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Il presidente Giuseppe Conte

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Non si ferma la crescita dei contagi, continua ormai da dieci settimane consecutive. Ieri le persone risultate positive al tampone per il Covid19 sono state 5.724, nuovo balzo dopo i 5.372 di venerdì. Numeri in linea con la fine di marzo, o quasi. Perché ad aumentare sono stati anche i test effettuati: 133.084, 3.613 in più rispetto al giorno precedente. Le vittime restano sotto quota 30 (29 per la precisione), le terapie intensive salgono di poco (più 3) mentre i dimessi e i guariti sono stati in totale 976.

Il governo valuta quello che l’ultimo rapporto dell’Iss definisce “un progressivo peggioramento” dell’epidemia e prepara una nuova stretta per la metà del mese, quando scadrà il Dpcm adottato la scorsa settimana, che ha imposto l’uso della mascherina all’aperto su tutto il territorio nazionale senza toccare il tessuto produttivo. Un provvedimento buono per prendere tempo in attesa di misure più severe sulle quali si lavorerà nei giorni a venire.

Esclusa, per ora, la possibilità di un nuovo lockdown generale che rischierebbe di spingere il Paese sull’orlo del baratro economico. Si adotteranno, invece, chiusure selettive, sul modello di quanto avvenuto a Latina, dove sono scattate restrizioni per feste, cerimonie, bar e ristoranti.

Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore il Cts avrebbe presentato un documento riservato a esecutivo e regioni che descrive tre possibili scenari e le misure da adottare per ciascuno di essi. Il primo è quello “Giallo”, che stiamo vivendo ora, con Rt compreso fra 1 e 1,25. Una trasmissibilità diffusa e sostenuta ma gestibile che imporrebbe “solo” chiusure degli esercizi su base oraria e singole zone rosse locali. Il secondo è quello “Arancione”, caratterizzato da un Rt fra 1,25 e 1,5. In questo caso il sistema sanitario potrebbe cominciare ad andare in sofferenza.

La risposta consisterebbe nello stop alla mobilità fra regioni o intraregionale, nel blocco delle attività produttive che presentino particolari situazioni di rischio, fino ad arrivare a dei lockdown temporanei a livello sub-provinciale. L’ultimo è lo scenario “Rosso”, caratterizzato da un Rt superiore a 1,5. In questo caso l’epidemia sarebbe fuori controllo, rendendo necessarie soluzioni ancor più drastiche, quali lockdown estesi a intere regioni o a zone più ampie, senza escludere una nuova chiusura generale su tutto lo Stivale.

La speranza è che non si debba arrivare a tanto. Anche per questo ieri si è svolta una riunione a palazzo Chigi fra il premier, Giuseppe Conte, e i capi delegazione dei partiti di maggioranza focalizzata sul prossimo Dpcm. Si cercherà di raggiungere un difficile punto di equilibrio fra esigenze di contenimento del virus e vita quotidiana. Si starebbe lavorando a un rafforzamento dello smart working, a un ulteriore giro di vite sugli assembramenti – ad esempio vietando di stazionare fuori da bar e ristoranti – a una riduzione degli orari dei locali, a una stretta sui trasporti, fino ad arrivare allo stop degli eventi di massa, al numero chiuso per le cerimonie religiose come matrimoni e battesimi e per le feste private, visto che secondo gli esperti oggi i contagi avvengono soprattutto fra amici e fra parenti. L’extrema ratio sono, infine, chiusure localizzate “chirurgiche e tempestive”.


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