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Degli autobus

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Non è un caso che sulla riapertura delle scuole la questione trasporti resti il nodo principale e quello su cui un accordo tra governo e regioni sembra ancora lontano. I dubbi restano anche sull’uso delle mascherine e la misurazione della febbre, ma sono soprattutto scuolabus e mezzi pubblici a dividere governo e Regioni
Mentre infatti i governatori della Regioni, insieme alla ministra dei Trasporti  Paola De Micheli, spingono per derogare le regole di distanziamento previste dal Comitato tecnico scientifico – un metro di distanza e l’uso delle mascherine – il ministro della Salute, Roberto Speranza, si rimette proprio al Cts, impegnato a fare il punto sulla situazione.

IL VERTICE

Insomma, il vertice di ieri del premier Conte con i governatori guidati dal presidente della Conferenza delle regioni Bonaccini, i rappresentanti di Anci e Upi, e i ministri dell’Esecutivo coinvolti nel coordinamento scuola, ha messo in evidenza non solo l’inadeguatezza e l’insufficienza generalizzata dei servizi pubblici, ma anche l’impossibilità cronica da spesa storica – e non certo da Coronavirus – di una risposta uniforme e quindi equa per tutto il Paese nell’erogazione dei servizi essenziali al cittadino. Primo fra tutti quello dell’istruzione, e quindi di trasporti, mense, sostegno, tempo pieno.

In attesa di ulteriori proposte dalle Regioni, soprattutto per la gestione degli orari di punta, si tenta di non abbandonare la strada di procedure e protocolli nazionali, da verificare “alla prova dei fatti”, “volta per volta”, “regione per regione”, “caso per caso”. Continuando a derogare, quindi. Per scoprire – questo è sicuro – che se i distanziamenti sugli scuolabus del Nord Italia richiesti dal Cts rischiano di lasciare a piedi il 50 o il 60% degli studenti, al Sud la percentuale sarà prossima al 100%.
La difficoltà è tutta nel garantire, a fronte di un’ epidemia diffusa, imprevedibile e generalizzata, un servizio fondamentale per l’istruzione come quello del trasporto pubblico locale e di garantirlo in sicurezza, attraverso misure ragionevoli, condivise e uniformi su tutto il territorio nazionale. Insomma, di superare – a pochi giorni dal ritorno sui banchi di oltre 8 milioni di studenti – la gestione in ordine sparso delle regioni, forti (o deboli, a seconda se siamo a Nord o a Sud) di ripartizioni di spesa pubblica inique e irragionevoli e indifferenti da anni, in nome della spesa storica, alla necessità di ripristinare i tanto auspicati Livelli essenziali di prestazioni e di assistenza.

Sarebbe quindi ora che il “percorso condiviso”, atteso da Bonaccini nelle prossime ore, la riunione della Conferenza delle Regioni sul documento che l’Istituto superiore di sanità ha inviato alle Regioni e il coordinamento con gli enti locali che il ministro Boccia vorrebbe addirittura “permanente” tenessero conto dello stato dell’arte prodotto dalla diseguaglianza di investimenti e risorse.

Così come sarebbe opportuno che gli sforzi della ministra De Micheli sul concetto di congiunti, sui tempi di permanenza a bordo dei mezzi per derogare al distanziamento di un metro, sulla certificazione dei sistemi di aerazione e filtraggio dei mezzi, sull’obbligo della mascherina chirurgica e sulla differenziazione degli orari per diluire i flussi di passeggeri prendessero atto del punto in cui è l’istruzione di questo Paese.

Quello che – al netto dei 200 milioni aggiuntivi richiesti in questo caso dal presidente dell’Anci, Antonio Decaro, per assicurare il trasporto pubblico locale e le assunzioni di personale – è certificato da anni da organi e organismi nazionali ed internazionali.

CNEL: NORD CONTRO SUD

«Il livello dei servizi di Viabilità e Territorio è più elevato in Emilia-Romagna, Liguria e Toscana, mentre è particolarmente contenuto in Calabria e Campania».
Il tema “Nord contro sud” torna costantemente nella relazione 2019 del Cnel a governo e Parlamento sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Pubbliche amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadini.

«Il “fattore Sud” – si legge – è presente nella maggior parte dei servizi, in due modalità. La prima, di carattere negativo, in cui a maggiori costi corrispondono servizi di livello inferiore, dove emerge quindi inefficienza. In questa situazione si trovano i servizi del territorio e viabilità (…). La seconda, che si potrebbe definire di difficoltà dovuta almeno parzialmente al livello di finanziamento, in cui sembrerebbe che a minori servizi corrisponda anche un minor livello di impegno finanziario. In questa situazione si trovano (…) i servizi a supporto dell’istruzione».

Sull’istruzione, poi, «i grandi Comuni del Nord e quelli medi del Centro offrono servizi migliori, mentre i grandi Comuni del Sud sono profondamente distanziati, ma a fronte di livelli di spesa inferiori”.

AUTORITÀ GARANTE INFANZIA E ADOLESCENZA

Circa la Convenzione delle Nazioni unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza a 30 anni dall’adozione, il Garante affronta il tema dell’educazione proprio riguardo la sua accessibilità. «Come accessibilità fisica alle infrastrutture territoriali – scrive – e agli interventi di incentivazione della mobilità e dei trasporti da e verso aree marginali o periferiche». Sottolineando come «elementi per la valutazione della qualità dell’istruzione dei minori nel contesto convenzionale sono utilizzati dal Comitato per i diritti dell’infanzia a partire dagli spunti offerti dai numerosi documenti Unicef e Unesco intesi a definire criteri di qualità nel settore dell’educazione, e a partire dai contenuti dell’art. 29: tra questi, (…) il rapporto docenti-studenti e la numerosità delle classi (…)».

Elementi, quelli dei trasporti difficoltosi soprattutto nelle aree interne e del sovraffollamento delle classi, ormai emergenziali proprio nel Meridione.

RAPPORTO EURISPES 2020

Le osservazioni dell’ultimo rapporto Eurispes esamina gli andamenti della spesa pubblica complessiva delle infrastrutture. Alla voce “Viabilità”, a cui corrispondono le «spese per la realizzazione, il funzionamento, l’utilizzo e la manutenzione di strade e autostrade nel Mezzogiorno la spesa è stata in media fino al 2010 fortemente inferiore e anche se successivamente è crollata in entrambe le due macro aree del Paese, alla voce “Altri trasporti” (…) con in più il finanziamento e gestione di linee di trasporto pubblico, anche su strada; (…) emerge che la spesa a tale riguardo mostra valori al Mezzogiorno fortemente inferiori a quelli del Centro-Nord».


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