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Il ministro per il Sud Mara Carfagna

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DIRITTI, salute, occupazione, infrastrutture, ambiente, economia: su queste e (tante) altre voci si declina il divario tra il Nord e il Sud del Paese. “Voci” che raccontano quanto il ritardo del Mezzogiorno pesi sulla quotidianità dei suoi 20 milioni di cittadini, sulla possibilità di mandare i figli all’asilo, di trovare un’occupazione  – e se si è giovani e donne l’impresa è ancora più ardua -. Di curarsi vicino casa, di spostarsi agevolmente e velocemente sul territorio. Di avere l’acqua tutti i giorni per tutto l’anno.

Per riallineare il Sud – e la sua popolazione – al resto del Paese, il Piano nazionale di ripresa e resilienza mette in campo investimenti e interventi per 82 miliardi, cui si aggiungono gli 8,4 del React Eu, i 9,4 del fondo per le opere speciali destinate all’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, ma anche i circa 113,6 miliardi della quota Sud dei fondi strutturali europei, del Fondo sviluppo e coesione e del Just Transition Fund. Un grande investimento per “riaccendere” il Mezzogiorno, come recita la campagna di comunicazione del ministero guidato da Mara Carfagna, “Riaccendiamo il Sud”, che dettaglia le risorse destinate agli interventi cui si affida il compito di invertire la rotta e riallineare il Meridione al resto dell’Italia.

DIRITTI

Il divario nei diritti di cittadinanza si riscontra fin dalla prima infanzia: nel Mezzogiorno ci sono in media 13,3 posti ogni 100 bambini negli asili nido. Il dato italiano è di 26,9, con alcune regioni del Nord che hanno già superato la soglia europea del 33%: ad esempio, la Valle d’Aosta ne garantisce 43,9,  l’Emilia-Romagna 40,1. Mentre data la scarsa offerta di tempo pieno i bambini meridionali frequentano un anno in meno di scuola primaria rispetto ai coetanei settentrionali.

Per quanto riguarda i servizi sociali, poi, in Italia la spesa è in media di 124 euro per abitante: al Sud è di 58. Il Pnrr si propone di creare circa 136 mila nuovi posti tra asili nido e scuole dell’infanzia destinando 2,7 miliardi alla costruzione, messa in sicurezza e riqualificazione delle strutture. Il 40% delle risorse del Recovery plan destinate agli interventi a bando sono blindate per il Sud, ma molto dipenderà dalla capacità delle amministrazioni locali di parteciparvi.

Per potenziare il tempo pieno sono previsti 670 milioni e 700 interventi. Quattro miliardi sono per il rafforzamento dei servizi sociali.

SALUTE

Lo scenario meridionale presenta, tra le altre cose, alti livelli di mortalità evitabile in particolare in Calabria, Sicilia, Campania e Molise; regioni come Campania, Calabria, Sicilia e Puglia con i peggiori dati sia per spesa sanitaria pro capite che per livelli essenziali di assistenza (Lea).

Nel Recovery plan circa 3 miliardi finanzieranno l’assunzione di nuovo personale, l’aggiornamento tecnologico e la ricerca scientifica. Oltre 2 miliardi (2,38 per la precisione) verranno impiegati per la costruzione e il potenziamento delle case e degli ospedali di comunità (il piano ne prevede rispettivamente 438 e 129) servizi domiciliari e telemedicina. Circa 625 milioni arriveranno poi dal nuovo Piano operativo nazionale (Pon) salute.

LAVORO, DONNE E GIOVANI

Un tasso di disoccupazione del 15,9% contro la media nazionale del 9,2%, il lavoro è precario per il 22,3% degli impiegati a fronte del 15% al Nord. Concentrandosi sull’universo femminile, la crisi ha cancellato 171mila posti, quasi il doppio degli 89mila guadagnati tra il 2008 e il 2019, mentre le imprese guidate da donne sono solo il 23,8%.

Quanto ai giovani, nel 2019 il 18,2% degli studenti meridionali ha abbandonato la scuola, mentre al Centro-Nord la percentuale si ferma al 10,6%, i Neet sono il 36,1%, al Nord il 18,6%. Mentre gli occupati under 36 sono il 29,5% – 30 punti sotto la media europea – contro il 49% delle regioni settentrionali. Numeri che misurano la frattura profonda tra le due Italie e che il governo prova a ricucire investendo 2,5 miliardi tra risorse del Pnrr e React Eu nel sostegno all’occupazione con, tra le altre cose, l’istituzione del programma nazionale per la garanzia di occupabilità e il potenziamento dei centri per l’impiego, la lotta al sommerso e l’adozione del piano per le nuove competenze e il rafforzamento della formazione professionale.

