X
<
>

Il ministro Crosetto ieri in Parlamento

Condividi:
3 minuti per la lettura

SONO le 9.30 del mattino ma per Montecitorio è l’“alba” quando il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è chiamato a prendere la parola per rispondere in Parlamento alla domanda dalle cento pistole: perché ha scatenato tutto quel can-can alimentando sospetti sulle toghe, sui giudici, sulla magistratura, «l’unica che fa opposizione e potrebbe mettere in crisi il governo»?

ONOREVOLI IN FUGA DAL PARLAMENTO

Dato che della congiura delle toghe se ne parlava da giorni, e che quelle dichiarazioni erano sembrate a qualcuno colpi sparati da un cecchino franchista, e che più di un commentatore aveva già disegnato scenari apocalittici in Parlamento, ci si aspettava il sold-out, l’emiciclo strapieno. Già: dov’erano ieri i deputati dell’opposizione che pure avevano lanciato strali e gridato al «golpe» e quelli della maggioranza che avrebbero dovuto correre in soccorso al ministro? Non certo a Montecitorio. E sapete perché? È presto detto: che il ministro avrebbe risposto in un’aula del Parlamento sulla congiura delle toghe si è saputo solo nel tardo pomeriggio di giovedì, quando ormai ognuno aveva ritirato il proprio trolley per tornarsene a casa per il weekend. Chi in treno (senza chiedere fermate impreviste), chi in aereo (in questo caso servirebbe il paracadute). Così il ministro della Difesa ieri mattina ha parlato nel vuoto pneumatico. Il Transatlantico in versione prefestivo. Ha incrociato pochi e sconsolati sguardi: quello del questore Paolo Trancassini (FdI), del vice presidente della Camera Giorgio Mulè (FI), dell’ex segretario Pd Piero Fassino, del capogruppo azzurro Paolo Barelli e pochi altri.

LE TOGHE, IL PARLAMENTO E CROSETTO: «NON LO RIFAREI»

Torniamo nell’Aula deserta: il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova presenta il testo della sua interpellanza sulle toghe e la loro congiura, Crosetto, che si aspettava il pienone del Parlamento delle grandi occasioni, è sconcertato. Anche perché lui, un gigante alto quasi 2 metri, ha la febbre, è influenzato, lo ha confidato mentre i commessi gli aprivano le porte di Montecitorio. E non si aspettava una diserzione di massa. Anzi. Ha un moto di disappunto, dunque, per quei vuoti tra i banchi e ringrazia – non senza vena ironica – la segretaria del Pd, Elly Schlein, e il leader di M5s, Giuseppe Conte, per essere «almeno loro presenti». Poi si sfoga: «Ho visto contro di me un plotone di esecuzione ad personam, trasmissioni, insulti, interpretazioni malevole delle mie parole, mi avete tirato per i capelli che non ho per parlare di questo tema. In un Paese democratico, anche ai ministri della Difesa è consentito sollevare un tema non suo, ma se tornassi indietro non lo rifarei».

È il momento di massima democrazia, quello che tutti aspettavano, l’interlocuzione istituzionale, ma lontano dal terzo occhio dei talk-show diventa un discorso tra pochi intimi.

IL TERZO TEMPO AL BAR

Conclusi gli interventi, il ministro della Difesa e Della Vedova continuano a parlarsi alla buvette come se stessero ancora in Aula. Non è cambiato niente, in fondo. «È il terzo tempo», sussurra qualcuno riferendosi alla mole da rugbista di Crosetto. Il tempo in cui, dopo il match, si fraternizza, si accenna un abbraccio, si sorride, l’atmosfera è distesa. Siamo ai saluti. Della Vedova prima di congedarsi chiede al ministro se è vero che il sottosegretario con delega ai Servizi segreti, Alfredo Mantovano, avrebbe tramato contro la nomina per la procura generale di Roma di Giuseppe Amato, “colpevole” per l’esponente ultracattolico di Fratelli d’Italia di aver archiviato un’indagine sul suicidio assistito. «Perché non c’è stata smentita?» lo incalza l’esponente di +Europa. Crosetto fa spallucce, vorrebbe uscire senza rispondere, poi torna sui propri passi e ci ripensa: «Ma davvero mi avete fatto venire fin qui per Mantovano?». Alle loro spalle c’è Elly Schlein, jeans e giacca beige, che fa colazione e fa finta di niente. La democrazia è salva: solo chiacchiere tra 4 amici al bar.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE