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SABATO mattina del primo novembre siamo stati invitati nelle contrade di Pian del Mattino di Potenza, dove alcuni imprenditori potentini stanno innalzando una decina di “croci eoliche” di circa 40 metri, che spacciate per mini-eolico e progettate su particelle catastali prima capziosamentefrazionate e poi ri-accorpate in un’unica proprietà, cercano di sfuggire a qualsiasi autorizzazione ambientale e paesaggistica.
La vista che ci ha accompagnato in quel luogo, quasi ancora incontaminato, è stata piuttosto angosciante: nel bel mezzo di campi arati, vicinissima a case rurali e a un maneggio, svetta una croce di circa 40 metri e, piattaforme di calcestruzzo già disseminate nei campi, pronte ad accogliere altre croci. All’orizzonte la vista spazia sulle alture intorno a Vaglio, proprio in direzione della città fortificata dei lucani, e verso le Dolomiti Lucane: uno spettacolo mozzafiato, se non fosse offuscato dalle sagome di altre pale eoliche: queste davvero gigantesche e lugubri, come croci di un cimitero senza confine, che si perdono all’orizzonte, in ogni direzione, deturpando i profili naturali dei versanti, delle montagne, dei boschi.
E’ il paradigma dell’eolico in Basilicata, una storia di deregolamentazioni, di scempi, di affari e malaffare… E’ forse il destino amaro di questa terra magica quello di essere stuprata perché troppo bella e intensa e, allo stesso tempo, troppo debole e vulnerabile per difendersi dalle brame di profitto delle multinazionali del petrolio, dell’eolico, del fotovoltaico, dei rifiuti, e dalle bande criminali al loro servizio; una terra troppo ingenua e credulona, che ha seguitato ad affidarsi a classi politiche e dirigenti fraudolente, pronte a vendersi al primo offerente, abituate a gestire la cosa pubblica in modo padronale e feudale. L’affare-malaffare eolico è, quindi, solo uno degli ultimi anelli di una lunga catena di depredazioni e di scempi attuati a danno del popolo lucano, che non ha mai conosciuto una democrazia vera, ma solo proclamata e celebrata, da quando, dopo la Liberazione, con Colombo e la Democrazia Cristiana, complice una sinistra assente, la Basilicata è stata consegnata ad affaristi di ogni sporta, spesso anche mascherati da enti e agenzie statali (dall’Agip all’attuale Eni, solo per citare un esempio più illustre).
Se oggi la Regione Basilicata è sommersa da innumerevoli richieste di autorizzazione alla costruzione di Cimiteri Eolici (li chiamano Parchi) e se il territorio regionale è già infestato, nei suoi luoghi a più elevata valenza naturalistica, paesaggistica e turistica, di croci che oscurano il cielo e violano silenzi arcaici (quei silenzi dell’anima tanto declamati nella propaganda turistica ufficiale), se tutto ciò sta avvenendo, le responsabilità non vanno ricercate solo nella legislazione nazionale sulle rinnovabili, che pure a favore di lobbies affaristiche, lascia ampio spazio alle Regioni di regolamentare in modo più restrittivo, per tutelare i luoghi, le culture e le economie locali.
Lo scempio che si sta perpetrando, con il complice assenso dei governi e della classe dirigente regionale di questi ultimi dieci anni, per quanto concerne l’eolico, è da ricercare nel Piano Energetico Regionale, il quale apre praterie libere e selvagge ai gruppi affaristici sia nazionali che locali, incoraggiando i grandi impianti e l’accentramento autoritario del controllo dell’energia (che si tratti di petrolio, di sole, di vento o di rifiuti a uso energetico), piuttosto che favorire e perseguire una politica energetica finalizzata a un modello sostenibile, decentrato, autonomo e democratico, al servizio delle esigenze e dei fabbisogni delle comunità locali.
La Legge Regionale n. 8/2012 e il PIEAR, con un disciplinare, a forte sospetto di illegittimità, piuttosto disattento a delimitare con norme e limiti inconfutabili ogni tipologia di impianto eolico (dai grandi impianti al cosiddetto micro.eolico), stanno consentendo non solo di inondare ogni versante di gigantesche pale e di sventrare habitat e foreste, avendo tra l’altro approvato procedure molto semplificate per gli impianti fotovoltaici ed eolici compresi fra 200 kw ed 1 MW, ma anche di scorazzare, da parte di speculatori – avventurieri di ogni sorta alla stregua di pirati, all’interno dello spazio deregolamentato degli impianti eolici a micro-generazione: in particolare quelli con pale inferiori a 200 kw di potenza (circa 40 metri di altezza), che possono essere installate anche a meno di 100 metri di distanza l’una dall’altra, in prossimità di strade, abitazioni, terreni agricoli, senza essere sottoposti ad alcuna autorizzazione. Tutto ciò non per soddisfare un fabbisogno di auto-consumo o di auto-produzione locale, ma solo per consentire speculazioni (non è un caso che alcuni imprenditori edili, dopo la cementificazione di Potenza e non solo, si stanno lanciando nell’affare eolico), che spesso nascondono anche riciclaggio di denaro delle mafie .
Il recente Decreto Sblocca Italia costituisce solo un ulteriore alibi, per la classe politica e dirigente lucana, al fine di scrollarsi di dosso ogni responsabilità e negligenza rispetto alla distruzione di una terra e di un popolo. L’invasione violenta e intollerabile dei cimiteri eolici sulle montagne, lungo i versanti, nelle pianure di grano e lungo le strade di questa terra rappresenta il simbolo più visibile di una strategia di ampio respiro che contiene un disegno folle e irresponsabile, se non criminale, finalizzato alla trasformazione della Basilicata in una piattaforma energetica (estrazioni petrolifere e raffinerie, inceneritori, distese fotovoltaiche, cimiteri eolici) e in una discarica nazionale (discariche e deposito di scorie nucleari), a fronte di una popolazione in fase di decremento e di invecchiamento. Lo spopolamento della Basilicata – dove le sue classi politiche e dirigenti, per prime, hanno già preparato la fuga dopo aver venduto se stessi e questa terra – se sarà attuato, come è nei disegni dei centri di potere europei e nazionali e delle lobbies affaristico-mafiose, lascerà definitivamente campo libero alla suddetta strategia. Forse qualcuno crede ancora che esista la democrazia in questo paese; purtroppo ce l’hanno sottratta, lentamente, giorno dopo giorno, mentre eravamo distratti a guardare la tv, a prendere la tintarella, sotto una distesa geometrico-militare di ombrelloni, o ad acquistare l’ultimo modello di auto, di elettrodomestico, di cellulare. Questo non è più il momento di essere stupidamente assenti o distratti, o di partire per altre terre; è il momento di costruire relazioni, alleanze, vicinanze; è il momento di mettere da parte i piccoli problemi e interessi quotidiani privati, per dedicarsi a un fine più elevato: quello di difendere questa terra di antiche civiltà e di natura magica, di preservare la vita delle montagne e dei boschi e delle acque e … di resistere.

*Movimento Potenzattiva

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