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Il ministro Roberto Calderoli

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Al Senato il voto finale sul decreto Spacca Italia voluto dalla Lega spostato a martedì ma la riforma è diventata una una scatola vuota. Il “carroccio” ha intanto programma già duecento eventi sul territorio per la “Festa dell’Autonomia”

ERA tutto già pronto. Mobilitati i militanti veneti, il gonfalone con San Marco e la bandiera. Il primo di 200 eventi, ricchi premi e cotillons con annesse lotterie e tombole. Ma si dovrà aspettare qualche giorno. Il voto finale è stato spostato a martedì prossimo, quando l’Assemblea di Palazzo Madama voterà il decreto Spacca Italia, ossia l’autonomia differenziata voluta dalla Lega. Non esattamente quella che avrebbe voluto il ministro agli Affari regionali, Roberto Calderoli. Ma tant’è. Lo accoglieranno come un novello Francesco da Bussone. Venghino siori venghino la festa è solo rimandata ma si farà.

Che la “riforma delle riforme” sia nel frattempo diventata una scatola vuota poco importa. L’importante è che sia qualcosa da sventolare prima delle Europee per riconquistare il popolo padano. Ieri il Senato ha chiuso il cerchio. Votato l’emendamento della discordia, quello presentato dal rampelliano Andrea De Priamo dopo che nella capigruppo erano volati gli stracci. La riforma rimane una scatola vuota, dicevamo, un oggetto non meglio identificato che spacca l’Italia ma può anche trasformarsi in un boomerang per la Lega. La riformulazione di uno degli emendamenti presentati da i FdI è stata al centro di una battaglia. Secondo le opposizioni la decisione di collegare il Ddl al Bilancio ha creato infatti un pericoloso precedente, legato l’autonomia differenziata alla legge di Bilancio. Per dirla con le parole di Alessandra Maiorino, vice capogruppo M5S “si è utilizzato l’articolo 81 per mettere la mordacchia alle opposizioni”. Caso più unico che raro a darle ragione è intervenuto il presidente della I° commissione Alberto Balboni (FdI) Si è detto “mortificato” nel prendere atto che “forze anche molto distanti da noi da un punto di vista politico” avrebbero condiviso nel merito il contenuto dell’emendamento” ma non hanno potuto. “Il senatore Patuanelli (M5S) – ha continuato Balboni nello stupore generale – ha sottolineato che la sua forza politica aveva presentato in commissione emendamenti del tutto analoghi e ciò significa che ovviamente lo condivide nel merito”. E ancora, sempre più accalorato, “è mortificante anche per il senatore De Priamo e per la mia forza politica che si è battuta moltissimo…. cari colleghi questa è mortificazione del nostro lavoro”. A questo punto Balboni ha iniziato la lettura dell’emendamento la parte in cui è scritto che si vogliono “assicurare i medesimi livelli delle prestazioni sull’intero territorio nazionale, ivi comprese le Regioni che no hanno sottoscritto le intese, e questo era un punto pregiudiziale per Fratelli d’Italia, al fine di scongiurare disparità di trattamento tra regioni, ma fate bene attenzione – ha concluso – coerentemente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica, non c‘è scritto a invarianza di spesa, c’è scritto esattamente quello che prevede questa legge, non dobbiamo giocare sugli equivoci, colleghi”.

Le parole di Balboni la dicono lunga sul clima che regna all’interno della maggioranza. Svelano semmai ce ne fosse bisogno l’”urgenza” di dare semaforo verde a quest’autonomia, sia essa dimezzata e depotenziata ma comunque pericolosa. In sede di intesa verranno trovate e stabilite le risorse, il Parlamento voterà la legge per finanziare le materie che saranno devolute alle regioni. Tutto lascia pensare che il provvedimento che martedì prossimo verrà approvato dall’Aula di Palazzo Madama possa generare contenziosi di carattere costituzionale se in contrasto con i diritti di equità e di uguaglianza. E resta sempre sul tavolo l’ipotesi del referendum, sebbene, la richiesta del quorum, renderebbe un eventuale successo molto difficoltoso. Il capogruppo pd Francesco Boccia ha puntato il dito contro la destra “che ha cancellato il fondo di perequazione , 4,6 miliardi di euro che non ci sono più”, con questo Ddl “ci troviamo di fronte a una scatola vuota, senza un solo centesimo che ci consente di perequare le infrastrutture non solo per il Mezzogiorno, non solo per le aree interne, ma anche per le regioni a statuto speciale, questo provvedimento a invarianza di spesa nella migliore delle ipotesi dividerà il Paese, lo spaccherà”.

La replica di Balboni: “Le risorse saranno trovate quando si passerà alla fase successiva, e se non ci saranno risorse vuol dire che l’intesa non avrà attuazione, il Pd la smetta di mistificare”. Chi esce davvero “mortificata” da questa riforma in salsa leghista è Roma Capitale. Nel momento in cui alle regioni e ai governatori stanno per essere devoluti più poteri, la Città Eterna sopravvive solo grazie ai fondi del Giubileo. Risorse che arrivano però solo ogni quarto di secolo. Non a caso FdI, giocando d’anticipo e temendo contraccolpi, ha presentato ieri un ordine del giorno per rilanciare la riforma sullo status e sui poteri speciali. In Campidoglio, non molto distante da Palazzo Madama, si è riunita l’Assemblea capitolina in seduta straordinaria che si è conclusa con un documento unanime sottoscritto anche dagli esponenti leghisti.

La festa dell’Autonomia durerà almeno un paio di mesi. Il primo appuntamento è già fissato: si parte domani nella scuola veneta. la “Frattocchie” del Carroccio, il Crawe Plaza di Padova con gli interventi del presidente della Commissione Bicamerale per l’attuazione del federalismo, Alberto Stefani, segretario regionale della Lega veneta e del sottosegretario al ministero del Made in Italy Massimo Bittonci. Titolo della convention: la sfida identitaria. Basta e avanza per valutare la reale portata propagandistica del disegno di legge. A maggio si voterà per le Europee e si passa all’incasso.


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