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Un momento dell’iniziativa promossa dal Centro studi Uil Basilicata

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Oltre novemila interruzioni volontarie nel 2022, un quarto degli stop contrattuali: è fuga dal lavoro in Basilicata

POTENZA – Sono state oltre novemila le dimissioni volontarie sui luoghi di lavoro in Basilicata nel 2022. Pari a quasi un quarto delle cessazioni di rapporto nella regione, con un incremento del 27 per cento circa rispetto al 2018. E’ uno dei dati più rilevanti che emerge dal rapporto elaborato dal Centro studi sociali e del lavoro della Uil Basilicata e che è stato tema centrale di un’iniziativa dell’organizzazione sindacale.

«La radicalità delle crisi che attraversiamo cambia la gerarchia dei valori fissata sulla centralità del lavoro, mutando certezze e preferenze vitali, come se si volesse e preferisse altro – spiega una nota del Centro studi Uil -. Ci vuole coraggio, tanto coraggio a saltare nell’inattività, forse temporanea, ma irta di rischi e di potenziale esclusione da altri lavori».

FUGA DAL LAVORO IN BASILICATA, QUALI SONO LE ORIGINI DEL FENOMENO?

Ma chi e perché lascia intenzionalmente il lavoro? «Non si tratta solo di giovani – affermano dalla Uil lucana -. In Italia quote importanti di dimissionari si ritrovano nelle fasce più adulte, con una maggiore stabilità di occupazione: il 18,1% ha tra i 45 e 54 anni mentre il 16,4% più di 55 anni. A livello geografico, il fenomeno delle dimissioni volontarie riflette la distribuzione dei lavoratori, con il 56,4% delle dimissioni avvenute al Nord, il 23,7% al Sud e il 19,9% al Centro. In Basilicata – evidenzia la nota – il fenomeno registra, nei primi tre trimestri 2022, un consistente numero di 9.337 rapporti cessati per dimissioni volontarie sulle 43.157 interruzioni contrattuali, a diverso titolo. Un incremento complessivo sull’anno 2018 del 27 per cento (più 2.000 rapporti di lavoro cessati in termini assoluti)».

Il Centro studi Uil afferma che «le dimissioni sono la seconda causa di interruzione dei rapporti, dopo quella prevista della “scadenza contrattuale”. Trattandosi di dati di flusso, per cui la singola persona può aver intrattenuto più rapporti di lavoro, si può stimare che le dimissioni volontarie hanno interessato circa 4.500 persone nell’anno 2022. Le dimissioni sono trasversali a diversi “mondi sociali”: più uomini (6.330) che donne (2.994); giovani (2.810), adulti (4.460), senior ultracinquantenni (2019)».

«La lettura dei dati – prosegue il sindacato – offre uno spaccato molto articolato, tante sono le variabili che vi concorrono. Di certo vi è una crescita della mobilità interna al mercato, favorita dalla spinta di alcuni settori, edilizia in primis e dalla ristrutturazione di altri (la manifattura). Difatti sono 1.820 le dimissioni nel comparto “costruzioni”. Più interruzioni contrattuali investono il “commercio al dettaglio, la riparazione degli autoveicoli, il trasporto e magazzino, i servizi di alloggio e ristorazione” con 3.695 dimissioni. Il comparto “estrazioni, manifattura, gas energia, trattamento rifiuti, etc.” registra 1.639 rapporti interrotti».

MOLTI SCELGONO LE DIMISSIONI ANCHE SENZA AVERE ALTERNATIVE

Per il Centro studi Uil Basilicata «la crisi, e il conseguente deterioramento delle condizioni di lavoro nei settori più esposti, ha spinto presumibilmente molti a dimettersi, pur in assenza di alternative». E rappresentano «il segno di una moderata mobilità nella realtà locale: nuove esigenze ed aspirazioni per lavori più remunerativi e più appaganti, specie per le fasce più giovanili del mercato del lavoro. Ed anche impieghi più concilianti con la sfera delle aspettative di cura personali e di nucleo familiare».

Insomma, per la Uil è «il tempo di una profonda riflessione interiore, di una verifica, un “punto ed a capo”. (…) Le dimissioni si rivelano come un “sintomo” da leggere per i messaggi non detti, ma letteralmente agiti. Tutte queste persone che se ne vanno stanno dicendo che bisogna riportare il tema delle condizioni di lavoro al centro dell’attenzione, giunti ad un punto di non ritorno. La questione dei giovani come soggetti particolarmente desiderosi di cambiare stile di lavoro e di vita non è solo stanchezza, sfiducia, sottrazione alle condizioni difficili di lavoro (in una parola sfruttamento). È quasi una scelta autonoma e di libertà, cui rispondere con l’invenzione di forme organizzative sempre più agili».

FUGA DEL LAVORO IN BASILICATA, SERVONO POLITICHE MIRATE

«La grande sfida anche in Basilicata – conclude il Centro studi Uil – è la regolazione dell’incontro domanda-offerta e di politiche del lavoro, affinate e sostenute con la ricollocazione; in particolare nei livelli più alti, nei profili specialistici del meccatronico, del digitale, della transizione ecologica come pure della mobilità e della sanità ed assistenza e di quelli della salute. Dietro l’angolo troviamo chi non si riconosce più nei lavori e nel fare impresa abituali».

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