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Un intervento chirurgico

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Il Covid-19 continua a produrre i suoi effetti negativi anche nelle cure e prevenzione delle altre malattie: nel primo trimestre del 2021, le prestazioni di specialistica ambulatoriale erogate dal sistema sanitario della Puglia sono state 3.379.000, in calo rispetto allo stesso periodo del 2020, quando furono 3.493.000, e in forte riduzione rispetto alle 4.052.000 effettuate nel 2019. Quasi 700mila prestazioni «perse» in soli tre mesi. Si cura meno, si fanno meno esami e questo rischia di produrre più malati nel futuro prossimo. I dati, forniti dal ministero della Salute ed elaborati dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), raccontano di una situazione che va peggiorando rispetto persino al 2020, anno delle chiusure totali.

Ad esempio, nel primo semestre del 2019 le prime visite sono state 401mila, nel 2020 315mila, nel 2021 appena 279mila. Stesso discorso per le visite di controllo: nei primi tre mesi del 2019 furono 463mila, nello stesso periodo del 2020 430mila, da gennaio a marzo 2021 solamente 365mila. Persino gli esami medici per i pazienti oncologici sono in flessione, anche se la riduzione è più contenuta: sono circa 2mila le prestazioni in meno nel 2021 rispetto al 2019.

Comunque non poche. Si curano meno anche le famiglie più povere, quelle che possono usufruire dell’esenzione dal pagamento: nel primo trimestre del 2019 furono eseguite 1.134.000 esami, nel 2020 circa 947mila, nel 2021 poco meno di 820mila. Oltre 300mila persone in meno rispetto a due anni fa, periodo pre pandemia. Potremmo proseguire con le visite neurologiche: nel primo trimestre 2019 ne furono fatte 18.851, nello stesso periodo del 2021 invece 15.225.

Numeri che si sommano a quelli relativi al 2020 e vanno a complicare ulteriormente la situazione. Nel 2020, ad esempio, sono stati oltre 134mila gli interventi programmati in meno rispetto al 2019, 65mila durante il primo lockdown, da marzo a giugno, e 52mila da ottobre a dicembre dell’anno scorso. Numeri record per la Puglia, solamente in Calabria si è registrata una contrazione delle operazioni chirurgiche maggiore: nel 2019 furono 477.648 gli interventi, nell’anno della pandemia Covid-19 solo 343.362, -28,1%. Un calo drastico che, certamente, non è imputabile ad un improvviso miglioramento dello stato di salute dei pugliesi, ma alla chiusura forzata dei ricoveri programmati.

Cifre che preoccupano e non poco, 134mila interventi non si recuperano dall’oggi al domani, senza contare che si tratta di un dato parziale che non tiene conto del blocco dell’attività da gennaio a maggio 2021. Numeri da far tremare i polsi, soprattutto per il futuro. Le ripercussioni sullo stato di salute generale dei pugliesi si potranno osservare solamente tra qualche anno, quando gli effetti negativi dei mancati ricoveri, delle operazioni rinviate, degli esami non effettuati e degli screening saltati si manifesteranno. In Regione si lavora per cercare di recuperare il tempo perso, ma c’è una montagna da scalare.

Basti pensare che tra marzo e giugno 2020, quelli della piena pandemia Covid, la Puglia ha ridotto del 41,1% i ricoveri urgenti rispetto allo stesso periodo del 2019. In tutto il 2020 rispetto all’anno prima, le prestazioni di specialistica sono diminuite del 28,1% e le visite di controllo del 22,5%. E’ l’eredità che l’emergenza sanitaria prodotta dal coronavirus lascia. Anche nel settore oncologico, nonostante i servizi siano stati garantiti, in Puglia nel 2020, rispetto all’anno prima, sono stati effettuati oltre 45mila screening cervicali in meno (-52,6%); -44.833 screening mammografici (-48,7%); e circa 7.500 screening colorettale in meno.

Quasi 100mila esami di prevenzione saltati in un anno, è quanto emerge dal rapporto elaborato dall’Osservatorio Nazionale Screening (Ons) che ha monitorato l’andamento dei programmi di screening durante l’epidemia da Coronavirus. La sospensione delle prestazioni di screening si è verificata nei mesi di marzo e aprile 2020, a partire da maggio i programmi sono stati riattivati. Uno screening tumorale non effettuato potrebbe tradursi in una malattia non diagnosticata per tempo.

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