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Un'immagine eloquente dopo le prime ore di bombardamenti in Ucraina

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La guerra in Ucraina mette fine «a un sogno», per usare le parole del governatore Michele Emiliano. Bari e la Puglia, negli ultimi 15 anni, avevano costruito, grazie anche alla figura di San Nicola, dei rapporti diplomatici ed economici solidi con la Russia, basti pensare che il capoluogo pugliese nel 2007 ha ospitato il vertice italo-russo, il primo di una lunga serie di incontri istituzionali che hanno avvicinato la Puglia alla Russia, con benefici in termini di turismo, economia e sviluppo di collaborazioni nel campo sanitario e non solo.

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Non a caso, durante la prima ondata Covid, il primo Paese a venire in soccorso della Puglia con l’invio di mascherine e tute fu la Russia. Ora tutto rischia di crollare. E in termini economici le conseguenze potrebbero essere pesantissime. Le previsioni sono fosche, le sanzioni e il blocco aereo potrebbero provocare ferite difficili da rimarginare al tessuto economico pugliese. Secondo i dati Istat, nel 2019 la Puglia aveva un totale di 117 milioni di euro di importazioni dall’Ucraina e di 12 milioni di esportazioni; mentre importava beni per 452 milioni di euro dalla Russia, esportandone per 66 milioni.

A pagare maggiore dazio potrebbero essere il settore farmaceutico, della moda e quello agricolo. Solo nel settore farmaceutico le aziende pugliesi inviano a Mosca beni per 22 milioni di euro, mentre altri 10,5 milioni arrivano dall’esportazione di prodotti tessili e abbigliamento. Un altro settore produttivo pugliese che ha interessi importanti è quello dei macchinari. 9,5 milioni di export. L’agroalimentare si era attestato, nel 2019, a poco più di 4 milioni, anche se prima del 2014 viaggiava sui 12 milioni di euro.

Le conseguenze non riguarderanno solo le esportazioni ma anche l’import: l’Ucraina è il maggior rifornitore di grano, ogni anno nei porti pugliesi arrivano 25 milioni di tonnellate di grano tenero. In generale, la Puglia importa da Kiev 63 milioni di euro in prodotti agricoli. La fetta più importante di importazioni dalla Russia riguarda, invece i prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere: 252 milioni di euro.

Per non parlare dei rifornimenti di gas. E poi c’è il capitolo turismo, soprattutto religioso: San Nicola è il santo più venerato in Russia e ogni anno migliaia di turisti arrivano a Bari. Aeroporti di Puglia aveva persino attivato due collegamenti diversi con la Russia per incentivare gli arrivi.

La Puglia è diventata dal 2005 in poi una delle mete più amate dai turisti russi, la crescita del brand è stata del 240% secondo i dati di Yandex, principale motore di ricerca russo. I viaggiatori russi sono i secondi – dopo i cinesi – che spendono di più in acquisti, con uno scontrino medio che varia dagli 800 ai 1000 euro.

Dal 2016, in particolare, il mercato russo nella Regione Puglia è stato in costante crescita, con una media annuale pari al 10%. Emiliano è stato il principale protagonista di questo avvicinamento, tanto da essere stato ospite in più occasioni a Mosca e al Cremlino: «Sono ore molto difficili – ha ammesso ieri – ore nelle quali sembrano svanire i sogni, i progetti, le imprese, l’amicizia, tutta la strategia che Papa Francesco da tempo, insieme alla Puglia e alla città di Bari, stava costruendo per il dialogo ecumenico tra la Chiesa Ortodossa e quella Cattolica.

Siamo in mezzo a una situazione che sinceramente ricorda purtroppo tempi che speravamo di avere lasciato alle spalle. Io non posso che mettere a disposizione di Papa Francesco, del presidente del Consiglio Draghi, dei nostri alleati europei ed americani questo patrimonio di relazioni. In questo momento, al di là di chi ha torto o ha ragione, serve precisare da che parte si sta. E noi siamo parte della Nato senza se e senza ma. E questo è un momento difficilissimo perché molte delle cose che sono accadute in questi anni sono state vanificate».

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