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Il teatro Petruzzelli e accanto Oronzo Moraglia

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PREOCCUPATI e non poco. Spettatori interessati al vertice romano in programma domani. Quando intorno a un tavolo si vedranno da una parte il ministro alla Cultura Dario Franceschini e dall’altra Regione Puglia e Comune di Bari, rappresentati dal presidente Emiliano e dal sindaco Antonio Decaro. La travagliata vicenda del teatro Petruzzelli e il suo futuro quanto mai incerto riguardano anche i lavoratori. Le maestranze di tutti i campi – dagli artisti ai tecnici, dai musicisti agli addetti ai vari servizi – che muovono la macchina organizzativa del politeama. La recente sentenza della Corte di Appello di Bari che giovedì scorso ha riassegnato l’immobile agli ex proprietari, i Messeni Nemagna, pone un grosso punto interrogativo sull’esistenza della Fondazione lirico-sinfonica. Quell’ente, riconosciuto da una legge statale (la 310 del 2003), nato sul presupposto giuridico della proprietà pubblica del teatro.

«È una vicenda giuridicamente ingarbugliata che non avrà un fine immediata. Ci auguriamo che tutti gli sforzi dei lavoratori non vengano vanificati e che la tenuta occupazionale regga – avverte Vito Battista, segretario generale Slc-Cgil Bari -. Non possiamo disperdere il rilancio che avuto il Petruzzelli a livello internazionale e noi non faremo mancare il nostro contributo che abbiamo sempre dato con alto senso di responsabilità. Ora la politica faccia la sua parte e intervenga in maniera decisiva ed efficace per il bene dei lavoratori e dei cittadini».

Anche dalla Cisl arriva l’appello a salvare il destino dei lavoratori. «Siamo in attesa che la politica trovi la soluzione, noi possiamo molto poco. Possiamo solo continuare a lavorare sapendo che il cuore pulsante di quel teatro sono le maestranze, pagate meno di qualsiasi altra Fondazione lirico-sinfonica» avverte Oronzo Moraglia segretario generale Fistel-Cisl Puglia. «Vedremo nelle prossime ore, aspettiamo Franceschini. Purtroppo questa situazione è intervenuta mentre eravamo già in difficoltà con la Fondazione per il mancato rispetto di intese sull’integrativo – continua il sindacalista -. Il prossimo anno questi lavoratori avrebbero dovuto vedere il frutto del lavoro di questi anni, ma una interpretazione “unilaterale” della soprintendenza rischia di vanificare gli sforzi relazionali svolti fin qui».

Al momento le sigle sindacali restano quindi alla finestra valutando poi eventuali azioni di mobilitazione. «È già in essere uno stato di agitazione – aggiunge Moraglia – e questa storia della proprietà rischia solo di generare ulteriori motivi di ritardo su tutto. Abbiamo tanto atteso la ripartenza e non è una soluzione fermarsi. Chi ritiene di aver salvato il teatro, stando dietro le quinte, trovi adesso una soluzione». Soluzione intorno alla quale le varie parti coinvolte potrebbero già mettere le basi nell’incontro di domani, fissato a Roma alle ore 12. Ma difficile pensare che in quella sede e in quell’unica data possano già giungere le risposte tanto attese sia dagli enti locali e sia dai lavoratori dello spettacolo. Rimasti tutti con il fiato sospeso a causa di una sentenza che rimescola le carte di una partita quanto mai in salita. La Fondazione Petruzzelli conta complessivamente 200 lavoratori, di cui 180 a tempo indeterminato e una ventina a tempo determinato.

E ogni stop alla programmazione, visto che la Fondazione resterebbe senza un teatro, getterebbe nello sconforto tutto l’organico, peraltro già al di sotto di quelli che hanno in dotazione le altre fondazioni lirico-sinfoniche sparse per l’Italia (oltre al Petruzzelli ce ne sono tredici). Al momento la politica mantiene un profilo basso sulla vicenda: nessun commento dal presidente Emiliano e allora sindaco della delibera di autotutela che, nel giugno 2010, rendeva pubblica la proprietà del Petruzzelli e che invece oggi i giudici non riconoscono. Nessun intervento ufficiale anche dalle forze politiche di centrodestra e dal M5S. Il Petruzzelli resta così sospeso nel limbo.

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