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il miinistro Barbara Lezzi

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Pil a -0,3 per il 2019, consumi in calo e spesa pubblica tagliata. Barbara Lezzi, da ministro per il Sud deve essere difficile digerire i dati presentati qualche giorno fa dalla Svimez.

«Sapevamo bene che la situazione del Sud fosse particolarmente difficile, non lo scopriamo certo oggi. È proprio per questo che il governo e in particolare io, il presidente Conte e il vice presidente Di Maio stiamo puntando con decisione sul Mezzogiorno, che ha bisogno di interventi aggiuntivi rispetto al resto del Paese. Il ritardo accumulato non si inverte in qualche mese o con uno zero virgola in più: serve una cura massiccia e mirata ed è quello che stiamo facendo. Penso ad esempio ai 28 miliardi aggiuntivi per le infrastrutture, Anas e Rfi, appena sbloccate da Toninelli: oltre il 50% di quelle risorse sono destinate al Sud. All’inizio della settimana ho insediato i due Contratti di sviluppo istituzionale per la Calabria, che si aggiungono agli altri 9 che abbiamo fatto partire in questo anno. Le politiche che stiamo mettendo in campo riguardano sia grandi interventi che piccoli, mirati sui territori».

Nel rapporto Svimez, quella dello spopolamento viene considerata la “vera emergenza migranti”. I migranti che dall’Estero arrivano al Sud non sono neanche la metà dei meridionali che lasciano la propria casa. Eppure un importante esponente del Governo, il ministro dell’Interno Salvini, parla solo dell’ “invasione dei barconi”.

«Veramente parla molto anche di molti altri temi che non sono di sua diretta competenza. I numeri sull’immigrazione sono nettamente scesi, ma essendo un tema scottante e divisivo parlarne fa sempre rumore anche perché, è evidente, i media ci “investono”. L’attenzione da dedicare a un tema la decidono loro: il tema si presta alla polemica, aiuta a fare titoloni ed evidentemente anche a loro va bene così. Di altri problemi e questioni serie il Paese ne ha, ma spesso vengono sottovalutate per opportunità, distrazione o perché non fanno notizia. I numeri sull’emigrazione dal Sud negli ultimi 15 anni sono impressionanti e giustificano appieno la nostra attenzione nei confronti del Mezzogiorno. Tanti, troppi, giovani che se ne vanno sono una emorragia non compensabile: significa perdere un patrimonio di energie e competenze per il presente e il futuro. Il tema va affrontato attraverso politiche concrete, messe in campo rapidamente perché di tempo altri ne è stato già perso troppo. Servono serietà e impegno da parte di tutti però, sui problemi del Sud destra e sinistra si sono svegliati solo adesso, ma sono stati negli ultimi 15 anni? Dal Mezzogiorno, tra il 2002 e il 2017, sono emigrate oltre due milioni di persone e in quel lungo periodo sono stati loro ad aver governato, sia a livello centrale che locale, per cui prima di criticare dovrebbero fare un bagno di umiltà. La verità è che in passato è mancata la volontà politica di cambiare, di fare le cose giuste. Le faccio solo un esempio: a pochi mesi dall’insediamento del nuovo presidente della commissione tecnica per i fabbisogni standard, abbiamo eliminato la voce “zero” sui trasferimenti ai comuni destinati agli asili nido e al trasporto pubblico locale. Grazie al fondo di perequazione comunale questi enti, che per la maggior parte si trovano al Sud, avranno finalmente a disposizione risorse che fino ad ora venivano negate loro non perché quei servizi non fossero necessari, ma perché non avevano le risorse necessarie per attivarli. Un cane che si mordeva la coda insomma, ma ora finalmente la stortura è stata risolta».

L’ultima volta che ci siamo sentite parlavamo di uno scippo da 61 miliardi. Nel 2017 la cifra è addirittura aumentata, siamo a 62 miliardi, dati Cpt alla mano. I governatori Zaia e Fontana continuano a pretendere l’autonomia e le relative coperture finanziarie. Alla fine le avranno o il pericolo è scampato?

«Nell’ambito di questo percorso il Movimento 5 Stelle si è fatto garante della coesione nazionale. L’autonomia è prevista dalla Costituzione è ritengo sia giusto, oltre che dovuto, concederla a chi la richieda, ma questo deve avvenire rispettando il principio costituzionale di solidarietà e senza che venga accentuato il divario tra diverse aree del Paese. Non parlo neppure soltanto del Sud. Il Nord ha il diritto di correre e di sfruttare le sue potenzialità, così come su questioni di equità come fondo di perequazione e sul superamento del costo storico in favore dei fabbisogni standard abbiamo già parlato chiaramente: si tratta di una linea invalicabile. Le due cose non si escludono, anzi possono benissimo camminare insieme. Ciò detto, su molti temi e materie si sta lavorando bene e possiamo ottenere soluzioni equilibrate. Chiunque precipiti la situazione minacciando il “tutto o niente” finisce con il rendere più difficile il percorso, rischiando di sabotarlo».

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