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La casa di Schettino prima e dopo l’intervento delle ruspe, ieri mattina in contrada “Recoleta” di Scanzano Jonico

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SCANZANO JONICO – Un esercito di mezzi pesanti, accompagnato dai carabinieri della Compagnia di Policoro e da personale del commissariato di Polizia, si è presentato ieri mattina in via Agri, contrada “Recoleta”, ai piedi del palazzo Baronale di Scanzano Jonico. Il mandato della prefettura era quello di abbattere una costruzione abusiva, realizzata su terreno demaniale da Gerardo Schettino, ritenuto dalla Dda di Potenza il capo dell’omonimo clan.

È l’ennesimo colpo inflitto alla criminalità organizzata della fascia jonica, in esecuzione di un’ordinanza emessa dieci anni fa e mai fatta rispettare.
Il segnale tangibile di una battaglia senza esclusione di colpi da parte dello Stato alla criminalità organizzata, che nell’ultimo ventennio ha “lavorato” pressocché indisturbata in questo lembo florido della regione. Dopo gli arresti di giovedì scorso, che hanno visto in manette Franco Carlomagno, imprenditore ritenuto front man economico del clan Schettino-Porcelli, ora si passa ad aggredire i beni della mafia locale.

Le ruspe, già in mattinata avevano del tutto abbattuto la casa rurale, dove il presunto boss viveva e si incontrava con suoi sodali. Un edificio completamente abusivo, tanto che nel 2011 fu emanata dal Comune un’ordinanza di demolizione, rimasta però sulla carta. Giusto il tempo di prelevare qualche effetto personale, sotto lo stretto controllo dei carabinieri e poi tutto è andato inesorabilmente giù. La prefettura di Matera, anche sulla scorta delle gravi risultanze dei recenti blitz, che hanno visto anche l’apertura di diverse collaborazioni di giustizia, ha ordinato di eseguire il provvedimento senza se e senza ma, in modo coattivo.

Secondo le prime indiscrezioni, la seconda opera abusiva da abbattere si trova nei pressi del cimitero comunale, dove Sonia Schettino, figlia del boss, voleva realizzare una discarica di rifiuti urbani su quel terreno classificato come agricolo. Per poterlo fare, la donna evidentemente prestanome del padre già in carcere, avrebbe oliato i meccanismi dell’ufficio tecnico comunale con connivenze e forzature. Tutto il meccanismo è stato ricostruito dalla Commissione d’accesso, che in sette mesi ha recuperato prove ed indizi tali da indurre il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, a chiedere (e poi ottenere) al capo dello Stato Mattarella, lo scioglimento del consiglio comunale di Scanzano per infiltrazioni mafiose.

La Schettino su quel terreno aveva realizzato già una recinzione con basamenti in cemento, quindi abbastanza robusta, evidentemente certa di poter proseguire con il business della discarica su terreno agricolo.
Dopo lo scioglimento del Comune e l’insediamento delle tre commissarie prefettizie, una delle prime ordinanze di demolizione è stata quella della recinzione della Schettino. Un provvedimento mai rispettato in questi mesi, tanto che di recente il Comune ha comminato anche una sanzione pecuniaria per il mancato adempimento. Oggi, però, potrebbe scattare la demolizione coattiva in danno, ovvero con spese anticipate dalla pubblica amministrazione che poi si rivarrà sull’inadempiente figlia del boss.

La sensazione evidente a Scanzano (e non solo), è che l’aria è finalmente cambiata, perché lo Stato ha realmente intenzione di fare pulizia in un territorio martoriato da anni di azioni del clan. Si parte dall’abusivismo, per poi mettere le mani sul denaro e tutti gli affari loschi della criminalità jonica, peraltro ancora in piena attività, se si considera che sono almeno 5 le organizzazioni di tipo mafioso operanti sulla fascia metapontina, con importanti collegamenti alla vicina mafia pugliese e ancor di più a quella calabrese, pur avendo piena autonomia di azione tra racket, traffico di droga ed altri affari apparentemente puliti. Il prefetto, Rinaldo Argentieri, ha parlato di «segnale forte e chiaro» alla criminalità, invitando i cittadini di Scanzano a prendere atto di questo primo importante e e decisivo passo in avanti sul delicato e lungo percorso del ripristino della legalità sulla fascia jonica.

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