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POTENZA – Dovrà comparire in Tribunale a Matera il 16 luglio, Giovanni Cassano, il fratellastro del fantasista del Parma e della nazionale in partenza per il Brasile.

Più grande di 10 anni del talento di Bari vecchia e cresciuto in un’altra famiglia (con Antonio condivide soltanto il padre) il maggiore dei fratelli Cassano ha già accumulato una sfilza di precedenti penali e il suo indirizzo in “via città di Bari 2” è quello riservato alle persone senza fissa dimora.

Il suo coinvolgimento nell’operazione “astra” condotta dalla squadra mobile di Matera risale a dieci anni fa. All’epoca vennero spiccate anche una ventina di ordinanze di arresto per le bravate di alcune bande del bronx del capoluogo pugliese in provincia e nel materano. Ma la decisione del gup Angela Rosa Nettis sulle richieste di rinvio a giudizio avanzate dai pm materani è arrivata soltanto il mese scorso e da qualche giorno sono in viaggio le notifiche per gli imputati.

Cassano è accusato di aver fatto parte di due diverse “batterie” specializzate nei furti nelle abitazioni. La prima sarebbe stata capeggiata da un pregiudicato ucciso nella sua autorimessa nel 2009 con 5 colpi di pistola alla nuca, che assieme a un complice, il 48enne Ciro D’Astra, nel 2002 avrebbe imperversato tra Puglia, Basilicata, Marche ed Emilia Romagna. La seconda, invece, sarebbe stata capeggiata dallo stesso Cassano e avrebbe proseguito le scorribande fino al 2003 quando per 2 dei 4 componenti sono scattate le manette. Mentre una terza sarebbe stata costituita da D’Astra, il suo “socio” defunto, un altro pregiudicato 40enne del quartiere San Paolo, Pietro Mastronardi, e un quarto uomo, ucciso sempre nel 2009 durante un’irruzione con Cassano nella villetta di un imprenditore di Noicattaro, che si è barricato in camera da letto e ha sparato attraverso la porta.  

I colpi messi a segno solo tra Matera e provincia sarebbero stati 17: incursioni in abitazioni, ma non solo. In un caso, a Pisticci, dopo aver svaligiato un negozio di telefonini e autoradio erano scomparse anche due auto con la scritta “Telecom” sulle portiere con le relative chiavi, nascoste in un cassetto dello stesso negozio. In un altro la vittima era stato un appuntato della Guardia di finanza a cui hanno portato via dalla cassaforte anche pistola d’ordinanza e cartucce.

Cassano è accusato in particolare di due furti messi a segno a Matera in una stessa sera, prelevando gioielli e un computer portatile. Più altri in provincia di Bari e persino un sequestro di persona a Polignano, per aver chiuso in cantina il figlio del proprietario della casa che stava “ripulendo” e avergli detto di stare zitto: «anche perchè ora verrai con noi, così tuo padre pagherà il riscatto».

A Noci il fratellastro di “Fantantonio” sarebbe riuscito a portare via 30mila euro dalla cassaforte di una ditta di costruzioni «riuscendo ad abbattere una soletta in cemento armato e a tranciare di netto dei grossi tornini in acciaio ai quali era ancora la cassaforte sino a sfondarla definitivamente».

A febbraio Cassano era stato condannano dal Tribunale di Bari a 3 anni e 2 mesi di reclusione per la sua ultima impresa: «resistenza a pubblico ufficiale e violazione del codice della navigazione, per aver agito contro una nave da guerra».

I fatti risalivano a luglio dell’anno scorso quando si è scatenato un inseguimento in mare a poca distanza dalla costa all’altezza di Santo Spirito, quartiere a nord di Bari. Secondo alla ricostruzione delle forze dell’ordine, Cassano sarebbe stato alla guida di un motoscafo in navigazione ad alta velocità tra i bagnanti. Al 113 erano arrivate diverse telefonate che segnalavano “gimcane” tra la gente del bimotore e la Polizia era stata costretta ad intervenire.

Inseguito anche dalla capitaneria di Porto, Cassano era stato bloccato all’imboccatura del porto di Bari, ma cercando di approfittare di un varco aveva ripreso la sua fuga ad alta velocità prima di essere bloccato una seconda volta, quella definitiva, nel porto di Santo Spirito.

In passato Giovanni Cassano si era anche lamentato della notorietà per la parentela con il fratello calciatore, motivo per cui ad ogni suo arresto finivano per accendersi i riflettori su di lui.

l.amato@luedi.it

 

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