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Il sindaco Antonio Decaro e il presidente Sergio Mattarella

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L’assemblea annuale dell’Associazione Nazionale Comuni d’Italia (ANCI, svolta in questi giorni a Parma, ha messo in luce il ruolo decisivo dei Comuni nella attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ma ha anche segnalato le difficoltà che si presentano per assicurare la realizzazione degli interventi ad essi affidati, nei tempi ristretti richiesti per la utilizzazione dei fondi europei.

La destinazione ai Comuni di 50 miliardi, dei circa 200 resi disponibili dal Piano, è una occasione difficilmente ripetibile per determinare una svolta nei servizi che le amministrazioni locali devono rendere alle comunità di riferimento e per consentire, particolarmente nel Sud, l’adeguamento ai livelli comuni nel restante territorio nazionale.

Raggiungere questo obiettivo significherebbe non solamente riqualificare le amministrazioni e le loro funzioni, ma anche, e forse soprattutto, favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona e l’eguaglianza nel godimento delle prestazioni dei diritti sociali, come del resto la costituzione prevede.

Le difficoltà amministrative, i tempi lunghi e il più delle volte imprevedibili per realizzare qualsiasi opera non sono compatibili con l’impegno richiesto e i controlli imposti nella utilizzazione delle risorse finanziarie europee. Non si tratta solamente delle procedure, che i Comuni chiedono siano semplificate, eliminando tra l’altro il “rischio da firma” che ogni decisione gestionale comporta e che paralizza le amministrazioni.

A questo possono porre rimedio modifiche normative, anche con efficacia circoscritta e temporanea, e in questo senso si sta provvedendo. È più difficile ovviare alle difficoltà che derivano dalla mancanza nelle amministrazioni di strutture e capacità tecniche adeguate per fare fronte alla gestione di un così consistente volume di investimenti, progettazione ed esecuzione di opere. A pochi giorni dal suo insediamento il sindaco di Napoli Manfredi, tra l’altro professore nella Facoltà di ingegneria, osservava con disappunto che l’amministrazione comunale era priva di direzione e servizi tecnici. Questa condizione è addirittura strutturale, in ragione delle loro dimensioni, in un gran numero di piccoli Comuni, che compongono la costellazione dei quasi ottomila dell’intero territorio nazionale.

Intervenendo alla Assemblea dell’ANCI il Presidente Draghi, ha sottolineato l’impegno alla collaborazione tra lo Stato centrale e gli enti territoriali, ed ha inteso rassicurare la platea di sindaci anche su questo versante, assumendo l’impegno a una dotazione di mille tecnici che possano essere di supporto alle amministrazioni locali nella realizzazione del Piano. Questo può essere un punto di svolta nella provvista del personale delle pubbliche amministrazioni, da orientare nei ruoli tecnici e nelle nuove professionalità richieste dalle innovazioni tecnologiche. Egualmente rilevante la sperimentazione di muove modalità di raccordo tra Stato centrale ed enti territoriali.

Il modello costituzionale valorizza le autonomie locali, che la Repubblica riconosce e promuove, pur nella sua unità e indivisibilità. Ne deriva un sistema complesso, il cui efficace funzionamento richiede la corretta attuazione del principio di sussidiarietà, con l’appropriata attribuzione delle competenze e dell’esercizio delle relative funzioni amministrative al livello adeguato per la dimensione del servizio da rendere. La complessità del sistema ed il margine di dinamicità nei rapporti tra Stato centrale ed enti territoriali richiede una costante e leale cooperazione tra le istituzioni e le amministrazioni che esse esprimono. L’attuazione del PNRR rende necessaria questa cooperazione.

Rimane il potere e la responsabilità del Governo di sostituirsi alle Regioni, ai Comuni ed agli altri enti territoriali, nel caso di mancato rispetto d vincoli derivanti dalla normativa comunitaria, nei cui ambito è da ritenere compresa l’attuazione del Piano. Il percorso collaborativo prefigurato dal Presidente Draghi è diretto a prevenire ed evitare questo estremo rimedio, esistente ma neppure prefigurato, ricorrendo piuttosto a strumenti di cooperazione con le amministrazioni periferiche, di integrazione e sostegno nella loro attività amministrativa , al limite di supplenza. Si può sperare che questo porti ad archiviare stagioni di rivendicazioni e conflitti ed apra alla sperimentazione ed all’affermarsi di nuovi moduli di efficace raccordo tra Stato centrale e autonomie territoriali.


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