X
<
>

Il manifesto della campagna lucana di Anonymous

Condividi:
4 minuti per la lettura

POTENZA – Per protestare contro Eni e i progetti di riconversione ecologica dell’industria delle estrazione, considerati poco più che una foglia di fico, hanno trafugato e pubblicato in rete i codici di accesso a diversi siti istituzionali lucani. È scattata nei giorni scorsi la campagna di Basilicata del collettivo di pirati di Anonymous Italia, che da un anno a questa parte hanno avviato un’operazione in grande stile di sabotaggio informatico, “Operation greenrights”, per rivendicare i diritti dell’ambiente e degli agricoltori.

A renderlo noto è stato il blog ufficiale degli hacker dove sono comparsi anche i dati trafugati dai siti di giunta e Consiglio regionale della Basilicata, Azienda di promozione turistica, e diversi comuni lucani: in parte interessati direttamente dalle estrazioni di petrolio, come San Martino D’Agri (Eni), Pietrapertosa e Missanello (Total); e in parte no, come Rionero e Nova Siri. Nel comunicato che pubblicizza le incursioni compiute, naturalmente anonimo, si accusa senza mezzi termini la compagnia del cane a sei zampe dell’«ennesimo scempio, disastro, ecatombe», e si cita il processo, tuttora in corso a Potenza, per un’ipotesi di traffico illecito di rifiuti legata alla gestione dei reflui delle estrazioni, come pure una lettera dello scorso autunno in cui alcune associazioni lanciavano sospetti sulle attività petrolifere per alcuni casi di tumore.

«In un mondo in cui non si fa che parlar di innalzamento delle temperature, inquinamento di tutti i generi, innalzamento delle acque eccetera – prosegue il collettivo di pirati –, invece di concentrare le forze e risorse su nuovi sistemi con un minore impatto ambientale, i signori del petrolio continuano avidamente ad aumentare i loro profitti come se non facessero parte anche loro di questo pianeta». Di qui la domanda: «dov’è finito il popolo lucano?»

«Dove si sono addormentati i “briganti”? Dov’è finito quell’orgoglio di una Basilicata che anni fa tutta si mobilitò contro il sito unico di scorie nucleari a Scanzano?» Insiste Anonymous Italia, ricordando il corteo di protesta del 2003 sulla statale Jonica. «Di fronte al silenzio e all’ignavia di tante istituzioni e amministrazioni, anche locali – prosegue la nota di rivendicazione dell’attacco informatico -, alcuni sindacati tacciono e propongono la solita ricetta consenziente e consunta di nuovi accordi con le multinazionali, per assicurare qualche misero e precario posto di lavoro, e qualche tessera, sacrificando la salute, l’ambiente e gli ecosistemi, la democrazia, i diritti e il futuro dei pochi lucani che ancora resistono, mentre è ripresa una preoccupante emigrazione. Come si fa a tacere, a non rivoltarsi, a lasciar uccidere in modo così evidente un territorio e una popolazione, con il ricatto che non ci siano altre possibilità di economia per questi luoghi?»

«Non crediamo affatto aggiunge ancora il collettivo di attivisti-hacker – in una transizione energetica governata dalle multinazionali, ma siamo convinti che solo una riconversione ecologica complessiva, democratica e governata dei territori e dalle comunità locali, possa condurci fuori dalla profonda crisi sistemica nella quale ci ha sprofondati questo sistema capitalista dominante. Sappiamo che non sarà questo post, e nemmeno la nostra azione a fermare questa devastazione, ma almeno potremmo aver la presunzione di poter dire che abbiamo agito in nome di un pensiero che dovrebbe essere comune per tutti quelli che credono che la possibilità di poter usare energie rinnovabili ci sia, e che dovrebbe essere portata avanti a qualsiasi costo se vogliamo veramente salvare noi stessi, le future generazioni e sopratutto il nostro pianeta».

«La rivoluzione green propagandata dal governo attuale e da quelli precedenti non ci incanta – conclude Anonymous -: è solo l’altra faccia della stessa medaglia, per concedere alla grande industria di continuare a produrre inquinamento e devastazioni (dalle grandi opere alle energie fossili, alla sovra-produzione di merci e cibi inutili e dannosi) e, ovviamente, un’immensa quantità di rifiuti su cui fare altri immensi profitti». Ieri sull’attacco informatico subito è intervenuta anche la Regione Basilicata, che, in un comunicato diffuso dall’ufficio stampa, ha reso noto che «come da prassi, sta provvedendo ad inoltrare la segnalazione agli enti competenti ai sensi del Regolamento generale sulla protezione dei dati».

Nel comunicato della Regione è evidenziato che «l’attacco informatico di Anonymous alle piattaforme web della Regione Basilicata si è concretizzato in un accesso non autorizzato su applicazioni in parte già dismesse e in parte in corso di dismissione e sostituzione nell’ambito di un piano di verifica dell’integrità e sicurezza delle applicazioni che la Regione stessa sta portando avanti».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE