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DICI Moliterno e 9 lucani su 10 pensano al canestrato: eppure la città del Potentino ha qualcos’altro da raccontare che non sia un formaggio: ad esempio Ferdinando Petruccelli della Gattina. “Unitarista, protoeuropeo, giornalista, politico, scrittore” si legge nel sottotitolo del ponderoso saggio (700 pagine) che Giorgio Filograna ha dato alle stampe per i tipi di Edizioni Giuseppe Laterza. Per Filograna si tratta di un «tributo ad un uomo ingiustamente dimenticato», arricchito da testi irreperibili soprattutto di natura giornalistica, come ad esempio dei puntuali reportage sui bassifondi londinesi e parigini.
Petruccelli della Gattina nacque il 28 agosto del 1815 a Moliterno, «allora – scrive Lorenzo Del Boca nella presentazione del volume – una grossa borgata della selvaggia terra lucana. E fu personaggio poco conosciuto alla storiografia italiana, pur se grande scrittore, precursore del moderno giornalismo, battagliero, intrepido, affascinante per la spregiudicatezza delle sue tante opere che, nella sua vita, incisero indelebilmente sulla sua indole a tratti dura, “difficile”, abbeverata di odio contro i preti ed ogni forma di dispotismo. Ma proprio la sua disciplina delle istituzioni religiose accrebbe nel tempo un profondo astio in quel giovane “profugo”, da un collegio religioso all’altro. La veste del seminarista, una sorta di camicia di Nesso, lo soffocò, lo ingabbiò; le regole gesuitiche, per altri amena dimensione, gli inasprirono lo spirito. Non era nato per pregare né per ubbidire! E nel tempo non mitigò il suo anticlericalismo».
Natali nobili (era di famiglia baronale), fu formato a sentimenti repubblicani da uno zio massone prima di essere condannato a morte dai Borbone dopo la rivoluzione napoletana: di qui un lungo periodo d’esilio tra la Parigi della Comune (dove nel 1851 lo troviamo sulle barricate contro Luigi Napoleone), Londra e Bruxelles.
In Italia – ha ricordato l’altro ieri Lorenzo Mondo nell’elzeviro delle pagine culturali della Stampa – Petruccelli seguì come corrispondente di guerra per vari giornali stranieri la seconda guerra d’indipendenza e la spedizione dei Mille.
Poi la carriera politica: nel 1861 viene eletto deputato nei banchi di sinistra del primo Parlamento italiano. Di quell’esperienza resta una testimonianza ne “I moribondi di Palazzo Carignano”, sede istituzionale torinese prima che la capitale fosse trasferita a Firenze (1864). Nei romanzi storici – appunta Mondo – si risente di Walter Scott «ma anche della sua educazione volterriana e positivista: il più singolare è l’irreligioso “Memorie di Giuda”».
Due mesi fa la sua Moliterno, in occasione del bicentenario della nascita, ha promosso un programma di iniziative, a carattere sia scientifico sia divulgativo, per riportare al centro dell’attenzione un personaggio di grande attualità, complesso e difficile, animato da una visione di spirito europeo nell’Italia nuova, una delle espressioni più vive della cultura laica del nostro Risorgimento.
In tarda età il ribelle di Moliterno, semiparalizzato e quasi cieco, da patriota giacobino e mazziniano radicale si “convertirà” a posizioni moderate e perfino monarchiche. «Ma va detto che forse Petruccelli – commenta il giornalista della Stampa – ha fatto un inespresso capolavoro della sua stessa vita, così tumultuosa e ardente».

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