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NEL 2021 in Puglia sono stati firmati 43.330 contratti di lavoro nuovi, di cui 22.855 a tempo indeterminato e 21.480 a tempo determinato, ai quali vanno sottratti 1.005 cessazioni. Numeri positivi dopo due anni difficili come quelli del 2020, quando furono persi 6.373 posti di lavoro a tempo determinato. Segnali incoraggianti di ripresa, anche se si è ancora lontani dai numeri pre-crisi, quelli del 2018-2019.

È quanto emerge dai dati provvisori diffusi dalla nota redatta congiuntamente dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dalla Banca d’Italia e dall’Anpal. Nel 2021 l’andamento delle posizioni di lavoro alle dipendenze si è rafforzato: da giugno il numero di contratti attivati è tornato sui livelli prevalenti prima dello scoppio della pandemia e, negli ultimi mesi dell’anno, ha quasi raggiunto il sentiero di crescita che si sarebbe registrato se l’evoluzione della domanda di lavoro si fosse mantenuta, anche durante l’emergenza sanitaria, sugli stessi ritmi del periodo 2018-19.

In Italia, nel complesso del 2020-21 sono stati attivati, al netto delle cessazioni, circa 560mila nuovi posti di lavoro alle dipendenze, rispetto ai 605.000 del biennio precedente. «La dinamica – si legge nel report – beneficia tuttavia del basso numero di cessazioni, ancora contenuto dal ricorso agli strumenti emergenziali di integrazione salariale, di cui è previsto il graduale superamento nel 2022».

Sono Puglia e Campania a trainare il Mezzogiorno: nel 2021, sono stati 127.003 i posti di lavoro creati, 71.811 tempo indeterminato e 60.491 a tempo determinato, di questi 49.423 in Campania e 43.330 in Puglia. In pratica i due terzi del totale. Arrancano invece Calabria, Abruzzo, Basilicata. Per numero di nuovi contratti attivati nel 2021 la Puglia è quasi al livello di regioni come l’Emilia Romagna (45.566 posti in più), Veneto (49.044) e ha fatto meglio di Toscana (38.716), Piemonte (25.788).

Certo, i dati vanno presi con le pinze perché le Regioni del Nord hanno pagato maggiormente le ripercussioni della pandemia Covid e perché si partiva da situazioni diverse. Però, c’è un altro aspetto da considerare: in Puglia sono cresciuti più i contratti a tempo indeterminato rispetto a quelli a scadenza.

Un andamento opposto rispetto al resto d’Italia: «Nell’anno appena concluso – si legge nel report – la creazione di posti di lavoro è stata sostenuta soprattutto dai contratti a tempo determinato (365.000 su circa 597.000 posti di lavoro). Agli andamenti complessivi del 2022 contribuirà pure la capacità del sistema produttivo di preservare tali posizioni, molte delle quali sono giunte a scadenza il 31 dicembre del 2021. Anche il saldo delle posizioni permanenti è cresciuto, seppur a ritmi più moderati: nel primo semestre, a fronte della debolezza delle attivazioni, il miglioramento è stato determinato esclusivamente dal numero contenuto di cessazioni.

Nella seconda parte dell’anno, invece, alla dinamica dell’occupazione di tipo stabile ha contribuito anche la ripresa delle assunzioni e delle trasformazioni, che in autunno hanno superato i livelli pre-pandemici. Da luglio l’incremento delle dimissioni ha sospinto il numero delle cessazioni».

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