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Il Teatro Petruzzelli di Bari

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Cinque punti per fare chiarezza e nel tentativo di trovare una mediazione. Da una parte c’è il Comune che chiede aggiornamenti catastali e il pagamento delle vecchie cartelle Imu. Dall’altra ci sono i proprietari che contestano i diversi fronti sostenendo che nulla può essere imputato a loro carico da chi «si è comportato a tutti gli effetti da proprietario esclusivo per dodici anni». In sostanza, l’amministrazione comunale.
Si riaccende in queste ore il fronte teatro Petruzzelli all’indomani del carteggio tra Palazzo di città e la famiglia proprietaria, i Messeni Nemagna, rientrati patrimonialmente nel bene con la sentenza di novembre scorso della Corte di Appello di Bari.

La stessa che li ha condannati a dover versare oltre 43 milioni di euro allo Stato per la ricostruzione. A fine anno, il 27 dicembre, il Comune ha notificato due lettere agli eredi: in una per chiedere la variazione catastale dell’immobile (che risulta ancora unità collabente F2, quindi a rischio crollo, e non teatro categoria D3, essendo agibile dal settembre 2009) e in una seconda il pagamento delle ultime cinque annualità relative all’Imu.

Prescritte le prime sette, gli uffici Tributi hanno calcolato gli importi, di circa 50mila euro all’anno nell’ultimo quinquennio. Quindi una cifra che si avvicina attorno ai 250mila euro più sanzioni e interessi.
A distanza di quasi un mese la risposta degli eredi, affidata ai propri legali che in una nota – trasmessa a tutti gli uffici competenti – hanno posto cinque quesiti: l’intera documentazione planimetrica del politeama (collaudi, certificazione di agibilità edilizia e urbanistica e tutti gli altri atti necessari per il nuovo accatastamento), se il Petruzzelli sia stato inserito nell’elenco dei beni demaniali dopo la delibera di Consiglio comunale del 2010 (quella che ne sanciva la proprietà pubblica, poi ribaltata dalla Corte d’Appello) e di procedere in autotutela all’annullamento delle cartelle Imu.

Ma due punti sono invece quelli più spinosi. Il primo riguarda la richiesta degli eredi di poter entrare nel teatro per sopralluoghi ispettivi con i propri tecnici, mentre il secondo lancia una chiara e tombale domanda indirizzata all’amministrazione comunale: «confermare che la recente richiesta di accatastamento e la notifica delle cartelle Imu, anche per gli anni arretrati non prescritti, equivale ad acquiescenza alla sentenza della Corte di Appello depositata il 18 novembre 2021».

Se per le prime richieste Palazzo di città è già al lavoro – si valuta l’individuazione di una data per una visita congiunta e si cerca tutta la documentazione richiesta -, sul nodo della proprietà è invece battaglia. Il Comune non può in questa fase dire di attenersi alla sentenza, anche perché c’è sempre la possibilità di ricorrere in Cassazione per ribaltare nuovamente la partita.

Insomma, si profila all’orizzonte un nuovo capitolo di questa infinita saga, con le carte nuovamente trasmesse anche alla commissione consiliare Trasparenza, il cui presidente (il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Filippo Melchiorre) poco prima di Natale riuscì nell’impresa di far dialogare le parti anche se durante un collegamento da remoto. In quella sede il Comune, tramite il direttore generale Davide Pellegrino, ha chiesto ai legali dei Messeni Nemagna copia dell’ultimo contratto che legava l’ex gestore del teatro, Ferdinando Pinto, alla conduzione del Petruzzelli. Un contratto che oggi potrebbe essere replicato per tenere dentro l’attuale inquilino, la Fondazione che, di fatto, dallo scorso 18 novembre utilizza un immobile privato.

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