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Faldoni di inchieste giudiziarie

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POTENZA – Dopo Marcello Pittella, Mario Oliverio: accuse e sospensione dall’incarico alla vigilia della campagna per il bis in Regione. Assomiglia a una maledizione quella che si è abbattuta sul secondo mandato dei governatori Pd di Basilicata e Calabria.

Eletti entrambi con percentuali bulgare dopo le dimissioni dei loro predecessori a causa di altre vicende giudiziarie, Pittella e Oliverio hanno optato per un atteggiamento diverso, accettando la sfida alla magistratura in un corpo a corpo in Tribunale.

Cosa che 10 anni fa non fece, per esempio, Ottaviano Del Turco, dimessosi dalla presidenza della Regione Abruzzo all’indomani dell’arresto per non “trascinare l’istituto della Regione in una vertenza giudiziaria nella quale se ci sono responsabilità (…) sono personali e non collettive”.

Oliverio ci ha aggiunto anche la protesta non violenta, con l’avvio dello sciopero della fame. Ma il suo omologo lucano non è stato da meno, avviando una battaglia legale che dal 6 luglio (giorno degli arresti domiciliari poi convertiti, dopo 80 giorni, nel divieto di dimora a Potenza) lo ha già portato una volta in Cassazione, e a breve lo vedrà di nuovo davanti al Tribunale del Riesame per chiedere l’annullamento delle misure cautelari tuttora in essere.

Il tutto mentre la gestione delle due regioni resta affidata ai vice. Pittella aveva incassato dal Pd il sostegno alla candidatura per il bis da governatore meno di due settimane prima del terremoto giudiziario che ha colpito la sanità lucana. Non è stata ancora formalizzata, ma fino a oggi veniva data per scontata anche la ricandidatura di Oliverio.

Le elezioni regionali sono state già indette in Basilicata il 26 maggio (ma al Tar pende un ricorso per la loro anticipazione). In Calabria invece le consultazioni dovrebbero svolgersi entro la fine dell’anno.

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