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Il segretario generale della Cgil lucana segnala l’«anomali» di un «bilancio si è retto nella parte di spesa corrente quasi esclusivamente sulle royalties: un’alterazione, in quanto quelle risorse dovevano essere vincolate allo sviluppo e non al mantenimento della gestione ordinaria». E invoca un patto infrastrutturale e di reindustrializzazione. Bolognetti: sindacato cerchiobottista

POTENZA – «Si continua a sbagliare strategia nella complessa gestione del petrolio e royalties. Non è immaginabile pensare di risolvere le questioni del buco di bilancio regionale chiedendo l’anticipo delle future royalties»: a sichiararlo è Angelo Summa. Il segretario generale della Cgil Basilicata stigmatizza «un atto che assume le caratteristiche di una ulteriore sudditanza e sottomissione alle compagnie petrolifere». 

«I fatti recenti, che hanno portato alla chiusura del centro oli lo scorso 31 marzo, hanno messo in evidenza la fragilità e la debolezza del sistema dei controlli della regione e degli enti preposti. Il problema è e rimane quello di garantire prima di tutto un sistema di controllo e monitoraggio che assicuri i livelli di salvaguardia ambientale e sicurezza in piena trasparenza. Questa è la condizione essenziale senza la quale la frattura tra ambiente e petrolio sarà sempre più difficile da colmare». Per Summa «il fermo delle attività ha messo sicuramente in evidenza la dipendenza dal petrolio della tenuta economica del bilancio regionale, un bilancio che si è retto nella parte di spesa corrente quasi esclusivamente sulle royalties: un’alterazione, in quanto quelle risorse dovevano essere vincolate allo sviluppo e non al mantenimento della gestione ordinaria. Questa modalità ha drogato la finanza pubblica! Si è dato, infatti, corso ad una vera e propria anomalia. La finanza regionale dovrebbe sostenersi con risorse proprie, implementate attraverso riforme della governance, come del resto avviene in tutte le altre regioni. In Basilicata si è scelto di garantire i servizi con le risorse delle royalties che dovrebbero essere, come sono, risorse aggiuntive destinate allo sviluppo». Secondo il segnetario regionale della Cgil «bisogna invertire il carattere della spesa pubblica. Destinarli all’università, piuttosto che a sagre e feste, è giusto perché il sistema universitario del Mezzogiorno, stante l’attuale quadro normativo nazionale ed in particolare i criteri di ripartizione del FFO, rischia una vera e propria desertificazione umana e culturale, ma bisogna anche chiedere conto all’università di come vengano utilizzate quelle risorse. Il petrolio – continua – è tema strategico di grande rilevanza che non può essere gestito con le stesse modalità degli ultimi anni . Serve un nuovo patto con i sindaci della Val d’Agri, con le parti sociali per ridefinire un nuovo accordo che finalizzi le risorse in due direzioni: da un lato un nuovo patto con il governo sul piano infrastrutturale affinchè la Val d’Agri e la Basilicata abbiano quelle dotazioni infrastrutturali che ci mettano nella condizioni di superare l’attuale gap, dall’altro un confronto a tutto campo con Eni e Mise affinché si avvii una discussione sulla riconversione dell’attivita industriale petrolifera dell’area. La politica di reindustrializzazione della Val d’Agri va definita oggi, quando l’attività estrattiva è ancora in corso, così come avviene negli altri Paesi industrializzati, vedi Stati Uniti, sapendo che bisogna agire per tempo se si vuole assicurare a quella parte del territorio che tanto ha dato uno sviluppo che vada al di là dell’esaurimento dell’attività estrattiva». 

«E allora – conclude Summa – un tema così rilevante, da cui dipende il destino di una intera regione, necessita di un confronto ampio e di merito che non può essere confinato alla sola emergenza economica o occupazionale. Serve una strategia di lungo periodo e la più ampia condivisione politica e sociale che tuttavia l’attuale classe dirigente non ha saputo garantire. Una classe dirigente che si è impoverita di saperi, mediocre e priva di capacità programmatica, che si è lasciata imbrigliare in una dipendenza “tossica” dal petrolio. Oggi, già focalizzare una discussione compiuta e condivisa, sviluppare una consapevolezza ed un’informazione compiuta su tutti i temi legati al petrolio, sarebbe un passo avanti per poter essere poi veramente liberi di scegliere e di decidere le priorità necessarie allo sviluppo di questa regione».

BOLOGNETTI: SINDACATO CERCHIOBOTTISTA «I vertici del sindacato lucano non smettono mai di stupire quando si tratta di commentare la vicenda idrocarburi. E a dir poco stupefacenti sono le dichiarazioni del segretario regionale della Cgil Summa, che non ricorda che le royalties andrebbero destinate innanzitutto al capitolo “compensazioni ambientali”. Se la Basilicata si è lasciata imbrigliare in ‘una dipendenza tossica dal petrolio’ è anche grazie al cerchiobottismo del sindacalismo lucano, che non solo non si è opposto in passato ai progetti tesi a trasformare la Basilicata in hub petrolifero, ma ha praticato una politica di piccolo cabotaggio, tesa a spuntare qualche decina o centinaia di assunzioni in Val d’Agri e nella Valle del Sauro a discapito di altre possibilità di crescita e di sviluppo»: lo dichiara in una nota Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali Lucani. 

«Una volta di più – prosegue – verrebbe da chiedersi dov’erano quei sindacati che lottizzano allegramente l’Arpab quando veniva autorizzata la reiniezione delle acque di strato. Dov’erano nel 2006 e successivi, quando non venivano effettuati i controlli pure previsti sulle attività di reiniezione? Dov’erano quando altri erano impegnati a denunciare l’impatto sulle matrici ambientali prodotto dalle attività di estrazione idrocarburi? La politica della botte piena e della moglie ubriaca, sul fronte della necessaria e indispensabile tutela ambientale, non ci porterà da nessuna parte. Su un solo punto posso concordare con il farisaico Summa: le royalties non andrebbero utilizzate per coprire la spesa corrente. Per il resto, invito Summa e soci a guardare prima la trave conficcata nel proprio occhio e poi le pagliuzze o le travi conficcate negli occhi altrui». 

Didascalia foto:
Il Centro oli dell’Eni a Viggiano

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