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È fuorviante definirla una fra le tante emerse finora. La variante sudafricana (ribattezzata Omicron dall’Oms) è un incidente lungo il percorso irto di ostacoli che il mondo sta compiendo per uscire dalla pandemia. L’entità precisa di questo episodio andrà valutata nelle prossime settimane, per capire quanto precluderà gli sforzi profusi finora. Da più parti si invita alla cautela, ma la preoccupazione è palpabile, come dimostrano il crollo delle Borse internazionali e lo stop ai voli provenienti dal Sudafrica deciso a varie latitudini.

COSA SAPPIAMO FINORA

L’aspetto che più inquieta della Omicron è rappresentato dalle 32 mutazioni sulla propria proteina spike (quella che il coronavirus usa per agganciare le cellule umane ed entrare al loro interno). Gli esperti rilevano che il numero è molto alto, per giunta raggiunto in un tempo brevissimo.

Per avere una misura, basti considerare che le 32 mutazioni in questione sono il doppio rispetto a quelle della variante Delta e il triplo di quelle dell’Alfa. Una simile struttura organica rischia di minare i progressi compiuti in materia di vaccini. E infatti la comunità internazionale in queste ore è tormentata dalla seguente domanda: la variante sudafricana resiste agli anticorpi dei guariti e dei vaccinati?

A lanciare l’allarme in questo senso è l’Ecdc (Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie): «Sulla base delle evidenze disponibili, è probabile che la nuova variante rilevata in Sudafrica, il cui nome tecnico è B.1.1.529, sia associata a un livello molto alto di trasmissibilità e fuga immunitaria significativa».

Se quel «molto probabile» fa tramare i polsi, figurarsi il «quasi certamente» con cui l’Università di Oxford ha spiegato che gli attuali vaccini saranno meno efficaci. Il tempo in questi casi è tiranno: Pfizer ha annunciato che entro due settimane pubblicherà i risultati sull’efficacia del suo siero contro questa variante, al contempo ha fatto sapere che è in grado di produrre un vaccino aggiornato alla nuova mutazione entro tre mesi.

STOP AI VOLI

Nel tal caso, nei tre mesi che ci separano dal vaccino su misura per la variante sudafricana, sarà essenziale ridurre al minimo la possibilità che essa circoli nel mondo. Mentre il primo caso europeo è stato riscontrato in un paziente in Belgio, la Commissione Ue ha raccomandato ai Paesi membri di attivare un «freno d’emergenza» per tutti i viaggi dall’Africa del Sud.

Già ieri mattina il ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva firmato un’ordinanza che vieta l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato, oltre che in Sudafrica, anche in Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia, Eswatini. C’è apprensione per gli italiani bloccati laggiù, una cinquantina dei quali partecipanti a un evento del Forum Ambrosetti a Johannesburg: tra loro anche l’ex ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, e la squadra di rugby delle Zebre Parma. Le autorità italiane dovranno occuparsi del loro rimpatrio.

Non è mancata la polemica politica, con la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che chiede retoricamente a Speranza se verrà fermata anche l’immigrazione illegale, dal momento che non si può sapere se chi si imbarca da Tunisia o Libia sia passato dai Paesi coinvolti dall’ordinanza ministeriale.

OMS: EQUITÀ VACCINALE

Polemiche a parte, nelle prossime ore si valuteranno ulteriori eventuali misure. Si attendono prima responsi dalla comunità scientifica. In Italia una task force per lo studio della nuova variante è stata attivata all’ospedale “Spallanzani” di Roma. In ambito continentale l’Ecdc l’ha classificata come variante «di elevato interesse (Voi)». Ma è probabile che la riclassificherà in termini più allarmanti a seguito del parere emesso dal gruppo tecnico sull’evoluzione dei virus dell’Oms, che si è riunito ieri designandola come una variante di preoccupazione (Voc).

Proprio l’Oms ha più volte tentato di persuadere i Paesi ricchi a un’equa distribuzione delle fiale, considerandola un’azione prioritaria rispetto ai richiami e all’estensione delle somministrazioni ai bambini. L’importanza di quell’appello affiora oggi con questa variante. In Sudafrica appena il 24% della popolazione è vaccinata. E la comunità scientifica ha spesso rilevato che un’alta percentuale di popolazione non immunizzata rappresenta un propulsore delle varianti.

FRIULI IN GIALLO

L’imperativo è ora concentrarsi sulla novità affiorata in Sudafrica, ma senza trascurare l’andamento del Covid alimentato dalla Delta. L’esame settimanale dell’Istituto superiore di sanità (Iss) attesta in Italia un tasso di incidenza a 125 casi ogni 100mila abitanti e una soglia di occupazione ospedaliera dell’8,1% nei reparti ordinari e del 6,2% in terapia intensiva. Ieri sono stati 13.764 i tamponi positivi su 557.180 (tasso di positività al 2,5%). 606 i pazienti in rianimazione (+18), 4.748 in area medica (+59) e 51 le vittime.

Da lunedì il Friuli Venezia-Giulia è la prima Regione italiana a tornare in giallo dopo quasi due mesi dal passaggio in bianco della Sicilia.


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