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Lavoratrici Brsi durante una manifestazione in piazza Prefettura

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Mentre si attende il primo passo per opporsi nella procedura di licenziamento collettivo e la task force per l’occupazione assieme alla Regione cerca soluzioni per risolvere la situazione dei 90 lavoratori, dal tribunale di Bari arriva un’altra sentenza che condanna i vertici della Rsh ex Brsi. Dopo aver perso i ricorsi contro i trasferimenti dei lavoratori a Misterbianco, in provincia di Catania, dichiarati dal giudice illegittimi, l’azienda è stata anche condannata per condotta antisindacale dopo il ricorso promosso dalla Fiom Cgil di Bari.

A darne notizia è lo stesso sindacato. La vicenda interessa i lavoratori dello stabilimento di Bitritto. Un ricorso ex articolo 28 dello Statuto dei lavoratori che punisce comportamenti illegittimi del datore di lavoro «per comportamenti diretti ad impedire o limitare l’esercizio della libertà e della attività sindacale nonché del diritto di sciopero, su ricorso degli organismi locali delle associazioni sindacali nazionali che vi abbiano interesse».

Il giudice ha, di fatto, dichiarato antisindacale il comportamento delle società, rendendo nulli i trasferimenti, così come erano stati dichiarati dopo il ricorso attivato dai lavoratori tramite le loro rappresentanze sindacali, spiega la sigla de metalmeccanici della Cgil.

“Questa sentenza rappresenta una vittoria per tutti i lavoratori –riporta la nota- , non solo per i lavoratori Rsh srl perché afferma che non possono essere calpestati i diritti dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che li rappresentano. Continuiamo, tuttavia, a chiedere a tutte le Istituzioni e alla task force regionale di adoperarsi per mettere in campo tutte le azioni di politiche attive per garantire ai lavoratori continuità occupazionale sul nostro territorio”, conclude la Fiom Cgil.

Tra le soluzioni possibili in campo sulle quali sta ragionando la Regione ci sarebbe anche quella di una società cosiddetta in house che possa assorbire le competenze dei dipendenti della società di consulenza informatica. Il 24 gennaio il tribunale ha annullato i trasferimenti ma subito dopo la società ha dato avvio alla procedura di licenziamento. Per il giudice e i sindacati, infatti, si trattava di «un’operazione fraudolenta per mascherare in realtà la volontà di licenziamento dei dipendenti ereditati dal colosso Dxc».

In discussione è tutta l’operazione della fusione Brsi e Rsh, società con appena 10 mila euro di capitale sociale, creata con l’intenzione, denunciano i sindacati, di disfarsi dei dipendenti, per lo più donne, e trattenere per sé le commesse affidate ad altri call center, anche esteri, legati in qualche modo alla stessa società.

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