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Il sindaco Decaro osserva sotto un lampione spento la città da lontano

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Tutti sincronizzati alle ore 20. Con piazze, monumenti e palazzi istituzionali tenuti volutamente al buio. Almeno per venti, trenta minuti, lanciando un forte segnale: «Il Governo ci aiuti, anche noi siamo in difficoltà». Ieri anche in Puglia si è celebrata la protesta silenziosa dei sindaci con lo spegnimento simbolico di luoghi pubblici. Un’iniziativa, partita dall’Anci, per sensibilizzare sul caro bolletta che inevitabilmente peserà moltissimo sui bilanci degli enti locali.

Se a Lecce ad esempio si stima un aumento di 500mila euro all’anno, a Bari la situazione è ancora più complessa visto che in un anno il Comune spende in media 5,5 milioni di euro solo per la pubblica illuminazione. Quell’illuminazione che il sindaco e presidente Nazionale Anci, Antonio Decaro, ha voluto staccare per un attimo dai lampioni del lungomare, vicino al teatro Margherita.

«I Comuni –spiega Decaro – hanno costi importanti sulle utenze, ogni anno spendiamo 1,6-1,8 miliardi di euro circa solo di spese energetiche e abbiamo stimato un aumento dei costi di circa 550 milioni di euro. Rischiamo di non chiudere i bilanci e di dover ridurre le spese, in un momento in cui si riduce ancora la capacità fiscale dei Comuni per questioni legate alla pandemia, c’è il nuovo contratto per i dipendenti che porterà un legittimo aumento dei costi di 600 milioni di euro. Ridurre le spese significa ridurre i servizi ai cittadini. Noi ci occupiamo di raccolta rifiuti, trasporto pubblico, servizi sociali, del riscaldamento delle scuole e anche di pubblica illuminazione. Il Governo oltre ad andare incontro alle famiglie e alle aziende, non dimentichi i Comuni. Spegnere le strade e le piazze significa spegnere la vita delle persone.

Se a Lecce luci spente in piazza Sant’Oronzo e a Brindisi sulla facciata del teatro Verdi, in altri Comuni i primi cittadini hanno deciso di far calare il buio sugli esterni dei palazzi istituzionali. A Bitonto il sindaco Michele Abbaticchio ha tolto per venti minuti le luci del tricolore che da mesi campeggiano sulla facciata del Municipio. «In questo modo – dice – lanciamo un doppio spegnale».

Stessa scelta per Gianluca Vurchio a Cellamare con la sede comunale spenta: «Questi rincari già hanno avuto delle prime ripercussioni sulle casse comunali e se si dovesse così continuare, c’è una previsione di aumento della spesa, per continuare a mantenere illuminate le nostre strade cittadine, di oltre il 40 per cento nel corso del 2022».

Ad Acquaviva delle Fonti il sindaco Davide Carlucci ha spento palazzo De Mari. Di «Rincari inaccettabili che penalizzano non solo le famiglie ma anche il nostro Comune rinunciando ad altri servizi essenziali – parla invece Francesco De Ruvo che nella sua Castellana Grotte ha scelto di tenere al buio per mezz’ora la centralissima piazza Garibaldi. Sempre nel Sud Est barese altra protesta simbolica a Mola.

Qui il sindaco Giuseppe Colonna ha progressivamente fatto abbassare i faretti che illuminano piazza XX Settembre e palazzo Roberti. Mezz’ora di buio anche a Modugno e sul palazzo della Polizia Municipale. «È un modo – spiega il sindaco Nicola Bonasia – per richiamare l’attenzione del Governo e sollecitarlo ad adottare provvedimenti urgenti ed immediati per risolvere questo problema in un momento reso già critico dalla pandemia. Non possiamo permetterci di aspettare, non c’è più tempo». Luci spente anche a Giovinazzo in piazza Vittorio Emanuele.

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