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Carmen Federica Lopatriello con il nonno Carlantonio

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MATERA – “Ce l’hanno fatta, me l’hanno ucciso”.

Con questa frase detta a un poliziotto poco dopo aver trovato il nonno, Carlantonio Lopatriello, riverso ed esanime in una pozza di sangue nella sua camera da letto, Carmen Federica Lopatriello, arrestata lunedì scorso con l’accusa di omicidio (LEGGI), cercava evidentemente di sviare le indagini, puntando il dito subdolamente sugli altri familiari, che ormai non abitavano più nella casa attigua a quella dell’anziano.

Invece era probabilmente proprio lei, a portarsi quel peso sulla coscienza, come a distanza di sette mesi sono riusciti a dimostrare gli agenti della Squadra mobile di Matera e del Comissariato di Pisticci. I rapporti nella famiglia di Carlantonio Lopatriello erano tesi ormai da anni, ma da parte del figlio Leonardo, che per decenni ha abitato nella casa a fianco, non c’era mai stata acredine o risentimento nei confronti del padre.

A confermarlo è la figlia di Leonardo, Nunzia Lopatriello, sentita dal Quotidiano. L’anziano 91enne aveva un carattere difficile: era burbero, tendenzialmente solitario, lunatico e spigoloso. Tanto che nessuno dei tre figli, compreso il padre di Carmen Federica, deceduto poco più che 50enne per un infarto, è mai riuscito ad avere un buon rapporto con lui. Ma, nonostante la sua ritrosia ai contatti stretti e cordiali con la famiglia, il figlio Leonardo, sua moglie ed i nipoti, hanno vissuto per anni a stretto contatto con lui, con qualche screzio, ma senza grossi problemi.

«Anche la stessa Carmen Federica -racconta Nunzia- non è mai andata d’accordo con il nonno; poi, dopo la morte del padre, c’è stato una sorta di avvicinamento e subito la situazione è precipitata con noi che abitavamo là da anni. Il nonno ha iniziato a farci dispettucci, manifestando un’ostilità mai avuta nei nostri confronti, fino ad intimarci due volte lo sfratto. Un segnale chiaro che c’era qualcuno dietro che lo aizzava contro di noi. Nonostante ciò -prosegue Nunzia- noi non abbiamo mai abbandonato il nonno, piuttosto siamo stati cacciati in tutti i modi possibili, sia da lui che dai nipoti, i miei cugini Carmen Federica e suo fratello Carlantonio. Mio nonno era comunque una persona anziana, ma abbastanza autosufficiente, quindi mia cugina poteva benissimo andare a lavorare come fanno tutti e non iniziare ad accudirlo, senza che ce ne fosse bisogno. Infatti, al momento del vero bisogno, comunque, gli altri due figli (Leonardo e la figlia femmina di Carlantonio ndr), non si sarebbero tirati indietro per assistere il padre. Noi, è vero, con nonno non andavamo d’accordo, e ahimè non eravamo gli unici: mio nonno non si parlava nemmeno con uno dei suoi quattro fratelli viventi. Era una persona un po’ burbera, di quelle che, per non avere problemi, devi tenere per forza a distanza, ma comunque non doveva fare assolutamente la morte che ha fatto, quello mai. Nessuno si può permettere di fare una cosa del genere, e l’ha fatto l’unica persona che ha avuto tanto, anzi tutto da quest’uomo; questa cosa fa ancora più rabbia. Fa rabbia, poi, l’essere stati accusati, e fa rabbia il fatto che il giorno del funerale è stato portato davanti casa e le è stata suonata la banda in piazza, cosa che la mia famiglia voleva assolutamente evitare, perché per un vecchietto assassinato la banda non ci sembrava opportuna per niente».

Anche Nunzia è stata sospettata nell’immediatezza delle indagini, perché andava a dare da mangiare ai gattini nel cortile dell’abitazione dell’anziano ucciso, e c’era andata anche il giorno dell’omicidio. Carlantonio, proprio per il suo carattere, aveva anche divorziato dalla moglie, che però consentiva al figlio Leonardo di restare nella sua casa. Poi, con l’arrivo della nipote-badante, Carlantonio ha praticamente indotto il figlio ad andare via con una serie di atti, «probabilmente influenzato dalla nipote e da suo fratello, a cui nel febbraio del 2017 aveva donato ed intestato la casa dove abitavamo noi. Mia cugina Carmen Federica, invece, aveva ereditato nel luglio 2016 la casa dove viveva il nonno e che continuava a tenere in usufrutto. -spiega ancora Nunzia- A dicembre 2019, un mese prima dell’omicidio, mio nonno le ha donato anche il terreno adiacente alla casa e mia cugina poteva disporre della sua pensione e forse anche di qualche risparmio, che certamente il nonno aveva».

Sembrerebbe una sorta di accerchiamento nei confronti dell’anziano che, è bene ribadirlo, oltre ad essere benestante, era totalmente autosufficiente perché l’unica sua necessità era la spesa alimentare, in quanto non amava molto la vita sociale. «Mio nonno, a 90 anni suonati -racconta Nunzia- potava gli ulivi salendo sulle scale anche a una certa altezza, riparava i tetti dei magazzini e un giorno prima di essere ucciso zappava l’orto, come dimostrano le fotografie che gli ho fatto e vi ho fornito».

Quell’uomo, insomma, dopo la separazione dalla moglie aveva sempre vissuto solo e nel mese di novembre 2019 aveva già rischiato la vita, quando la sua abitazione fu trovata satura di gas e dovette intervenire la polizia per evitare il peggio. Su questo episodio pare ci sia anche un’indagine aperta. «Mio cugino Carlantonio -si sfoga ancora Nunzia- è arrivato anche ad accusarmi dell’omicidio, tanto che sono stata costretta a denunciarlo per calunnia. Quando siamo andati via dalla nostra casa, che era stata donata ed intestata a lui, abbiamo lasciato dentro i mobili e c’era l’intenzione di impugnare il testamento, ma solo quando il nonno sarebbe morto naturalmente. Di sicuro -rimarca Nunzia- non gli auguravamo di morire e saremmo stati in prima linea, ove avesse avuto necessità di assistenza in caso di malattia; questo, nonostante l’ostilità che ci aveva dimostrato, quindi respingo al mittente ogni accusa di indifferenza contro di noi e della zia, che abita a Pisticci».

Non è ancora chiaro il reale movente di questo barbaro omicidio. Gli inquirenti parlano di attriti tra la nipote e il nonno per ragioni economiche, adombrando anche una certa ostilità dell’uomo nei confronti del fidanzato della nipote, un ragazzo di Policoro, che però pare non frequentasse più la casa di Carlantonio da molto tempo.

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