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BARLETTA – Due mesi di angoscia e dolore. Le attenzioni mediatiche sul caso di cronaca si sono affievolite ma la vicenda umana e familiare è rimasta in tutta la sua struggente quotidianità. Le tracce di Michele Cilli, 24 anni, barlettano, si sono perse nel buio della notte tra sabato 15 e domenica 16 gennaio: una coltre inquietante di mistero avvolge, da quel momento in poi, il destino del giovane. Le possibilità che Cilli sia ancora in vita sono pari allo zero e la consapevolezza della tragica sorte alla quale il ragazzo è andato incontro non può certo essere di conforto per la madre, il fratello, la sorella e gli amici.

Tanti, troppi gli interrogativi ancora in piedi rispetto ai fatti accaduti in quelle ore, al coinvolgimento di alcune persone nella storia, all’andamento delle indagini sulle quali le forze dell’ordine e la Procura di Trani hanno mantenuto l’assoluto riserbo. La fiaccolata organizzata il 16 febbraio, ad un mese dalla sparizione di Cilli, ha rappresentato l’ultima testimonianza pubblica delle apprensioni della famiglia: spenti quei riflettori, però, il silenzio ha preso il sopravvento. Vale perciò la pena provare a ricostruire quanto accertato.

Il 24enne, uscito di casa alle 21 del 15 gennaio per raggiungere un locale del centro di Barletta e prendere parte ai festeggiamenti per il compleanno di un amico, è rimasto all’interno di quella struttura almeno fino all’1.30 com’è stato certificato dalle telecamere di videosorveglianza. È appurato anche l’incontro tra lo scomparso e un barlettano di 34 anni, con precedenti penali, da molti ritenuto l’uomo chiave del caso, pur se è da rimarcare il fatto che nessun provvedimento è mai stato assunto a suo carico: l’uomo è stato ascoltato un paio di volte dalla polizia di Stato in qualità di persona informata sui fatti ma non risulta indagato. Cilli sarebbe uscito dalla caffetteria insieme al 34enne e salito a bordo di una Golf nera, con targa tedesca, guidata dall’uomo. Lo stesso sarebbe stato avvistato un’ora più tardi, verso le 2.30, davanti al locale. Qui s’interrompe il flusso di circostanze verificate.

Cilli, che non possedeva un cellulare, non ha mai fatto ritorno nella sua abitazione e nessuno ha saputo più dare indicazioni su dove potesse trovarsi. Il ritrovamento del giubbotto e delle chiavi della sua abitazione all’interno dell’auto regolarmente posteggiata nei paraggi della caffetteria in cui aveva trascorso la serata, per gli inquirenti, è la prova concreta di un allontanamento non volontario. Qualcuno ha fatto del male a Michele, che purtroppo potrebbe essere stato ucciso: ma da chi? E con quale movente?

Le illazioni sul coinvolgimento del 24enne in affari poco puliti e in particolare nel traffico di sostanze stupefacenti hanno contrassegnato le indagini. Segnalazioni e lettere anonime, presunti tentativi di depistaggio, informazioni trapelate a stento tra gli spessi strati di un solido muro di omertà si sono susseguite freneticamente per un mese per poi interrompersi di colpo. Trascorse altre quattro settimane, è inevitabile tentare di comprendere quali elementi aggiuntivi siano emersi e a che punto l’inchiesta proceda. Ora si cercano un corpo (o i suoi resti) e un filo rosso che colleghi la scomparsa a quello che è legittimo ritenere un brutale omicidio. Una madre chiede di poter piangere suo figlio su una tomba.

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