chiare in merito alla cruciale partita del Recovery Fund e chiede con forza al Governo un deciso cambio di passo.

In che senso le Regioni sono state protagoniste della fase della pandemia?

«Come Regioni, soprattutto qui al Sud, noi abbiamo dato tanto e non mi riferisco solo agli sforzi organizzativi per contenere la pandemia. Noi abbiamo ceduto al Governo parte dei fondi comunitari per combattere il Covid e quindi, non fosse altro che per criteri di equità, dobbiamo vederci restituiti questi fondi in altra forma. Quando vedo però che il Governo va avanti a colpi di decreto mi preoccupo e non poco»

Di cosa si preoccupa?

«Le faccio un esempio significativo. Nel decreto del ministro della Salute, Roberto Speranza, sugli interventi antisismici per le strutture sanitarie gli interventi per il Sud vengono rinviati al 2026. Mi sembra una cosa incomprensibile se considera lo stato delle strutture sanitarie in Calabria e il fatto che la mia è una regione ad alto rischio sismico. Quindi vorrei chiedere al Governo il perché i soldi vadano subito al Nord e per il Sud vengono rinviati a data da destinarsi. Le ripeto: incomprensibile»

E lei cosa intende fare?

Quello che è in mio potere cioè bloccare tutto in sede di conferenza Stato/Regioni. Siccome per varare alcuni provvedimenti c’è bisogno dell’unanimità, io già da adesso dico che se non si avvia un confronto vero la Calabria non darà il suo consenso».

E le altre regioni del Sud come si regoleranno? E’ in contatto con i suoi colleghi per fare fronte comune?

«Il confronto fra i Governatori del Sud c’è e non è mai mancato. In questo momento, però, sta subendo una frenata perché siamo in piena campagna elettorale. Regioni importanti del Meridione come la Campania e la Puglia sono chiamate al voto. E’ chiaro quindi che tutto il dibattito in questo momento è per così dire “drogato” dalle elezioni. Dopo il voto continueremo il dialogo con quelli che saranno i miei colleghi presidenti perché avverto che fra noi c’è forte questa consapevolezza o necessità di fare fronte comune non per sciocco campanilismo, ma per rivendicare attenzione ed equità rispetto al resto del Paese. Perché che il Sud sia in credito verso il Paese è un dato acclarato».

Ma lei cosa chiederà per la Calabria in particolare?

«Ovviamente infrastrutture. Chiedo investimenti da parte dello Stato, aggiuntivi rispetto ai fondi strutturali europei, per aumentare la dotazione infrastrutturale della Calabria che è strettamente connessa con lo sviluppo. Non bastano gli studi di fattibilità, servono le opere. Ho già detto sia al Ministro De Micheli sia al premier Conte che debbono prendere una posizione chiara sul Ponte dello Stretto che per noi è una infrastruttura fondamentale».

E il Governo che dice?

«Dà risposte ambigue, utilizza il condizionale. Io penso invece che si debba aprire una discussione vera senza pregiudizi ideologici che non comprendiamo nè noi nè i cittadini»

E sulla sanità?

«Anche qui chiediamo coerenza. Naturalmente la priorità principale è quella di far uscire la Calabria dal commissariamento. Il ministro Speranza lo ha detto più volte, ma i commissari sono sempre al loro posto. Nulla ovviamente contro le persone, ma è l’impostazione di fondo che non funziona. Dobbiamo uscire una volta per tutte da una logica ragionieristica e di tagli lineari della sanità e iniziare a pensare ai servizi da dare ai cittadini. Fra l’altro la mia regione è commissariata da oltre dieci anni e i risultati ci dicono che questo sistema non funziona. Abbiamo ridotto all’osso l’offerta sanitaria, i calabresi pagano le aliquote al massimo e il debito continua a non ridursi. Allora è giunto il momento di voltare pagina e mettere in piedi una sanità più rispettosa dei diritti dei cittadini».

Lei in questi due giorni è impegnata in un confronto con le parti sociali e la politica sulla programmazione e rimodulazione dei fondi Por. Come sta andando?

«Abbiamo sempre avuto problemi di spesa e non è facile ma è necessario snellire le procedure già a partire dalla Commissione europea. Lo abbiamo già chiesto al dipartimento competente e al ministro Provenzano in maniera che il Governo non gravi con procedure ulteriormente complesse. È necessario invece andare verso una sburocratizzazione».

Lei però ha chiamato a raccolta tutti gli stakeholder calabresi…

«È un momento indispensabile, propedeutico alla programmazione, perché sono i sette anni che disegneranno il futuro della Calabria, e questo dev’essere un metodo: non un momento formale ma un momento in cui recuperare idee, sinergie, incontri, e scrivere possibilmente a più mani il futuro di questa regione. Saranno presi i contributi di tutti, chiunque pensa al bene della Calabria ha il dovere di fornire contributi, e noi abbiamo il dovere di ascoltare e discutere».


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