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Francesco Bortolan

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POTENZA – Non ci sarebbero state molestie né prevaricazioni nei confronti di alcuna funzionaria del Dipartimento regionale guidato fino a due giorni fa. Al massimo un problema nel relazionarsi alle logiche della Regione Basilicata.

E’ questa la versione dell’ingegnere Francesco Bortolan, dimessosi nei giorni scorsi dall’incarico di direttore generale del Dipartimento politiche per la persona della Regione dopo lo scandalo per alcuni messaggi sconci che avrebbe inviato a una funzionaria. Messaggi inoltrati a un consigliere regionale di minoranza, Massimo Zullino, che ha sollevato il caso all’interno della IV commissione.

Il Quotidiano ha contattato l’ingegnere vicentino, arrivato in Basilicata lo scorso novembre, per offrirgli la possibilità di fornire la sua versione dei fatti di fronte ad accuse tanto gravi. E dopo qualche resistenza l’ormai ex dg ha accettato di parlare, fino a un certo punto, col tono di una persona messa a dura prova dagli ultimi eventi.

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Ingegnere, qual è la sua versione dei fatti?

«Rinnego ogni possibilità di quello che mi viene imputato soprattutto in termini di utilizzo della professione per vantaggi di alcun tipo, rivendicazioni di qualunque tipo, oppure molestie. Sicuramente, assolutamente. Questa è la posizione che tengo. Per il resto ho scelto la strada delle dimissioni perché mi sono accorto del fatto che il rapporto con la presidenza era diventato critico e chiaramente il presidente è il mio datore di lavoro . Questo rapporto di fiducia da tutte le due le parti si era un pochino incrinato e ho pensato che a quel punto lì tanto valeva liberare il campo, perché onorato dal fatto di avere un posto così bello ho trovato che difenderlo sarebbe stato improduttivo.

Queste sono state le motivazioni della mia lettera di dimissioni. Preso atto dei quattro recenti successivi, alcuni non certificati da me ma livello nazionale, che la Basilicata ha avuto in ambito sanitario negli ultimi due mesi, era per me è diventato difficile continuare il percorso, che peraltro si sarebbe concluso a marzo dell’anno prossimo con le nuove elezioni. A quel punto poco cambiava e visto che la presidenza considerava di essere a disagio per certe cose mi sono sentito in dover di non mettere la presidenza in difficoltà, pur rinnegando qualunque cosa. A partire dai messaggi».

I messaggi sono circolati però…

«Io non ne ho mai visti. Sono circolati ma io non li ho mai visti. E comunque avendo fatto un passo indietro, tranquillamente, credo sia anche inutile parlarne. Sicuramente nessuno può dire che si tratta di molestie. Nessuno. Su questo sono convinto».

E come dovremmo qualificarli?

«Non parlo di questo io. Io non ho mai molestato nessuno. Dopodiché se volevo far polemiche facevo polemiche. La scelta è stata una scelta serena per garantire alla presidenza il suo percorso, la sua tranquillità in un momento così complicato di compagnia elettorale».

Però se la presidenza ha avvertito un disagio evidentemente si è fatta un’idea di questi messaggi di questo tipo…

«Io non penso che il centro del mondo siano i messaggi, e, ripeto, non è una questione su cui voglio tornare. Certamente, io non ho mai molestato, non ho mai prevaricato. Certamente. Purtroppo il messaggio che è uscito è un messaggio molto dannoso per me. Ci sto lavorando per recuperare qualcosa in un ambito territoriale diverso. Ovviamente la cosa ha avuto un ritorno che è stato veramente dannoso e sto cercando di lavorare su questa cosa e non tanto sul resto, che per me è inesistente e che veramente rinnego.

Quindi sui risultati arrivati e il lavoro che è stato fatto in così pochi mesi. Perché da dicembre ad agosto sembra tanto ma entrare in un posto così complicato, in una terra peraltro a me chiaramente sconosciuta, insomma, e portare a casa i risultati che ho fatto io è un punto di orgoglio. Io sono contento, io sono confidente di aver aver portato dei risultati buoni alla Regione, come non ne aveva avuti mai nella sua storia precedente, sia vicina che lontana, e non certificati da me ma a livello nazionale. Per il resto non so cosa dire senza entrare in polemica perché altrimenti non si finisce più».

E’ chiaro che qualsiasi cosa si dica può essere lo spunto per una replica ulteriore, ma negare le molestie e le prevaricazioni non rappresenta comunque una spiegazione alternativa…

«Il motivo della dimissione è semplicemente che non sono in grado di garantire la presenza futura per portare avanti tutte le cose che sono state fatte e le altre che devono essere fatte».

Mi riferivo all’oggetto di questa denuncia…

«Non è una denuncia».

A questa segnalazione che è stata fatta a un consigliere regionale di di opposizione che l’ha fatta diventare un caso politico. C’è anche la Commissione pari opportunità che chiede accertamenti per sapere se ci sono altre donne trasferite…

«L’ultimo conteggio che ho visto era di 16… Ovviamente non è vero… Ma capisce che un numero del genere di donne molestate…»

Non conosco questo numero. Dove lo ha visto?

«Non ricordo».

Ma anche col presidente Bardi non credo che lei abbia disconosciuto il fatto in sé, cioè quello di aver mandato dei messaggi o no?

«Io ho disconosciuto tutto e ho parlato di altre cose col presidente…»

Vuol dire che qualcuno allora si è si è messo a taroccare le immagini di questi messaggini?

«No, no. Io sono stato indicato in quel posto dalla politica. Ma a un certo punto la politica mi ha manifestato che era il caso che lasciassi».

Sì, lei dice di non aver molestato nessuno. Però c’è una persona che evidentemente si è sentita in qualche maniera disturbata…

«Neanche mi sporco a parlare di queste cose. Eventualmente lo farò in altre sedi».

Nemmeno a tutela della sua onorabilità, dopo che il suo nome è stato associato a questa accusa? Lei veramente rifarebbe tutto quello che ha fatto?

«Quello che è emerso in questa collaborazione è un mio evidente limite nel rapportarmi con la regione. Non perché la regione sia una regione brutta, assolutamente, ma per un mio limite nel rapportarmi con alcune logiche. Ripeto, non perché siano logiche sbagliate, ma perché sono diverse a quelle a cui sono stato abituato io. La mia colpa, per cui ho fatto un passo indietro, è stata quella di non essere riuscito ad adattarmi a quelle logiche».

Ma quando lei dice logiche intende modi di vivere?

«Intendo il modo di rapportarsi, di relazionarsi con i propri datori di lavoro. Non per colpa loro, ripeto. E’ stata una mancanza mia. Ho trovato abbastanza difficile entrare in Regione. Dall’inizio stato attaccato da tutte le parti, prima di tutto per essere straniero. Ecco, non sono mai riuscito di integrarmi in questi mesi. A quel punto lì, visto che ho anche una famiglia e un figlio di un anno e mezzo, ho pensato che per garantire la continuità del lavoro avviato alla politica lucana serviva una presenza diversa. Tutto il resto è il niente, e non voglio più tornare sul niente.

Ma a lei non risulta che sia stata proposta una formale denuncia all’autorità giudiziaria per questi messaggi? Non ha ricevuto avvisi di garanzia o similari?

«Non ho ricevuto assolutamente niente».

E non ha avuto alcun segnale premonitori di quello che stava per succedere?

«Assolutamente niente. Poi ripeto, nel relazionarmi su certe cose possono essere… Quando vado in contrasto con delle persone mi incazzo e quando mi incazzo sono colorito. Questo, va be’ non è quello che stiamo dicendo. Ma su altre cose sono stato accusato, per esempio, di aver preso al Dipartimento due dirigenti maschi, sottolineo maschi, senza sapere le regole per questo tipo di trasferimento. E non è vero che sono state violate le regole. Eppure l’accusa è stata fatta. La settimana scorsa sono stato accusato di aver indicato come sostituto l’ultima ruota del carro, che in realtà è un primario da più di 10 anni, uno a cui è stato affidato l’ufficio che gestisce i fondi del Pnrr, che sono la maggior parte dei soldi che arrivano per la sanità, che sono la maggior parte di soldi che arrivano per la Regione.

E’ una persona eccezionale e sono stato accusato di aver indicato la persona sbagliata mentre me ne andavo in vacanza. Quando vedo queste cose dico: va bene, evidentemente ho applicato delle logiche che non sono quelle che la regione vuole e allora basta. Non ho più niente da dire. E’ chiaro che mi dispiace molto. L’esperienza è stata molto bella. Posso dire di aver imparato molte cose e di aver portato dei buoni risultati. Non sono andati bene? Pazienza. Chiuso lì. Non voglio polemica non voglio niente. Il mio pensiero è costruire qualcosa per ripartire da qualche altra parte. Dando le dimissioni la mia scelta l’ho fatta. Si poteva attendere qualcosa, tipo una delibera e poi creare un percorso grande come una casa, invece ho scelto di chiuderla lì perché il mio datore di lavoro è la presidenza».

Questa vicenda ruota attorno a un certo modo di relazionarsi con le donne…

«Ho ricevuto delle manifestazioni di solidarietà da parte di diverse donne che hanno collaborato con me in questi mesi in Basilicata, e mi hanno riconosciuto non solo la correttezza ma anche un atteggiamento assolutamente rispettoso. Evidenziavo anche nelle cose buone, insomma. Non ho mai, mai, mai, ancora mai mancato rispetto alle donne. Questa è una cosa fondamentale per dire tutto il resto che ho detto prima. Quindi nessuna abuso di potere, prevaricazione, nessuna molesti , ma al di là di quello non ho mai mancato di rispetto alle donne.

Le donne sono state trattate in maniera uguale dagli uomini. Se lei guarda la riorganizzazione che ho fatto degli uffici regionali dove le posizioni organizzative sono cambiate tutte. Ora sono circa metà uomini e metà donne. . Ho cercato di valorizzare tutto quanto e non ho fatto differenze tra uomo e donna. Se dovevo arrabbiarmi per qualcosa mi sono arrabbiato ma non ho mai trattato male o diversamente le donne dai maschi, mai…»

Vuol dire che ha mandato messaggi del tenore che è stato discusso in questi giorni anche ai suoi collaboratori uomini?

(cade la linea, ndr)

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