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Una protesta contro la manovra varata recentemente dal Governo nazionale a dimostrazione della necessità, nella regione così come nel resto del Paese, di «cambiare il forte segno di iniquità della manovra. La nostra – ha affermato il segretario generale della Cgil calabrese, Sergio Genco (in foto), nel corso di una conferenza stampa per spiegare i motivi dello sciopero – vuole essere una grande mobilitazione sia per chiedere l’immediato ritiro di una manovra che non favorisce la crescita e fa pagare solo ai contribuenti onesti sia per sostenere delle proposte alternative di contrasto alla crisi». Quindi, prendendo a prestito la definizione data alla manovra da «Famiglia Cristiana», Genco parla di «un Paese senza timoniere» e di “una manovra killer, lacrime e sangue solo per i lavoratori perchè oltre alla riduzione dello stato sociale ci saranno aumenti per le tasse locali». «Tutto questo – ha aggiunto Genco – peggiorerà le condizioni di vita soprattutto nel Mezzogiorno, e nella Calabria in particolare. Questa, infatti, è una regione dove vivono novecentomila persone al di sotto della povertà ed è in testa per la diminuzione dei consumi. Si sta facendo economia, non sulle ristrutturazioni delle abitazioni o altro, ma sul vestiario e sui generi alimentari».
In Calabria, secondo la Cgil «c’è pure una responsabilità del governo regionale che è solo un governo degli annunci e delle pose. Bisogna rilanciare una grande azione per lo sviluppo in Calabria, mentre questa manovra classista impoverisce perchè non c’è un euro di investimento per la ricerca, lo sviluppo industriale, il Mezzogiorno. Abbiamo già perso 82 mila posti di lavoro e c’è il rischio di perderne altri 15 mila. L’occupazione, infatti, è diminuita e il tasso di occupazione femminile rimane tra i più bassi d’Italia. Non è rallentato il calo occupazionale in atto da quattro anni, con ritmi più intensi che nel Mezzogiorno».
Quella del 6 settembre, però, non sarà solo una giornata di protesta: «I nostri obiettivi – ha detto ancora Genco – sono due: contrastare la manovra e cambiarla perchè ci rendiamo conto che, sostanzialmente, si sta tentando di fare cassa e di farla sulla pelle dei lavoratori e del ceto medio. Ecco perchè un sindacato come la Cgil non poteva stare fermo in quanto non siamo un’organizzazione inetta. Il fatto che che non accettiamo quanto sta accadendo a livello nazionale e chi, di fronte a questa situazione, rimane bloccato, inetto, si deve assumere le proprie responsabilità. I rischi sono tanti e come Cgil stiamo chiedendo alle associazioni di base, ai sindaci ed anche ai lavoratori, non solo della Cgil, di aderire. La nostra battaglia non si concluderà il 6 settembre ma si protrarrà anche oltre in quanto si sta tentando di sfasciare il nostro Paese e la nostra economia». L’appuntamento della Cgil è nelle piazze dei capoluoghi di provincia calabresi dove interverranno anche rappresentanti della Cgil nazionale. Walter Schiavello, Leopoldo Tartaglia, Fausto Durante, Valeria Fedeli e Michele Gentile, saranno rispettivamente, a Cosenza, Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e Reggio. All’incontro con la stampa, insieme a Genco, erano presenti Raffaele Mammoliti, Mimma Iannello e Massimo Covello.

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