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La sede del Comune

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Il Comune di Bari impugna la sentenza del Tar Puglia del 24 giugno scorso con la quale il Tribunale aveva accolto il ricorso di 101 dipendenti ed ex dipendenti comunali sulla questione Cassa Prestanza. I dipendenti avevano presentato un ricorso al Tar Puglia denunciando il silenzio «illegittimamente serbato dal Comune di Bari – si legge nel dispositivo – riguardo ad una deliberazione di Consiglio comunale dell’11 dicembre del 2018, con cui era stato approvato un ordine del giorno che impegnava “il sindaco e la giunta a dare mandato agli uffici, affinché fosse definita la qualificazione della Cassa di Previdenza sovvenzione ed Assistenza tra i dipendenti comunali”».

In sostanza i dipendenti si sono rivolti al Tar per sollecitare la risposta del Comune in merito alla definizione della natura o al riconoscimento della natura pubblica della Cassa. Risposta che dal 2018 non è mai arrivata. Nelle more della decisione del ricorso, il Tribunale di Bari, con decreto 811 del 31 gennaio 2020 della IV Sezione aveva nominato anche i liquidatori della Cassa Prestanza, «accertata l’impossibilità di conseguimento dello scopo sociale della Cassa». Si è costituito in giudizio il Comune di Bari che ha eccepito l’inammissibilità del ricorso sull’assunto che «non esiste alcuna norma che imponga un obbligo giuridico in capo al Comune di adottare il provvedimento amministrativo richiesto» evidenziando, altresì, che «il singolare ordine del giorno di cui alla delibera consiliare n. 108/2018 si è risolto nella espressione di un atto di indirizzo politico, che tuttavia si è infranto nella assenza di un potere specifico in capo al Comune che consentisse di adempiere all’auspicio espresso dall’aula consiliare», si legge ancora nel dispositivo.

Alla fine il Tar ha dato ragione ai ricorrenti, dichiarando l’illegittimità del silenzio serbato e ordinando al Comune di concludere il procedimento oggetto del contendere entro il termine di 60 giorni. Pena la nomina di un commissario ad acta.
Il Comune ha quindi deciso di impugnare la sentenza, come annuncia il consigliere comunale di Fratelli di Italia, Michele Picaro. «Il Comune di Bari in base ad articolate argomentazioni dei propri legali ha deciso di impugnare la sentenza del Tar», si legge nella nota. Continua quindi la querelle non solo amministrativa ma anche giudiziaria.

Nel frattempo i 1440 dipendenti ed ex dipendenti che hanno versato per anni nella Cassa Prestanza fino a 15 milioni di euro non hanno ancora ricevuto indietro i loro risparmi. Di quei 15 milioni di euro infatti in cassa ne sono rimasti poco più di tre milioni di euro. «In pratica – commenta Picaro – questa amministrazione, in base ad articolate motivazioni legali decide ancora una volta di non decidere ma di prendere tempo impugnando la sentenza.

Non solo: fregandosene della sorte dei 1500 dipendenti comunali che in tanti anni hanno versato e affidato parte dei loro risparmi, la risposta alla mia interrogazione termina con una inequivocabile pilatesca lavata di mani “riservando ogni valutazione all’esito del processo”.

Da sempre in Consiglio comunale si era offerta la disponibilità a trovare una soluzione condivisa – conclude Picaro – coinvolgendo anche il governo centrale. Ma prendiamo atto che questa amministrazione è capace di nascondersi per non prendere decisioni con ulteriori carte bollate che affossano sempre di più la Cassa Prestanza».

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