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Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria nazionale del Pd, al suo arrivo a Matera

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No alla bozza Calderoli sull’autonomia differenziata: “non ci piace” e una serie di punti fermi che vanno dal “mai più al governo senza aver vinto le elezioni” fino alla scelta dei candidati in parlamento “attraverso le primarie sui territori”. Sono alcuni dei punti fermi che il candidato alla segreteria nazionale del Partito Democratico Stefano Bonaccini ha illustrato ieri in un incontro a Matera alla presenza della gran parte dello stato maggiore del Pd almeno del materano dal capogruppo regionale Cifarelli all’ex sindaco Adduce, al segretario cittadino Gravela e provincinale Scarnato, all’ex senatore Chiurazzi, a diversi sindaci da Cosma a Mancini, a Lisanti e Marrese sindaco di Montalbano e anche presidente della Provincia.

Non c’era il commissario regionale Amendola. Così come altri esponenti di primo piano del Partito da De Filippo a Santarsiero e Lacorazza schierati probabilmente su fronti diversi della barricata. Così come l’ex segretario regionale La Regina. Non c’era nemmeno l’ex deputato Margiotta. «Intanto a noi serve dare il senso di una rigenerazione del Pd, un Partito più popolare che deve stare di più tra la gente» ha spiegato Bonaccini al suo arrivo.

«Troppo spesso il Pd era sparito dai luoghi dove la gente lavora, studia, si diverte. Serve un partito Democratico che cambi il gruppo dirigente nazionale, veniamo da troppe sconfitte o non vittorie può essere che qualcuno impegnato oggi in Parlamento vada per una volta anche in panchina. Senza soffrire. Dobbiamo prendere a piene mani donne e uomini dai territori. Noi non vinciamo elezioni politiche ma governiamo i due terzi dei Comuni vuol dire che ci sono amministratori che hanno dimostrato di raccogliere il consenso di chi poi ce lo toglie quando si vota per il paese. Sono stati tenuti troppo in panchina, dobbiamo metterli in campo perchè c’è bisogno di facce nuove, fresche».

Poi un accenno alle questioni che riguardano il Sud anche se sulle questioni più lucane nessun accenno e una sostanziale prudenza. «Per il Mezzogiorno ho già presentato alcune proposte che vanno dall’istituzione di Zone economiche speciali con una particolare fiscalità di vantaggio, serve rendere strutturale il fatto che le nuove assunzioni abbiano una decontribuzione molto forte. Dobbiamo garantirci infrastrutture in particolare ferroviarie che devono essere il collegamento tra Nord, centro e Sud del paese. Dobbiamo fare in modo che si assumano centinaia di giovani nella pubblica amministrazione per completare la transizione digitale».

Poi sul Pd: «È un momento particolare, anche difficile. Abbiamo qualche anno davanti per fare opposizione e io prendo un impegno se divento segretario del Pd al governo ci torneremo solo se vinceremo le elezioni nelle urne. Così come garantisco che la prossima volta i candidati in Parlamento verranno scelti dagli elettori con le primarie. Non è tollerabile che nessuno si candidi nei collegi per prendere voti con le primarie e soprattutto se dobbiamo sbagliare. La scelta del segretario regionale del Pd in Basilicata come sarà fatta? Lo sceglieranno gli iscritti in modo democratico».

Quindi l’affondo sull’autonomia differenziata. «Abbiamo detto a Calderoli di ritirare la bozza di autonomia differenziata. Noi abbiamo chiesto che autonomia differenziata tenga conto di alcune cose, non spacchi il paese dando a qualcuno per togliere a qualcun altro. Quindi bisogna togliere i termini residui fiscali che significano trattenere le tasse nella propria terra, abbiamo chiesto di togliere scuola e sanità dal tavolo. Devono essere definiti livelli essenziali di prestazioni prima. Se autonomia differenziata è togliere risorse al Sud e darle al Nord non siamo d’accordo. Se è invece parlare di semplificazione e ridurre la burocrazia siamo d’accordo. Se autonomia differenziata è programmabilità certa delle risorse siamo d’accordo. Questa bozza Calderoli a noi non piace».

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