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AL 31 dicembre 2019, poco prima che la pandemia Covid-19 irrompesse, negli ospedali italiani erano installati 16.525 ventilatori polmonari, quei strumenti salvavita diventati più preziosi dell’oro soprattutto durante la prima ondata di contagi. Dei 16mila ventilatori, la stragrande maggioranza si trovavano al Nord: 2.489 in Lombardia, 1.960 in Veneto, 1.841 in Toscana, 1.336 in Emilia Romagna, 1.065 in Piemonte. Al Sud, in Puglia, ad esempio, ne erano attivi solo 995, la metà rispetto a Veneto e Toscana; in Campania ne erano installati quanti in Piemonte, 1.067, nelle altre regioni era “merce” rara: 261 in tutta la Calabria, 174 in Basilicata, 81 in Molise.

E’ la fotografia di come la sanità italiana, non solo dal punto di vista di ospedali e personale, sia spaccata in due e ai cittadini non venga garantiti uguali diritti, uguali cure, uguali possibilità. I ventilatori polmonari rappresentano solo l’esempio più eclatante e attuale delle differenze nella dotazione tecnologica e di strumentazione tra Nord e Sud, ma non l’unico.

Sapete quanti mammografi c’erano al 31 dicembre 2019 in Veneto ed Emilia Romagna? Secondo i dati del ministero della Salute, 71 nella regione di Zaia e 72 in quella di Bonaccini. E in Campania e Puglia? Solo 47 nella prima e 56 nella seconda. Per non citare la Calabria, 19 mammografi per 966mila donne residenti.

L’ectomografo probabilmente è uno strumento meno conosciuto ma è fondamentale per le cure cardiovascolari, in grado di fornire immagini 2D, 4D, a colori e doppler ad altissima risoluzione ed elevata precisione. In Lombardia ce ne sono 3mila attivi, in Veneto 1.545, in Toscana 1.442 e in Emilia Romagna 1.262; contro i 945 della Campania, 1.012 della Puglia, 349 delle Calabria, 146 della Basilicata. Anche nel numero di Tomografi per le risonanze magnetiche c’è un divario: in Veneto ce ne sono 68, in Lombardia, 129, in Emilia Romagna 55 e 51 in Toscana, mentre in Campania solamente 25, in Puglia un po’ meglio (40), in Calabria 30, in Basilicata 10.

Persino le lampade scialitiche al Sud scarseggiano rispetto al Nord: potrebbe sembrare una banalità, ma a lampada scialitica è uno dei dispositivi più importanti poiché rappresenta una speciale fonte di luce indispensabile in sala operatoria. La lampada permette di illuminare il campo chirurgico in modo uniforme, insomma aiuta i chirurghi a osservare meglio. In Lombardia ce ne sono 3.256, in Veneto 2.217, in Emilia Romagna 1.809 e in Toscana 1.793. Più del doppio rispetto a quelle presenti al Sud: in Campania ce ne sono 996, in Puglia, 860, in Calabria 255, in Basilicata 182. “La presenza di apparecchiature tecnico-biomediche – si legge nell’Annuario del ministero della Salute relativo al 2019 – nelle strutture ospedaliere e territoriali risulta in aumento nel settore pubblico, ma la disponibilità è fortemente variabile a livello regionale.

Esistono circa 98,8 mammografi ogni 1.000.000 di abitanti con valori oltre 160 nella Regione Valle d’Aosta”. Insomma, nel Mezzogiorno medici e infermieri devono fare le nozze con i fichi secchi, cioè con strumentazione insufficiente e spesso obsoleta. Colpa di 15 anni di definanziamento della sanità pubblica del Sud, di Piani di rientro infiniti che hanno messo lacci e lacciuoli alle regioni del Mezzogiorno, impedendo investimenti su personale, strumentazione e ospedali.

Dal 2012 al 2017, nella ripartizione del fondo sanitario nazionale, sei regioni del Nord hanno visto aumentare la loro quota, mediamente, del 2,36%; mentre altrettante regioni del Sud, già penalizzate perché beneficiare di fette più piccole della torta dal 2009 in poi, hanno visto lievitare la loro parte solo dell’1,75%, oltre mezzo punto percentuale in meno.

Dal 2012 al 2017, Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana hanno ricevuto dallo Stato poco meno di un miliardo in più (per la precisione 944 milioni) rispetto ad Abruzzo, Puglia, Molise, Basilicata, Campania e Calabria. Ma quattro anni dopo non è cambiato molto, anzi potremmo dire proprio nulla: anche il 2021, infatti, non porta novità, come negli ultimi 20 anni le Regioni del Nord avranno una fetta più grande della torta chiamata “Fondo sanitario nazionale”. Nonostante 2,7 miliardi in più rispetto al 2020, resta il divario nella suddivisione. Alla Puglia, 4,1 milioni di abitanti, dei 116,1 miliardi complessivi, sono stati riservati 7,63 miliardi: l’anno scorso ne ricevette 7,49, quindi +140 milioni. L’Emilia Romagna, quasi a parità di popolazione, 4,4 milioni di residenti, riceverà 8,72 miliardi contro gli 8,44 del 2020: non solo 1,1 miliardi in più rispetto alla Puglia, ma potrà godere di un incremento rispetto all’anno scorso di 280 milioni, il doppio rispetto a quello ottenuto dalla regione guidata da Michele Emiliano.

Prendendo in considerazione il Veneto (4,9 milioni di abitanti) la sproporzione resta, visto che la Regione di Zaia incassa 9,48 miliardi: 1,8 miliardi in più della Puglia e 280 milioni in più rispetto all’anno scorso. Insomma, l’iniqua ripartizione non solo prosegue ma, in qualche modo, si amplifica. La Campania, 5,8 milioni di residenti, avrà 10,8 miliardi contro i 10,6 dell’anno scorso, +200 milioni.


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