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Gaetano Manfredi

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GAETANO MANFREDI*

Caro direttore,  trovarmi a palazzo San Giacomo, con la difficoltà  di dare risposte concrete ai cittadini che si sono affidati a me, non mi porta solo e semplicemente a lanciare quel grido di dolore che ieri hai richiamato, seppur quel dolore lo abbia percepito in più occasioni.

Quando ad esempio ho varcato la soglia del portone del Comune trovando il palazzo semivuoto, con dipendenti tra i meno numerosi e i più anziani d’Italia. O quando ho avuto contezza che le energie, economiche e umane, sono state risucchiate negli anni.

Ma lo avevo percepito già nei lunghi mesi durante i quali ho attraversato in lungo e in largo la città, guardando negli occhi le napoletane e i napoletani che avevano desiderio di una nuova speranza. A loro ho promesso di offrire a Napoli l’opportunità che merita, un futuro di innovazione, crescita, occupazione e benessere.

Sapevo che sarebbe stato necessario rimboccarsi le maniche perché l’impegno di governo sarebbe stato gravoso. E non è certo quello che mi spaventa, come non lo è stato in nessuna delle esperienze che ho affrontato nella mia vita.

Ho accettato un’ardua sfida, consapevole delle difficoltà, ma con la determinazione, la forza, la speranza, la convinzione che meritiamo una città rinnovata. Napoli non chiede nulla di straordinario. Una grande metropoli come Napoli necessita di ricevere gli strumenti finanziari adeguati per ripartire di slancio verso una nuova rinascita.

Risanando il bilancio e generando nuova economia con le risorse del PNRR, avremo una base possibile dalla quale far ripartire Napoli, insieme alle donne e agli uomini della città più capaci e coraggiosi, forti per le loro solide radici culturali, ricchi della consapevolezza di ciò che si è stati e pronti a lavorare con idee e visione di ciò che si vorrà essere. Idee, progetti e visione non ci mancano ma abbiamo bisogno, per iniziare, di almeno mille unità tra personale tecnico per il Pnrr, informatici, vigili urbani, impiegati, dirigenti. Sembra una banalità, ma non lo è.

Noi non chiediamo più risorse o maggiori opportunità. Chiediamo ciò che ci occorre per funzionare. Per mostrare la nostra capacità di fare. Solo così, potremo muoverci per offrire alla città un grande obiettivo di miglioramento della vita quotidiana e della efficacia dell’azione amministrativa, da un lato. Per delineare una prospettiva di fondo, fatta di una radicale trasformazione della città, dall’altro.

E nel mezzo, lavorare per ridare fiducia e coesione ad una città che non merita di sentirti più esclusa e nella quale nessuno si senta escluso, guardando ad un orizzonte di progresso e di sviluppo. Il tema, per il quale stiamo responsabilizzando l’intero Paese, non è un tema isolato dalle grandi città o dal governo centrale.

E – consentimi di dirlo, caro direttore, da uomo del sud a uomo del sud – non è neppure un tema del mezzogiorno d’Italia. Se Napoli resta indietro, sarà un problema di tutto il Paese.

(*) Sindaco di Napoli


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