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I contenitori frigoriferi nei quali va tenuto il vaccino a 80 gradi sotto zero

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È stato presentato all’inizio in gran segreto, quasi fosse lo sbarco in Normandia. Gli alleati che arrivano a liberarci dal virus che ci assedia e ci circonda ormai da nove mesi. Poi il commissario straordinario all’Emergenza lo ha reso pubblico. Si chiama: “Piano di fattibilità della prima fase di somministrazione del vaccino Covid-19”.  Dagli uffici di Arcuri è partita una lettera indirizzata ai presidenti delle regioni a statuto autonomo, al ministro della salute Speranza e degli Affari regionali Francesco Boccia e per conoscenza al presidente della Conferenza Stato-regioni Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna. Ai destinatari il super commissario, detto anche il signor “faccio tutto io”, ha chiesto le informazioni necessarie per attrezzarsi in vista dell’ammaraggio, quando il prezioso siero planerà in Europa e verrà iniettato agli italiani. Però Houston abbiamo un problema: è già scattato il primo alert. E sì perché l’Italia avendo aderito all’acquisto del più ampio portafoglio possibile di vaccini mediante l’Apa, l’Advance Purchase Agreement si troverà a gestire il primo di tutti i vaccini ancora in corso di validazione, ovvero il Pfizer, attualmente il più avanzato.

La bella notizia è che in questo modo il nostro Paese potrà disporre già da fine gennaio 2021 del vaccino. Per l’esattezza 3,4 milioni di dosi per 1,7 milioni di persone. La brutta notizia è che il vaccino in questione non è semplicissimo da maneggiare, presuppone l’esistenza di una rete di supporto difficile da mettere in piedi in un periodo così ristretto di tempo: congelatori, mezzi rapidi, locali idonei, personale medico e infermieristico. Tutte cose di cui il Sud in particolare è sprovvisto. Da qui il timore che l’avanzata dei Marines si trasformi in una campagna di Russia.

Antonio Giordano, direttore dello “Sbarro” alle Temple University di Philadelphia non ha perso il suo legame con il Sud e non ha nascosto sin dall’inizio l’esistenza di alcune criticità. Spiega: «È di qualche istante fa l’annuncio del Ministro della Salute, Roberto Speranza che il vaccino sarà somministrato in modo gratuito. Ma prima di analizzare il lato economico, proviamo a valutare la sicurezza e l’efficacia di questi prodotti. Pfizer/Biotech e Moderna hanno ultimato, con dati promettenti, tutte le fasi sperimentali ed hanno inviato le relative documentazioni per ottenere eventuali autorizzazioni di emergenza. È importante sottolineare, che nonostante la celerità della sperimentazione, entrambe le case farmaceutiche garantiscono e forniscono dati sicuri. Diverso è il discorso per la ditta AstraZeneca il cui vaccino potrebbe richiedere tempi più lunghi a causa di alcuni test dubbi».

 Il primo paese a partire con le vaccinazioni sarebbe il Regno Unito dove Pfizer/Biotech è già stato autorizzato. «Ma è doveroso sottolineare – riprende il professore – che tale vaccino risulta inefficace a temperature inferiori ai 80 gradi e, pertanto, si sta procedendo con un censimento dei congelatori idonei a garantire queste temperature, sperando che siano disponibili ovunque sulla penisola e non rischiare di bistrattare alcune regioni. Ancora, è importante, secondo me, effettuare una giusta campagna di informazione vaccinale in modo da educare adeguatamente la popolazione ed evitare potenziali contrasti. Le notizie degli ultimi giorni – prosegue Giordano – inerenti due approcci vaccinali diversi ma entrambi con efficacia superiore al 90% ci deve far ben sperare, questo inverno era quasi inimmaginabile avere questi dati in così poco tempo, ma non è finita. Non sappiamo ancora quanto durerà la copertura di questi anticorpi, chi continuerà ad infettare e chi no, insomma, è ancora presto per abbracciarsi. È un po’ complesso spiegarlo in italiano, ma esistono due termini inglesi per definire un vaccino: efficaci ed effectiveness, non sono sinonimi. La prima indica efficacia sperimentale caratterizzata da studi disegnati e svolti in maniera rigorosa, la seconda indica l’efficacia sul campo, in larghissima scala. Per quest’ultima c’è da attendere ancora un po’. Dovremo continuare perciò ad avere atteggiamenti responsabili».

La prima fase sarà la più delicata perché il vaccino andrà somministrato ai soggetti più esposti o più deboli: medici, infermieri, anziani residenti nelle Rsa, malati cronici o affetti da particolari patologie. Quello che però spaventa – e non solo noi – sono le istruzioni per l’uso. Le caratteristiche di conservazione tali da metterne a rischio l’integrità. Le forniture arriveranno ai punti di raccolta in apposite borse di conservazione contenenti al massimo 5 scatole da 975 dosi ciascuna. Perché il prezioso vaccino non diventi uno yogurt scaduto non lo si potrà conservare nelle borse più di 15 giorni, che diventano sei mesi ma solo nel caso che si disponga di celle frigorifere in grado di scendere a -75°.  Come dire che al Polo Sud non avrebbero problemi ma il nostro Mezzogiorno notoriamente non dispone di Igloo e soprattutto le aziende ospedalieri non hanno frigoriferi così evoluti. Ma soprassediamo e andiamo avanti: una volta fuori dagli involucri le fiale, che contengono cinque dosi ciascuna, vanno utilizzate entro sei ore, non un minuto di più.  

Per ogni provincia andrà quindi indicato il numero dei presidi ospedalieri in grado di conservare il vaccino. Nonché il personale disponibile, che vuol dire infermieri a medici da sottrarre ai reparti di rianimazione o alle terapie intensive in gradi vaccinare almeno 2 mila persone o più persone ma con multipli di mille nell’arco di 15 giorni e sempre nei tempi e nelle modalità indicate sopra. In particolare, il personale sociosanitario che si renderà disponibile dovrà essere in grado di raggiungere il presidio in non più di 30-60 minuti.

Entro lo scorso 23 novembre ognuno dei destinatari della missiva ha inviato al commissario la risposta alle sue richieste, compreso il numero dei congelatori disponibili, con tanto di caratteristiche tecniche. E a quanto pare, ad una prima analisi, il quadro non sembrerebbe incoraggiante. In alcuni casi si assisterebbe ad una corsa contro il tempo per evitare che il vaccino vada, per così dire, “a male”.  Tra le tante difficoltà c’è anche quella di raggiungere in meno di un’ora con unità mobili la distanza tra i presidi dove il vaccino viene conservato e le residenze sanitarie per anziani.  Più che una campagna vaccinale sembra insomma una gigantesca caccia al tesoro con in palio l’immunità dal virus, un bonus valido circa otto mesi.  Un’operazione che tra l’altro andrà gestito in due fasi visto che una sola puntura non basta e servirà una seconda dose. Brutto da dirsi ma è così che (per ora) siamo messi.


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