X
<
>

La zona sottostante il viadotto delle Ferrovie Appulo Lucane

Condividi:
4 minuti per la lettura

Il problema della gestione mista e a due teste. Perché da un lato ci sono i marciapiedi e la sosta di competenza comunale, dall’altro gli spazi sotto al viadotto di competenza invece delle Ferrovie Appulo Lucane. Creando di fatto un vero groviglio burocratico per la gestione di quella che sta assumendo i contorni di una vera emergenza sociale. C’è anche questo nell’infinita vicenda di corso Italia, tra i quartieri Murat e Libertà, il lato ferroviario trasformato da alcuni mesi in un ricovero a cielo aperto per senzatetto e diseredati.

Con una sequenza di accampamenti, tende, cartoni e masserizie che hanno trasformato questa zona in un dormitorio. Un problema che tiene in subbuglio i residenti e che agita non poco i comitati di quartiere tanto da annunciare – come già fatto nelle scorse ore dal movimento Riprendiamoci il futuro dell’ex consigliere comunale Gino Cipriani – un esposto al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese per chiedere un intervento di sgombero.

Anni fa in quella zona Comune e Fal arrivarono a un accordo soprattutto per la sosta: la società ferroviaria infatti decise di installare dei dissuasori, in pratica dei paletti, per evitare il parcheggio delle auto nei vani sottostanti al viadotto soprattutto per questioni di sicurezza legate al trasporto dei treni. «Poi quei pali sono stati progressivamente segati, distrutti. Abbiamo anche subìto dei danni all’illuminazione. Ed eccoci alla situazione odierna – spiega il direttore generale delle Fal, Matteo Colamussi -.

Noi da parte nostra provvediamo alla pulizia degli spazi di nostra competenza, ma ci sono poi anche alcuni residenti che gettano lì la spazzatura. Insomma, il problema non sono solo le persone che lì ci vivono e per le quali non abbiamo alcuna competenza. Certo, il problema igienico-sanitario e quello sociale sono evidenti. E, lo ripeto, come azienda siamo aperti alla massima collaborazione».

Ma il rappresentante delle Ferrovie Appulo Lucane auspica un incontro con il Comune al «fine di trovare una soluzione. Noi avevamo anche previsto di mettere delle recinzioni sotto il viadotto ma non possiamo perché si tratta di una struttura vincolata dalla Soprintendenza». Le Fal sollecitano quindi l’amministrazione comunale anche in vista del progetto di riqualificazione di corso Italia che porterà a realizzare una nuova fermata sopraelevata in corrispondenza del Redentore e di via Martiri d’Otranto.

Un progetto ambizioso dell’archistar Stefano Boeri, che con un sistema di scale e di ascensori darà la possibilità di prendere anche da lì un treno, o di scendere, nel cuore del Libertà lungo il raddoppio della linea per Modugno. Aumentando così il numero delle fermate per i vari gestori ferroviari, visto nel Libertà insistono anche quelle delle Ferrovie Bari Nord (via Brigata Bari e via Crispi-cimitero).

«In questo modo – spiega Colamussi – confermiamo la nostra vocazione a metropolitana leggera urbana. Un progetto che integra la socialità, il verde e il trasporto pubblico nell’ambito di una complessa riqualificazione degli spazi. Restiamo perciò disponibili a confrontarci con il Comune per affrontare tutti i temi legati al rilancio di corso Italia». La fermata Redentore diventerebbe così vitale per il quartiere, specie per la ex Manifattura che nei prossimi anni – si spera entro un triennio – ospiterà in un’ala di via Libertà il Consiglio nazionale delle ricerche e i suoi oltre 650 ricercatori, con tutto il conseguente indotto generato da questa vera cittadella dei saperi e dei talenti.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE