X
<
>

Share
1 minuto per la lettura

PALMI (Reggio Calabria) – La condanna a 21 anni di reclusione è stata chiesta dal procuratore di Palmi Giuseppe Creazzo nei confronti dei genitori e del fratello di Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia suicidatasi nel 2011. I tre, Michele e Giuseppe Cacciola, 55 e 32 anni, e Anna Rosalba Lazzaro (49), sono accusati di maltrattamenti in famiglia seguiti da suicidio e violenza per costringere la donna a ritrattare e quindi a commettere falsa testimonianza e favoreggiamento.

La requisitoria è stata condotta, davanti ai giudici della Corte d’assise di Palmi, dai pm Giulia Masci e Francesco Ponzetta e conclusa da Creazzo che ha formulato le richieste di condanna: 18 anni per i maltrattamenti in famiglia e tre, in continuazione, per il reato di violenza o minaccia. “Si tratta – ha detto Creazzo nella requisitoria – di un caso emblematico che corrisponde al clichè delle famiglie mafiose che di fronte ai collaboratori di giustizia fanno di tutto per farli ritrattare”. Michele Cacciola è il cognato del boss Gregorio Bellocco, capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta di Rosarno. Il marito di Maria Concetta Cacciola è Salvatore Figliuzzi, attualmente detenuto per scontare una condanna ad otto anni di reclusione per associazione di tipo mafioso. 

Maria Concetta Cacciola, dopo avere iniziato a testimoniare, era stata trasferita in una località protetta, dove era rimasta fino al 10 agosto del 2010, quando decise di tornare a Rosarno per riabbracciare i figli rimasti a casa dei nonni in attesa del perfezionamento delle pratiche per il loro trasferimento nella sede protetta. A distanza di qualche giorno, il 20 agosto, la donna si tolse la vita ingerendo acido muriatico.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE