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Stefano Granata, presidente nazionale di Confcooperative

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CATANZARO – «Purtroppo questo Paese dimentica velocemente la propria storia, soprattutto quella che riguarda la lotta alle mafie». Sta in queste parole di Stefano Granata, presidente nazionale di Confcooperative, il senso della mobilitazione delle associazioni del Terzo Settore e delle organizzazioni sindacali e della società civile a sostegno del procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, dopo la scoperta dei progetti di attentato nei suoi confronti.

Una grande manifestazione, all’insegna dello slogan “Mai più stragi”, è in programma il prossimo 5 luglio, a Milano, alle 19, davanti alla Stazione centrale. Le adesioni crescono di giorno in giorno. Sinora sono un’ottantina le sigle che hanno annunciato la loro partecipazione, ma l’elenco cresce di giorno in giorno.

Da cosa nasce questa iniziativa e perché la scelta caduta su Milano?

«Purtroppo questo Paese dimentica velocemente la propria storia, soprattutto quella che riguarda la lotta alle mafie. Si tiene alta la guardia quando ci sono provvedimenti eclatanti, poi ci sono momenti anestetizzanti. Chi si espone, come i magistrati, colpendo gli interessi mafiosi non va lasciato solo. Siamo in una fase particolare, in cui appena dopo il ricordo della strage di Capaci, di trent’anni fa, c’è bisogno di sostenere i magistrati che sono il primo, anche se non unico, baluardo dello Stato contro le mafie. La scelta di Milano si spiega perché per la ‘ndrangheta è fonte di reddito in quanto luogo privilegiato in cui vengono riciclati i guadagni illegali. Là dove si attirano investimenti arrivano le mafie che dispongono di ingenti liquidità. Luoghi come Milano e dintorni sono quelli di maggior attrazione di capitali e quindi costituiscono una rendita finanziaria per la ‘ndrangheta che reinveste ciò che incassa dai traffici illeciti. La società civile questo non lo accetta e sostiene l’attività dei magistrati contribuendo a costruire un tessuto sano e schierandosi per dire no ad azioni violente nei loro confronti».

È significativo che la mobilitazione sia partita dal Terzo Settore che al Sud, in particolare, opera in contesti difficili in cui però si trovano anche esempi emblematici di riscatto…

«Il Terzo Settore è molto capillare, è veramente ovunque in Italia, in particolare al Sud rappresenta una sorta di avamposto per la tenuta del territorio in termini di legalità, di economia, di prossimità alle persone. Costituisce una rete molto diffusa che pur essendo così larga ha maglie strette. La decisione di fare la manifestazione a Milano poi unisce il Terzo Settore del Sud e del Nord nella stessa battaglia».

Nicola Gratteri

La battaglia è anche quella di non far sentire isolato e delegittimato Gratteri. La scoperta del progetto di attentato è stata quasi contestuale alla mancata nomina a procuratore nazionale antimafia…

«La mancata nomina ha rappresentato un tassello in più, ma non entro nel merito di una valutazione della magistratura su cui non ho elementi. Il motivo per cui ci mobilitiamo è che ci sono progetti di attentato ed è necessario non lasciare solo Gratteri e gli altri magistrati. La mobilitazione è stata promossa da persone che vogliono vivere in un tessuto sociale schiavo delle mafie».

L’adesione è stata larghissima, peraltro nel giro di pochi giorni…

«Questo denota che la società civile è molto sensibile al tema. Sappiamo che le mafie, e la ‘ndrangheta in particolare, rappresentano un cancro nella vita della società perché non solo avviano percorsi di illegalità ma minano la coesistenza civile. La prima conseguenza delle illegalità è quella di acuire le disuguaglianze. La prepotenza, l’arroganza, la sopraffazione non sono ammissibili da un punto di vista non solo giudiziario ma anche morale. Le mafie portano corruzione, inquinamento ambientale e tanti altri fenomeni nocivi per la vita delle comunità. Chi come il Terzo Settore è esposto a salvaguardia della società civile lo avverte in modo particolare e questo spiega la larga adesione nel giro di pochi giorni. Si era deciso, infatti, di organizzare l’iniziativa prima possibile perché l’estate incombe, ma l’elenco di adesioni potrebbe allargarsi anche di più».

Il Pnrr è un’occasione per il Terzo Settore, che ha a disposizione nuove risorse per potenziare servizi e infrastrutture sociali, ma da più parti è stato lanciato l’allarme per le possibili infiltrazioni mafiose…

«Il Pnrr è un’opportunità per l’intero Paese e non solo per Terso Settore. Il nostro è un Paese che ha bisogno di rinnovarsi e ristrutturarsi . Pensiamo ai costi energetici e alla siccità che incombe, una summa di questioni irrisolte che improvvisamente si schiantano sulla vita di tutti noi nei territori. Il Terzo Settore fa la sua parte e si rende disponibile ma è necessario che questi fondi siano distribuiti e gestiti dallo Stato con un’attività amministrativa snella ed efficiente. Il timore che i fondi vengano spesi male c’è perché non ci sono abbastanza progetti, ma c’è anche il rischio di infiltrazioni mafiose, specie per quanto riguarda i finanziamenti per le infrastrutture in cui le mafie tenteranno di entrare. Le procedure di controllo e la massima trasparenza sono un antidoto perché ciò non avvenga, ma non si deve frenare o bloccare i progetti perché sarebbe una sconfitta vera. Chiediamo di velocizzare le procedure con progettazioni e idee chiare e investimenti non solo sulle strutture fisiche ma anche sul capitale umano».

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