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Sit-in contro i licenziamenti

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Una procedura di licenziamento che non sorprende ma che allo stesso tempo scatena l’ira dei 90 lavoratori e dei sindacalisti. Nelle prossime ore partiranno le richieste di esame congiunto per l’azienda ex Brsi di Bitritto.
Una passaggio obbligato che porterà a un confronto nell’arco di 45 giorni nella sede dell’agenzia regionale per il Lavoro Arpal e, in caso di mancato accordo sul destino dell’azienda di consulenza informatica, nei 30 giorni successivi, a un ulteriore faccia a faccia in sede ministeriale.

Poi sarà battaglia nelle aule di tribunale, come è già del resto accade dallo scorso dicembre quando è stata impugnata prima la fusione tra la Rsh (Remote Service Holding), società con capitale sociale di 10 mila euro, e la stessa Brsi. E ancora contro il trasferimento imposto ai dipendenti nella sede di Misterbianco, in provincia di Catania, annullato lo scorso 24 gennaio dal giudice del lavoro di Bari. Decisione, quest’ultima, alla quale l’azienda ha risposto con i licenziamenti collettivi.

Per il giudice e i sindacati «un’operazione fraudolenta per mascherare in realtà la volontà di licenziamento dell’azienda dei dipendenti ereditati dal colosso Dxc». È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso delle vertenze a Bari e nel resto della Puglia. Cgil, Cisl e Uil scenderanno in piazza per un presidio di piazza Prefettura domattina.

«Rivolgiamo un appello alla cittadinanza tutta – avvertono le segreterie -, alle istituzioni, alla politica locale e a chi rappresenta la Puglia a Roma, agli studenti, ai pensionati, ai disoccupati, affinché partecipino al presidio al quale prenderanno parte delegazioni di lavoratori della principali aziende che operano sul territorio provinciale. Una reazione immediata del nostro territorio rispetto ai fatti drammatici che stanno caratterizzando tutto il mondo del lavoro, coinvolgendo in maniera trasversale i vari settori: dal metalmeccanico, al tessile, dal chimico, al manifatturiero, alla cultura, ai servizi. Il lavoro è l’elemento democratico più importante all’interno di un Paese perché ne determina la qualità di vita delle persone e della democrazia stessa».

La Regione deve chiamare alle sue responsabilità il governo, ripetono. «Sono venuti allo scoperto – sottolinea il segretario Uilm, Riccardo Falcetta – perché dietro ai trasferimenti c’era in realtà la volontà di licenziamento. Questi imprenditori sono subentrati solo per far questo, disfarsi dei lavoratori qualificati di Bari, portando le commesse, come quelle del Miur o di Eni, a lavoratori sottopagati in Sicilia o in Romania. Il governo, da noi sollecitato, potrebbe incidere su questo, ma finora le nostre denunce non hanno portato ad alcuna misura. Stiamo mettendo in campo qualsiasi tipo di battaglia, ma senza il supporto delle istituzioni.

Dalla risposta alla decisione di giudice, poi, si comprende quale sia lo spessore di queste persone». Richiesta di intervento del governo richiamata, tra gli altri, anche dalla deputata pugliese del Movimento 5 Stelle, Francesca Anna Ruggiero, che annuncia: «Depositerò un’interrogazione parlamentare per sottoporre il tema al ministro dello Sviluppo economico e al ministro del Lavoro, attivando tutti i canali istituzionali per tutelare i livelli occupazionali, per impedire che ancora una volta siano i lavoratori a pagare le conseguenze di questa situazione, è necessario che si mobilitino tutti i livelli istituzionali, compresa la Regione».

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