In particolare, poi, ammonta a 440 milioni l’investimento sulle discipline Stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), che mira alla riduzione del gap tra Nord e Sud e di genere, 220 sono destinate al contrasto della dispersione scolastica, mentre 90 milioni del React Eu finanzieranno il bonus assunzioni per i giovani e le donne al Sud, ovvero la riduzione dei contributi previdenziali versati dai datori di lavoro per le assunzioni a tempo indeterminato.

INFRASTRUTTURE

Ci sono poi da recuperare le “distanze” infrastrutturali, materiali e immateriali: basti pensare all’alta velocità che si ferma a Salerno, alle condizioni delle reti e delle stazioni ferroviarie. O alle Zes, le Zone economiche speciali, ancora ai banchi di partenza, ai porti “scollegati” dal sistema viario e ferroviario e digitale. Sullo sviluppo e il recupero della rete ferroviaria il governo investe 22,4 miliardi tra alta velocità (Napoli-Bari, Palermo-Catania-Messina, Salerno-Reggio Calabria), collegamenti diagonali (Roma-Pescara, Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia), l’ammodernamento e il potenziamento delle linee e delle stazioni.

Per le Zes la nuova partenza è segnata dalla riforma introdotta dal dl Governance e Semplificazione che dovrebbe favorire la cantierabilità degli interventi e l’insediamento delle imprese in tempi rapidi e alla disponibilità di fondi per 630 milioni. Un miliardo e 200 milioni sono poi destinati ai porti meridionali.

Poco meno di due miliardi nel complesso, quindi, spalmati su 22 interventi di connessione dei porti e della aree industriali, 15 di logistica digitale, urbanizzazione ed efficientemente energetico, 4 per il rafforzamenti dei porti.

DIGITAL DIVIDE

Ci sono poi i collegamenti immateriali che mostrano ancora un Sud che arranca, e la Dad imposta dalla pandemia ha mostrato quanto. Qualche dato: nel 2019 la banda larga raggiungeva il 71,1% delle famiglie meridionali a fronte di una media nazionale del 74,7% e il 28,6% non aveva accesso a internet da casa. Con 3 miliardi il piano mira al raggiungimento di una connettività a 1 Gbps e la piena copertura 5G nelle aree popolate con interventi nelle aree grigie e nere, mentre 1,6 miliardi verranno impiegati per ridurre il digital divide attraverso la digitalizzazione della Pa, interventi di alfabetizzazione digitale, anche con corsi fin dalla scuola primaria.

AMBIENTE, ENERGIA VERDE ED ECONOMIA CIRCOLARE

Per “ricucire” una rete idrica colabrodo – 52,3/ di perdite contro il 43,7% in Italia – che spesso, soprattutto in estate, lascia a secco interi quartieri anche nelle grandi città, e “allacciare” alla rete fognaria i 3,5 milioni di meridionali che non lo sono, le risorse ammontano rispettivamente a circa 1,7 miliardi (1,4 Pnrr e 313 milioni del React Eu) e 600 milioni. Per far fronte, invece, alle interruzioni della fornitura elettrica, ma anche per l’efficientamento dell’intero sistema, ci sono 1,7 miliardi.

Sul capitolo rifiuti sono appostati 1,3 miliardi con l’obiettivo di migliorare la raccolta e il trattamento: tra Sicilia, Campania, Abruzzo e Basilicata quasi 2 milioni di tonnellate non sono smaltite o recuperate in modo adeguato, mentre la Campania detiene il primato italiano per l’export fuori regione per i rifiuti organici. C’è poi l’agricoltura che al Sud impiega il 56,7% della forza lavoro nazionale del settore, per un valore aggiunto pari solo al 38,7%: 2,6 miliardi puntano, tra l’altro, a rafforzare i contratti di filiera, ridurre gli sprechi alimentari e lo spopolamento delle zone rurali.

Quanto al Superbonus – oltre 18 miliardi l’investimento nel Pnrr – le semplificazioni introdotte con l’ultimo decreto – il Dl Semplificazioni, appunto – punta ad aumentare la percentuale di assorbimento della misura che al Sud si è fermata al 9%. Risorse, interventi, progetti: perché tutto “giri” è necessaria una pubblica amministrazione che funzioni. Per questo il Piano parte dalla riforma della Pa e per “aggiustare” quella del Sud mette in campo 2,2 miliardi.

Tra gli interventi figurano il rafforzamento dell’Agenzia per la coesione territoriale cui spetta il compito di assistere le amministrazioni locali nella progettazione e nell’attuazione dei progetti, sostituendosi ad esse qualora non riuscissero a centrare gli obiettivi, mettendo a rischio le risorse (che se non spese tornerebbero in Europa); il reclutamento di giovani e interventi per semplificazione delle procedure e la digitalizzazione. 


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