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Dalla “Carta di Napoli” elaborata dopo Feuromed emerse la vivacità e la forza del Mezzogiorno: una nuova narrazione del Sud


Lo scorso anno, in occasione del Festival Euromediterraneo svoltosi a Napoli, emerse, in modo chiaro, una nuova narrazione su ciò che da sempre ritenevamo l’intero impianto produttivo del Mezzogiorno. In particolare sia nel dibattito, sia nelle conclusioni finali che portarono alla stesura della “Carta di Napoli”, emerse chiaramente che la vivacità e la forza del Mezzogiorno era elevata. E conteneva una serie di eccellenze che annullavano completamente le vecchie immagini, le vecchie e gratuite interpretazioni di un Sud rassegnato. Di un Sud non partecipe, in modo sostanziale, nella formazione del Prodotto Interno Lordo del Paese. Queste conclusioni furono, nella maggior parte dei casi, ritenute ottimistiche e in alcuni casi considerate “fenomeni sporadici incapaci di consentire una crescita dell’intero Mezzogiorno”.
Ricordo che, sempre a valle di Feuromed, avemmo modo di chiarire che eravamo in possesso di indicatori che testimoniavano non un fenomeno parziale ma significativo. E che, senza dubbio, non era facile dimostrare il cambiamento di una narrazione che era ormai diventata una immagine immutabile dell’assetto socio economico dell’intero Mezzogiorno. Ebbene, abbiamo dovuto aspettare un anno per poter dimostrare la validità di quanto emerso nel Festival Euromediterraneo di Napoli. L’ISTAT pochi giorni fa ha comunicato che l’export italiano nel 2023, rispetto all’anno precedente, è rimasto stazionario. Ma nel Mezzogiorno c’è stato un marcato aumento dei movimenti (+16,8%) mentre nel Nord Ovest è stata molto più contenuta (+2,7%). E, addirittura ci sono state flessioni nel Nord Est (-1%) e nel Centro (-3,4%).

GLI INTERROGATIVI

Nascono spontanei allora degli interrogativi:
• Quale sarebbe stata la crescita e la capacità a incrementare le attività produttive se, nel Sud, avessimo potuto contare su attività portuali ed interportuali adeguatamente strutturate e supportate da condizioni adeguate nel comparto gestionale. Invece abbiamo realtà portuali che da anni non crescono o, addirittura, sono completamente ferme. Ed abbiamo attualmente solo una realtà portuale, quella di Gioia Tauro, che possiede, almeno per le attività di transhipment, condizioni di vera eccellenza
• Quale sarebbe stata la crescita dell’intera offerta logistica del Sud se ci fossero stati adeguati centri intermodali, adeguate realtà interportuali. Invece il Sud dispone solo dell’interporto, quello di Nola Marcianise, e di tanti micro impianti intermodali. O addirittura “autoporti” che non consentono una adeguata capacità, dei centri di produzione, ad ottimizzare l’intero assetto logistico del Mezzogiorno

• Quale sarebbe stata la crescita del Mezzogiorno se avessimo costruito adeguate reti stradali e ferroviarie. Fortunatamente con la Legge Obiettivo è stato possibile realizzare l’autostrada Salerno – Reggio Calabria, l’autostrada a Messina – Palermo e l’autostrada Catania – Siracusa e l’asse Olbia – Sassari. Ma ancora non abbiamo completato il collegamento Palermo – Agrigento – Caltanissetta e la Maglie – Santa Maria di Leuca e non abbiamo iniziato i lavori della Ragusa – Catania e dell’asse vario 106 Jonica (Taranto – Reggio Calabria). Invece sul fronte ferroviario stiamo realizzando solo il collegamento ad alta velocità Napoli – Bari. E abbiamo avviato i lavori per le tratte, sempre ad alta velocità, Palermo – Catania e Catania – Messina. Cioè siamo in presenza di una offerta infrastrutturale, quella legata alle reti, completamente antitetica a condizioni di reale efficienza ed efficacia

• Quale sarebbe stata la crescita delle attività del terziario (attività per il 90% ubicate nelle grandi e medie realtà urbane) se le varie realtà urbane del Sud, soprattutto quelle con caratteristiche di “aree metropolitane” come Napoli, Cagliari, Palermo, Catania, Messina, Reggio, Taranto e Bari, avessero potuto contare su una offerta adeguata di infrastrutture in grado di assicurare un’adeguata ed accettabile fluidità della movimentazione al loro interno delle persone e delle merci.
• Quale sarebbe stata la crescita, soprattutto per alcune filiere merceologiche come quelle legate alle primizie del settore agro alimentare, se l’intero Sud avesse attivato concretamente almeno tre scali aeroportuali per la movimentazione cargo.

IL FENOMENO APPRESO CON FEUROMED E IL PARADOSSO DEL SUD

Invece, pur in assenza di una simile offerta, siamo oggi costretti a leggere uno dei grandi paradossi che caratterizza il nostro Mezzogiorno:
Da un lato una ricerca conclusa dalla Società di ricerca Divulga che ha denunciato che l’assenza di una adeguata offerta infrastrutturale nel 2022 ha prodotto un danno alle attività produttive e logistiche di oltre 92 miliardi di euro. E di tale valore oltre il 45% è relativo alle attività ubicate nel Mezzogiorno. E dall’altro un dato, quello dell’ISTAT, che ci informa che, pur in presenza di tali sostanziali anomalie e negatività, il Mezzogiorno vibra di una eccellenza commerciale e produttiva superiore a realtà del Paese. Supportate da una offerta infrastrutturale adeguata.
Questa presa d’atto, questa conferma di quanto emerso, ripeto, nel Festival Euromediterraneo non può rimanere un banale indicatore statistico. Ma spero, invece, che il Governo comprenda e misuri subito quanto questa forza e questa potenzialità produttiva possa generare convenienze e crescita per il Paese. Non può non produrre una immediata risposta specialmente se, davvero, quello che chiamiamo “macchina dello Stato” ha voglia di uscire da quel torpore che la ha caratterizzata per oltre un decennio. E che ha raggiunto livelli davvero patologici durante i Governi Conte.

LA RESPONSABILITA’

Forse sono monotono nel denunciare sempre questa lentezza ed incapacità a “fare”. Ma in questa mia ultima nota porto delle considerazioni che testimoniano quanto sia elevata la responsabilità di chi, in questo momento storico, gestisce la cosa pubblica. Una responsabilità elevata perché misura quanto potrebbero incrementarsi le attività produttive e commerciali del Sud se riuscissimo a costruire quelle reti e quei nodi logistici che sicuramente ridimensionerebbero l’attuale gap tra il Sud ed il resto del Paese. Penso che questi dati e, soprattutto, questa imprevedibile crescita, portino ad una conclusione: la mancata risposta a queste esigenze strutturali ed infrastrutturali si trasforma in un triste comportamento strategico di blocco alla crescita di un’area chiave per il Paese ed una simile scelta non credo possa essere presa dall’attuale Governo, dall’attuale Parlamento.


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