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Alunni in classe con le mascherine

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Nessuno più potrà accampare scuse, fare a scaricabarile, sparare a zero su misure che un minuto prima aveva condiviso con il governo. La cura-Draghi entra nel vivo e detta i parametri entro i quali far scattare le nuove misure eliminando al tempo stesso il consueto Far West di polemiche. Regole anti-Covid pensate per disinnescare in anticipo lo scontro Stato/regioni, il brusio di fondo che ogni Dpcm ai tempi del Conte 2 si trascinava dietro. In zona gialla o arancione, se i governatori lo riterranno necessario, basteranno ora 250 contagi su 100mila abitanti per decidere la chiusura delle scuole. Che sarà ermetica e scatterà in modo automatico nelle zone dichiarate rosse. L’Rt non sarà l’unico codice, poiché – ed era una delle obiezioni sollevate dalle regioni – in molti casi si riferisce a dati rivelati tre settimane prima. L’altra novità è che le nuove misure verranno comunicate con “ragionevole” anticipo per evitare che si ripeta la frenata imposta dal provvedimento last minute che segnò l’infelice esordio del governo Draghi.

PROROGA DEI CONGEDI PARENTALI

La situazione è tutt’altro che allegra. L’ultimo report dell’Istituto superiore della Sanità ci dice che la variante inglese sta diventando (53% circa) prevalente nel Paese e che dunque le misure di mitigazione vanno innalzate. Anche le regioni dove fino a oggi l’incidenza del contagio è minore si registra un incremento del contagio con la variante brasiliana che avanza verso Toscana e Lazio.

Il vertice di ieri mattina tra governo e regioni doveva servire appunto a questo. Anticipare ai governatori delle regioni quello che poi il ministro alla Salute Roberto Speranza, la ministra agli Affari regionali Maria Stella Gelmini avrebbero detto nella conferenza stampa convocata nel pomeriggio, estesa al presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli e al presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro.In un scenario in cui la campagna di vaccinazione procede a rilento può diventare complicato contenere il diffondersi delle varianti.

Se lo scopo era questo, anticipare il terzo Tsunami che potrebbe arrivarci addosso,

il messaggio è arrivato forte e chiaro ma qualche mugugno lo ha comunque sollevato. Luca Zaia, presidente veneto, che contesta il parametro dei casi per abitante che, lui dice, penalizza le regioni che fanno più tamponi. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna che chiede il bonus per le famiglie che lavorano e hanno i figli a casa. Richiesta, che arriva anche da molti sindaci e che un risultato forse lo ha già ottenuto: la proroga dei congedi parentali caldeggiata dalla ministra Elena Bonetti che verrà probabilmente inserita nel primo decreto “Sostegno utile”.

In questo quadro di grandi difficoltà – che nel Mezzogiorno si amplificano e si moltiplicano – non sarà facile recuperare il tempo perso. Beppe Bagni, presidente del Centro iniziativa democratica, lo dice espressamente e senza giri di parole: “Sulla scuola abbiamo sbagliato tutto lo sbagliabile, pochi dati raccolti, pochissimi tamponi, nessun presidio sanitario nelle scuole. Con i più la tendenza a colpevolizzare gli adolescenti che contraggono il virus e lo portano a nonni e genitori. Che si lasci la frequenza – è la proposta di Bagni – almeno al 50% dove non c’è il contagio e si mettano in quarantena le altre scuole”.

Dovranno vedersela i governatori. Che a loro volta dovranno consultarsi con i sindaci. “Le autorità ministeriali si riporteranno alle regioni in un modo più concertato, i presidenti delle regioni si assumeranno responsabilità su dati reali”, tenta una sintesi il governatore della Toscana Eugenio Giani. Ogni riferimento a quanto fatto dal governo precedente e dal suo compagno di partito Francesco Boccia non sembra del tutto casuale. Anzi. Detto così suona quasi come una autocritica.

LA PROVINCIA DI TRENTO: BASTA FINANZIARE IL RISANAMENTO DEL BILANCIO PUBBLICO

“Siamo davanti ad una risalita dei contagi con l’incidenza delle varianti anche su fasce d’età più basse, condizioni che impongono di valutare la chiusura da parte delle regioni ma a determinate condizioni – ha preannunciato Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci. Noi, come associazione dei comuni abbiamo chiesto al governo dei parametri certi e chiari per far scattare il provvedimenti e risorse per le famiglie che hanno bisogno di aiuto nella gestione dei figli. Siamo consapevoli – ha continuato il primo cittadino barese – che sia fondamentale salvare la salute anche con provvedimenti duri ma allo stesso modo ho posto il tema dei controlli sugli assembramenti su strade o piazze da parte delle forze dell’ordine. Accettare l’interruzione delle lezioni in presenza diventa più complicato se ogni sera ci sono centinaia di ragazzi in giro nei luoghi della movida”.

Mai come in questo momento tutte le regioni sono chiamate a dare prova di solidarietà e unità di intenti. Colpisce dunque la richiesta del presidente delle Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, che ieri ha incontrato a Roma,la Gelmini, di sospendere il sostegno provinciale al risanamento del bilancio dello Stato previsto dal cosiddetto “patto di Garanzia”. Vale circa 380 milioni l’anno ed è stato pensato in un’ottica, per così dire, perequativa. . “La Provincia trentina ha bisogno di guardare al futuro in un’ottica di sviluppo, servono investimenti per fare crescita”, ha detto Fugatti a sostegno della sua richiesta. L’intervento finanziario a favore dei conti pubblici nazionali può attendere.


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