X
<
>

Il post di Antonio Tisci

Condividi:
3 minuti per la lettura

POTENZA – «Anche se l’efficacia del vaccino è molto alta (oltre il 90%) vi sarà sempre una porzione di vaccinati che non svilupperà la difesa immunitaria, inoltre, ancora non sappiamo in maniera definitiva se la vaccinazione impedisce solo la manifestazione della malattia o anche il trasmettersi dell’infezione. Ecco perché essere vaccinati non conferisce un “certificato di libertà” ma occorre continuare ad adottare comportamenti corretti e misure di contenimento del rischio di infezione». Sulla risposta dell’Aifa alla Faq (frequently asked question, ovvero domande frequenti) numero 31 un commento social di Antonio Tisci diventa, se non un caso politico, un scivolone virale nella sonnecchiante domenica post-natalizia. «Questo scrive l’Aifa, non un complottista-terrapiattista», chiosa il dg dell’Arpab sul proprio profilo social. E argomenta: «Non sappiamo se il vaccino rende immune o anche il trasmettersi della malattia. Allora, cosa lo facciamo a fare? Non ne conosciamo gli effetti, non sappiamo se cura, non abbiamo idea dei risultati ma arriva col tir e la scorta. Praticamente ha la stessa efficacia scientifica dell’occhiatura (che comunque il mal di testa lo fa passare). La parte più inquietante, però, per chi come me non è un medico ma un uomo libero è la frase “non conferisce un certificato di libertà”. Cioè – riflette Tisci – secondo l’Aifa ora che non siamo vaccinati non siamo liberi, il contrario di liberi è schiavo. “Tutti gli uomini NASCONO liberi” dice la dichiarazione dei diritti dell’uomo. Il certificato di libertà sembra un po’ la dichiarazione che veniva rilasciata allo schiavo emancipato, al liberto etc… Che un farmaco possa essere un certificatore di libertà mi lascia turbato. Io sono nato libero e non ho rinunciato alla libertà né accettato padroni».

Poi Tisci si avventura in divagazioni letterarie: «Nella dialettica padrone-servo di Hegel, il Padrone è tale perché ha messo a rischio la sua vita in cambio della libertà, il servo è tale perché ha barattato la sua libertà con la protezione. Il secondo, però, si emancipa col lavoro (la questione è più complessa ma la presento in forma sintetica per venire incontro alle vostre capacità mentali)… avendo rinunciato tutti alla libertà in cambio della sicurezza ed avendo cancellato il lavoro… resta l’Aifa a dirci quando siamo liberi».

E quando le sue parole deflagrano, nei commenti lo stesso Tisci ribatte a molti: «Io – rivendica – non ho espresso nessuna critica alla vaccinazione ma solo al bizzarro modo di comunicare dell’Aifa che introduce uno strano concetto di “certificato di libertà” da rilasciare e che, dai dubbi che la stessa Aifa ha, lascia credere che sa poco o nulla sugli effetti del vaccino… Una discussione io sono sempre disponibile a sostenerla. Ovviamente purché non vengano usati termini offensivi o falsi (tipo: negazionista, terrapiattista o altre amenità) anche perché io sono uno che non solo ha fatto tutti i vaccini obbligatori ma anche tutti quelli facoltativi e così si è regolato per le proprie figlie». E ancora: «Non è che avere un ruolo pubblico impedisca di avere un’idea (…) non credo che qualsiasi dipendente pubblico perda il diritto a dire la sua». In serata, con un secondo post torna sul concetto di libertà citando Gramsci. E stavolta i commenti da destra – la sua stessa parte politica – servono almeno a stemperare i toni. «Io sono un gramsciano convinto, anche Pino Rauti lo era». Caso chiuso. Forse.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE