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Freak Out

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Il bicchiere mezzo pieno è che Freaks Out nel suo primo giorno di programmazione, giovedì scorso, ha scalzato tutti i blockbuster (Venom, Dune e 007) e si è piazzato primo. È una notizia non da poco conto, considerando la portata dei suoi rivali che in queste settimane hanno macinato milioni di euro al box-office.

Il bicchiere mezzo vuoto è che nel primo giorno di programmazione il film di Gabriele Mainetti (costato circa 13 milioni di euro, un kolossal girato in 26 settimane) ha incassato solo 64 mila euro. Una cifra purtroppo bassa, molto bassa.

Ma per fortuna gli incassi sono stati quadruplicati nel weekend, riprendendosi così nei giorni successivi anche se costretto ad abbandonare la prima posizione (sotto Halloween era facile ipotizzare una buona performance de La Famiglia Addams 2). C’è comunque sempre l’incasso di oggi, lunedì 1 novembre, altro festivo, che darà sicuramente buoni frutti. Il film lo merita, per qualità ed effetti visivi mai visti prima nel cinema italiano, e per una concezione di cinema “all’americana” che unisce blockbuster e tradizione autoriale europee ed italiana in particolare.

La formula è riuscita, ora sta al pubblico recepire il messaggio e sceglierlo, anche di fronte allo sbarco degli Eterni mercoledì, pronti a fare terra bruciata e monopolizzare il box-office. Il film italiano che, da Venezia in poi, è andato meglio di tutti, è stato La scuola cattolica, il modesto film di Mordini tratto dal bestseller di Albinati che è uscito sulle prime pagine di tutti i giornali per essere stato vietato ai minori di 18 anni. Una notizia che ha generato una curiosità incredibile e lo ha fatto balzare in vetta tra i film italiani più visti dell’era pandemica. Rivedendo il bel documentario di Marco Spagnoli su Enrico Lucherini ci è venuto in mente che forse per Freaks Out sarebbe servita una bella lucherinata, un piccolo scandalo o polemica per far parlare del film. Mezzucci direte voi, ma che funzionano assai.


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