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Giorgia Meloni, presidente del Consiglio

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DI SICURO Giorgia Meloni mai avrebbe immaginato un inizio d’anno così tormentato: il risveglio, dopo i botti di Capodanno, è coinciso con una lettera di Sergio Mattarella ai presidenti di Camera e Senato e alla premier in cui il capo dello Stato evidenzia una serie di osservazioni relative al ddl concorrenza. L’inquilino del Colle non fa mancare la firma: assicura infatti che è necessario procedere con la promulgazione perché «il provvedimento rappresenta uno dei traguardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza da conseguire entro il quarto trimestre del 2023 e pertanto, al fine di adempiere all’impegno assunto in sede europea».

IL MONITO DI INIZIO ANNO DEL COLLE PER LA MELONI

Ma allo stesso tempo ravvisa «rilevanti perplessità di ordine costituzionale» nella parte che riguarda gli ambulanti. Mattarella stila un lungo elenco di criticità e incongruenze, lamentando che la legge è basata su una concezione tale da premiare l’esistente, garantendo chi ha già. Ciò è avvenuto «introducendo nel commercio su aree pubbliche la proroga automatica delle concessioni in essere, per un periodo lungo». Il periodo lungo è di dodici anni. «Una proroga eccessiva e sproporzionata» dice il Quirinale. Con «l’incongruenza di prevedere una proroga automatica per quelle in essere (dodici anni, appunto) rispetto a quelle delle nuove concessioni». Ovviamente tutto questo fa esplodere l’opposizione, che in blocco chiede chiarimenti all’inquilina di Palazzo Chigi. Francesco Boccia, presidente dei senatori Pd, è il più diretto: «Ci aspettiamo che la presidente Meloni nella sua conferenza stampa (quella di fine/inizio anno rinviata, ndc), oltre a raccontarci cosa pensa dei suoi parlamentari che girano armati, sappia rispondere al sacrosanto richiamo che il presidente della Repubblica ha rivolto al governo in materia di concessioni demaniali, firmando il Dl concorrenza. L’assenza di concorrenza nei servizi pubblici penalizza il Paese, facendoci incorrere in sanzioni europee che i cittadini pagheranno».

In scia Angelo Bonelli dei Verdi: «La lettera del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che accompagna la promulgazione della legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022, conferma quanto noi andiamo sostenendo da tempo: il governo italiano sta adottando manovre estremamente discutibili per aggirare l’applicazione della Direttiva Bolkestein sulle concessioni demaniali marittime». Non manca la difesa del fronte meloniano, che replica con Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo: «Come sempre è utile e opportuno ascoltare i richiami del presidente Mattarella, nell’esercizio legittimo delle sue prerogative. Nella gestione della complessa partita delle concessioni demaniali il governo Meloni sta operando con serietà».

IL PROIETTILE DI CAPODANNO

La ripresa di Meloni si intreccia con un’altra grana inaspettata per Palazzo Chigi. La premier se la deve infatti vedere con il proiettile partito durante la festa di Capodanno dalla pistola del deputato vercellese di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo. Cenone organizzato nella sede della pro loco di Rosazzo, piccolo Comune del Biellese, in Valle Cervo, guidato dalla sindaca Francesca Delmastro, sorella del sottosegretario alla Giustizia. Non a caso l’uomo colpito a una gamba è stato il genero di un agente che fa parte della scorta del sottosegretario Delmastro. Una grana che ha ricompattato l’opposizione, decisa a cavalcare la vicenda. E proprio Pozzolo, che nel frattempo ha invocato per sé l’immunità parlamentare, risulta essere indagato per lesioni colpose, accensioni ed esplosioni pericolose e omessa custodia di armi. Resta da capire cosa farà Giorgia Meloni. Raccontano che la premier sia infastidita da quanto successo e abbia chiesto un’istruttoria completa e approfondita dell’incidente. Non è esclusa un’espulsione dal partito, perché – sussurrano – «si tratta di una leggerezza che un deputato non dovrebbe mai commettere».

LE OPPOSIZIONI

Una grana per la Meloni, insomma, che piomba a inizio nuovo anno e di sicuro non aiuta la preparazione della conferenza stampa di fine anno prevista per giovedì. Forza Italia resta in silenzio e anche dalle parti della Lega si preferisce il profilo basso. Le opposizioni ne approfittano ed escono in batteria. «Il fatto che il deputato di Fratelli d’Italia Pozzolo si sia presentato armato di pistola alla festa di inizio d’anno organizzata dal sottosegretario alla Giustizia Delmastro, che questa pistola abbia sparato e solo per caso non sia avvenuta una tragedia, è inquietante» tuona Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd a Montecitorio «e con questo silenzio, Meloni – insiste il dem Federico Giannassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia – antepone gli interessi del proprio partito a quelli del Paese, che richiedono uomini all’altezza dei compiti assegnati. Ma questo fatto, che si somma ai precedenti, dimostra con tutta evidenza che non è così».

E se Raffaella Paita di Italia viva parla di «clamorosa e totale inadeguatezza di questa classe dirigente», Osvaldo Napoli di Azione ritiene che la radice del problema sia più profonda del caso in sé: «Non mi sorprende, perché dietro questo episodio c’è la concezione malsana della politica intesa come mezzo per conquistare il potere e, una volta conquistato, entrare in condizioni di impunità. Detto questo, ho la netta sensazione che anche su Pozzolo si passerà un colpo di spugna. Il problema non è Pozzolo, Delmastro o Donzelli: il problema è la destra italiana. E l’assenza di un’opposizione vigorosa, credibile in Italia e in Europa».


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