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Matteo Salvini

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Il futuro politico di Matteo Salvini si gioca su Trump e le prossime elezioni americane con il leader del carroccio diviso tra la base leghista in rivolta e asse Meloni-Biden


Il futuro del centrodestra è nelle stelle (e strisce). Impossibile pensare che la leadership statunitense (oggi Biden, domani forse Trump) non abbia ripercussioni anche sulle vicende politiche nostrane. D’altra parte Giorgia Meloni dimostra di saperlo benissimo quando accetta senza fiatare bacetti da Joe, e lo sa pure Matteo Salvini quando liscia il pelo a “The” Donald”.

«Penso che il 2024 potrà essere democraticamente l’anno di un atteso, importante, profondo cambiamento sia a Bruxelles, sia a Washington. Lo dico con rispetto per tutti, però non nascondo il fatto che gli Stati Uniti, a livello di guida democratica, dal mio punto di vista debbano lasciare il passo e quindi in democrazia si confronteranno Trump e Biden, poi sceglieranno gli americani» diceva Matteo Salvini il Capitano leghista in contemporanea con la visita di Giorgia negli Stati Uniti.

VERSO IL DUELLO FINALE CON SALVINI CHE PUNTA SU TRUMP

Perché la vera resa dei conti nel centrodestra italiano ci sarà dalle prossime Europee, ma soprattutto a novembre, quando si saprà a inizio mese chi sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti.
Giorgia Meloni ha avuto tutto da Biden: forza e autorevolezza, introduzione al great game internazionale e accreditamento negli ambienti che contano. Non potrebbe essere lo stesso con Trump, deluso dall’atteggiamento della premier. Lo testimonia bene la presa di posizione di Fox, la stampa conservatrice per antonomasia. A Donald non piacciono le “capriole”, l’uomo ama la coerenza, soprattutto quando non si tratta della sua.

Per questo in Fratelli d’Italia corrono ai ripari e mettono le mani avanti («Con Trump alla Casa Bianca non cambierà niente») provando a esorcizzare il rafforzamento del capitano leghista in caso di cambio di regime negli Usa. Per Salvini sarebbe una vera e propria boccata d’ossigeno. Il Capitano sa bene di essere a fine corsa, e non gli basterà il ponte sullo Stretto, se mai si farà, a recuperare la perdita di consensi.

BASE LEGHISTA IN RIVOLTA

«Da indipendenza a sudditanza, i militanti ne hanno abbastanza. Congresso subito» diceva lo striscione comparso ieri notte sul muro che cinge il prato di Pontida, luogo simbolo della Lega. Ne ha dato notizia, non senza piacere, l’ex segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi: «A quanto pare, la protesta all’interno della Salvini Premier dilaga!» ha commentato postando su Facebook le foto e il comunicato allegato allo striscione, firmato da «un gruppo numeroso di persone iscritte alla Lega, militanti stanchi di essere vessati».
L’obiettivo è «risvegliare le coscienze dei militanti leghisti», perché «ormai siamo la maggioranza a urlare che così questa Lega non va bene!». Gli autori della protesta lamentano la marginalizzazione del dissenso interno alla Lega, anche perché «manca una strategia, mancano delle proposte vere e soprattutto manca un ideale».
Invece «si è creato un nuovo cerchio magico che fa solo gli interessi di pochi e non quelli del territorio e dei militanti, vera base popolare su cui la Lega si è sempre fondata».

E FI LAVORA IN SILENZIO

E così come nel 2012 l’iniziativa di Roberto Maroni spazzò via il “cerchio magico” che allora circondava Bossi, anche stavolta i dissidenti chiedono agli iscritti di presentarsi al prossimo congresso muniti di scope, per ricordare la notte del 2012 a Bergamo.

«Ora basta: vogliamo tornare a essere un partito che ha veramente a cuore il territorio che in questi anni è stato maltrattato dalla classe dirigente. Congresso della Lega subito! Lanciamo un appello ai militanti veri che credono ancora nella vera Lega: quando ci sarà il congresso portate una scopa, sarà un nuovo inizio per il nostro partito. Libertà!». Insomma, tra un’elezione europea e una in Usa si saprà il futuro del centrodestra in Italia.

E Forza Italia? Guarda ma non favella. Tajani continua a pescare voti al centro, forte della propria appartenenza ai popolari europei e pronto a conquistare le praterie lasciate libere dai rumorosi alleati e da un’opposizione inconcludente. Sarà proprio il caso di dirlo: tra i due litiganti il terzo gode.


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