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L'artista Christian Fogarolli

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UNA parola indica l’impegno ammirevole di Christian Fogarolli: sperimentare. È una parola che, in arte, è contraddittoria: indica una posizione contrapposta alla tradizione. È invece univoco e necessario il suo significato per la scienza. Dunque arte e scienza sono così diverse? In alcuni scienziati c’è uno slancio artistico, una urgenza creativa che fanno trovare strade nuove. In alcuni artisti c’è l’emulazione della scienza. La natura richiede entrambe le declinazioni umane, e alcuni artisti lo hanno inteso come una urgenza, una necessità: penso a Leonardo, ovviamente, a Dürer, ma anche a Canaletto e a Right of Derby. Il Novecento lo indica con la ricerca di Kandinsky ma anche di Mondrian e di Vasarely; e, in anni più recenti, alcuni giovani hanno sentito l’attrazione misteriosa per i numeri e per la scienza. Fogarolli lo interpreta in modo appassionato e sistematico incrociando contraddizioni ma raggiungendo spesso risultati convincenti e persuasivi.

Lo vediamo in questa completa e coraggiosa mostra alla Civica di Trento dove il fine cerca i mezzi della scienza, e il fine resta l’arte. La ricerca sui pazzi indica la forza del disagio che parte dalla forma del cervello considerato “di pazzo” e le astuzie in dissolvenza fotografica con cui si identifica il lunatico e il frenotico. Più che gli esiti, come si vede nell’opera di Van Gogh e di Ligabue, a Fogarolli interessa l’analisi come si vede in “Reuma”. Dopo questa esibizione di indagini scientifiche, Fogarolli si esibisce in una serie di acquerelli nei quali si riconoscono alcuni personaggi, tra pensiero filosofico e psicanalisi: Franco Basaglia, Emanuele Severino, Michel Houellebecq, Michel Foucault, David Linch. Più che acquerelli sono rianimazioni.

Ma l’arte non è soltanto la costruzione di un’immagine. La strada è lunga e non può essere un prolungamento della vita. Sono le idee di cui abbiamo parlato, trasferite dall’apparizione del miracolo alla sparizione, quando sarà. Scrive Fogarolli: “L’uso continuo e capillare della tecnologia ha contribuito al benessere e a un aumento diffuso della qualità della vita, ma nello stesso tempo la società ha un prezzo da pagare: la diffusione di nuove patologie e di forme di disagio. Le più aggiornate tendenze digitali hanno infatti aperto la strada per una integrazione diretta fra il corpo umano e la tecnologia in cui il dispositivo digitale diventa parte del corpo umano, si potrà insinuare nell’encefalo e tentare una connessione diretta con il pensiero umano in una nuova relazione fra digitale e antropico”. E cosi spiega la sua opera: “Pneuma si propone di esplorare l’intangibilità del disturbo psichico e invita i pazienti (considerati veri e propri attivatori del processo di produzione artistica di Fogarolli) a condividere un’esperienza partecipata. Un processo che tenta non soltanto di sdoganare tabù clinici e classificazioni mediche ma soprattutto di scardinare lo stigma sociale. E lo fa attraverso una riflessione sulla immaterialità, cui allude il titolo del progetto – in greco il termine significa aria – e attraverso la scelta di un materiale così fragile come il vetro, di cui le sculture sono composte. È questa l’intangibilità che la scienza contemporanea non è stata ancora in grado di classificare. Un pulviscolo invisibile che l’artista riconosce nel soffio vitale, insieme di facoltà cognitive fatte di coscienza, immaginazione e memoria, responsabile della nostra stessa soggettività e motore di atteggiamenti e azioni personali”. Così arte e scienza in lui convivono.


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