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Dove eravamo? Quando si progettava quella che si sarebbe chiamata A1, autostrada di un sole che tramontava dietro il Vesuvio e che si sarebbe fermata a Napoli, ultima stazione di un Sud che veniva lasciato al suo destino? E dove eravamo, anni dopo, quando veniva progettata l’alta velocità e l’alta capacità ferroviaria tra Milano e Salerno che avrebbe consentito quel “drammatico” grafico, pubblicato da Svimez, con un Paese pieno di collegamenti ferroviari al Nord e con collegamenti dispersi al Sud? Eravamo distratti noi classe dirigente meridionale dal progetto estrattivo rispetto alle risorse pubbliche, vere e proprie mance, per i clientes. Dove eravamo mentre la Spagna costruiva la prima alta velocità ferroviaria tra Siviglia e Madrid e non tra Barcellona e Madrid? E portava a termine l’Expo di Siviglia nel 1992? Ma la vera classe dirigente del Paese non capiva che non collegare il Sud avrebbe penalizzato l’intero Paese? Pensavamo che era bene collegare il Paese produttivo, quello della manifattura. Con il retropensiero, dimostratosi errato, della locomotiva che avrebbe trascinato i vagoni; del gocciolamento dello sviluppo, in una visione Milanocentrica, con l’occhio rivolto alla realtà bavarese ed un desiderio di emulazione del Centro Europa e di un abbandono del Mediterraneo! Visione subordinata agli interessi tedeschi che portavano all’allargamento verso Est, con il benestare del nostro Prodi e dimenticavano totalmente la proiezione necessaria ed opportuna verso il Mediterraneo, facendolo diventare da opportunità a elemento di crisi, dal quale sarebbero arrivati molti dei problemi che attanagliano l’Europa del ventesimo secolo.

Eravamo a magnificarci dei fasti della Milano da bere, a costruire le terze e quarte corsie delle autostrade piemontesi-lombarde-venete, mentre dimenticavamo che un Sud privato della sua capacità di acquisto avrebbe penalizzato l’intero Paese! Pronti ad estrarre da esso quanto era possibile, ragazzi brillanti formati, o a spostare, come nelle colonie, le produzioni inquinanti, che si trattasse dell’acciaio di Taranto o della raffinazione di petrolio in Sicilia, o ad espropriare il sistema creditizio meridionale, come fatto con il Banco di Napoli o di Sicilia. Complice quella classe dominante estrattiva meridionale, prona agli interessi dei partiti nazionali in cambio dei favori spiccioli per i propri elettori.

Ed ora invece di capire che questa è una strada che ci porta nel baratro come sistema Italia, si continuano ad estrarre dal Mezzogiorno ogni anno oltre 60 miliardi di risorse, quello scippo denunciato dal nostro giornale e che non vede soluzioni a breve, mentre con un emendamento rubato si finanzia con un miliardo la Olimpiade invernale di Milano-Cortina, dopo le grande risorse destinate per l’Expo recente, manco a dirsi fatta a Milano, dopo affermazioni in pompa magna che non si sarebbero richieste risorse dalla fiscalità generale! Ma cosa interessa se per andare da Palermo a Roma si impiegano oltre 12 ore, se da Trapani a Siracusa oltre 11, se il volo da Roma o Milano a Palermo/ Catania costa oltre 500 nelle feste di Natale, vista la mancanza di concorrenza tra ferro e aria. Magari il presidente della Regione Sicilia può mettere i bus a prezzi scontati di una azienda regionale di trasporti per raggiungere gli affetti in 20 ore di viaggio della speranza al contrario. E soprattutto chi se ne importa se le navi maxi portacointaners attraversano il canale di Suez, raddoppiato in pochissimi anni, salutano Augusta e si dirigono verso l’Olanda , attraversando lo stretto di Gibilterra portando merci e lavoro a Rotterdam!

Qualcuno magari avrà pensato che non mettendo a regime Gioia Tauro, o Augusta, non collegate con l’alta capacità, non si sarebbe tolto lavoro a Genova o Trieste! Invece la direzione è un altra ed il Paese perde quel ruolo di piattaforma logistica naturale, che Dio gli ha dato e che viene utilizzata solo dai disperati in cerca di futuro che, loro sì, hanno capito che siamo ad un tiro di schioppo da Tunisi o Tripoli. Ma se qualcuno pensa di salvarsi, tagliando lo stivale per farlo affondare nel suo sottosviluppo, si sbaglia di grosso. Questo Paese dimezzato perderà quel ruolo di grande dell’Europa che finora ha avuto che lo ha portato nelle idee luminose di Ventotene ad essere Paese fondatore dell’Europa. Non ha alternative: o digerisce il boccone, che con protervia, arroganza e scarsa visione, ha inghiottito, oppure affogherà come quel coccodrillo che uccide e poi cerca di mangiare un bue troppo grande e muore perché incapace di digerirlo.


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