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L’esercito che presidia l’ingresso del centro di accoglienza nell’ex Ferrhotel vicino alla stazione inferiore di Potenza

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POTENZA – Ventitre nuovi contagiati tra i 50 bengalesi ospiti in due centri di accoglienza di Potenza, in aggiunta ai tre scoperti sabato sera. Più altri 10 dei 12, sempre bengalesi, inviati dal Ministero dell’interno nell’ex zona rossa di Irsina. E ancora: una bulgara e un indiano appena arrivati a Matera; un cinquantenne di Moliterno rientrato dall’Emilia Romagna; e un 29enne di Avigliano, tornato da qualche giorno sempre dall’Emilia Romagna, dopo essere stato sottoposto a un test rapido risultato negativo. Motivo per cui lo scorso fine settimana, avrebbe frequentato, senza troppi pensieri, alcuni locali notturni di San Nicola di Pietragalla. E soltanto lunedì è stato raggiunto dall’esito del tampone tradizionale, effettuato per uno scrupolo rivelatosi fondamentale.

E’ finita nel peggiore dei modi la vicenda dei richiedenti asilo arrivati giusto una settimana fa in Basilicata da Lampedusa. Lì dove erano sbarcati l’11 luglio, dopo la traversata del Mediterraneo su un barcone partito dalla Libia, e sarebbero risultati, tutti, a loro volta, negativi al test rapido (o sierologico), che ricerca nel sangue la reazione scatenata dal contagio da coronavirus. Test che già in altre occasioni si è dimostrato tutt’altro che attendibile. La sveglia è arrivata quasi 3 giorni dopo il campanello d’allarme suonato sabato sera, e ignorato per tutta la giornata di domenica dalla macchina lucana dell’emergenza, che dalla fine della “fase calda” della crisi è tornata ai turni tradizionali, quali che siano le contingenze. Vuoi le due badanti moldave risultate positive a Moliterno, con l’anziana che le ospitava costretta ad aspettare 3 giorni per l’esito del tampone effettuato di venerdì (la scorsa settimana la donna si è spenta al San Carlo di Potenza, ndr), o i 3 positivi scoperti sabato scorso tra i primi 10 bengalesi ospiti dell’ex Hotel Vittoria sottoposti ad esame dagli operatori dell’Asp.

L’epilogo della vicenda, che potrebbe riservare ulteriori sorprese nelle prossime ore (all’appello mancherebbero ancora i risultati dei tamponi effettuati sugli operatori del centro di prima accoglienza di Irsina), era stato anticipato, lunedì sera, dalla comparsa delle camionette dell’Esercito proprio davanti all’ex Hotel Vittoria e all’ex Ferrhotel della stazione inferiore di Potenza, dove restano in isolamento in 26, il grosso del “focolaio bengalese” appena scoperto. Ieri in serata, tuttavia, dopo che il leader della Lega, Matteo Salvini, ha confermato le prime indiscrezioni sull’esito dei tamponi, la Regione è intervenuta per provare a tranquillizzare gli animi.

«Appena arrivati», ha spiegato il gruppo incaricato della gestione della crisi sanitaria riferendosi ai richiedenti asilo bengalesi, «sono stati accolti in due diverse strutture e, come assicurato dagli enti che hanno la responsabilità della gestione, sono stati messi in quarantena e poi presi in carico dall’unità speciale covid di Potenza, che ha eseguito i tamponi». «Sono stati sottoposti a tampone anche i 5 operatori, risultati negativi». Hanno aggiunto da via Verrastro, riferendosi all’ex Hotel Vittoria, e all’ex Ferrhotel, dove invece gli operatori controllati sarebbero stati «11, (…) risultati tutti negativi». «Tutti i soggetti risultati positivi, al momento dell’esecuzione dei tamponi – hanno concluso dal dipartimento Salute -, erano asintomatici».

«Rassicuriamo i cittadini riguardo alle 26 persone risultate positive». Ha insistito il sindaco del capoluogo, il leghista Mario Guarente. «Perché le stesse non hanno avuto contatti con altre persone, non sono uscite dal luogo nel quale sono ospitate, dalle informazioni che abbiamo non possono aver contagiato nessuno e risultano negativi anche i tamponi effettuati agli operatori della struttura potentina che li ospita». Quindi l’affondo contro l’esecutivo con l’annuncio che «la città di Potenza non è più disposta a far entrare una persona proveniente da zone ad alto rischio e, se sarà necessario, faremo delle barriere umane per opporci a eventuali decisioni del governo, qualora volesse imporcelo, come ha fatto finora».

Tutt’altro che conciliante anche il primo cittadino di Irsina, Nicola Morea, che dalla notizia dei nuovi contagi in paese sta rivivendo l’incubo della zona rossa dichiarata a fine marzo nel centro della collina materana. Dopo la scoperta di quello che resta, a tuttoggi, il principale focolaio di covid 19 accesosi in regione, all’interno del polo riabilitativo Don Gnocchi nel vicino paese di Tricarico. «Serve un cordone per separare il centro di prima accoglienza dal resto dell’abitato». Ha spiegato Morea al Quotidiano. «Al suo interno assieme ai 12 bengalesi arrivati la scorsa settimana ci sono una cinquantina di altri ospiti di varie nazionalità. Per questo anche se mi è stato assicurato che gli uni sono stati isolati dagli altri ho chiesto all’Asm di sottoporre a tampone tutti, operatori e ospiti, e di presidiare l’ingresso della struttura per impedire che si entri e si esca dalla stessa senza autorizzazioni specifiche».

Le maggiori preoccupazioni, però, si registrano ad Avigliano e nei paesi vicini, dove si sta cercando di tracciare la catena dei contatti del 29enne risultato positivo dopo il rientro da Bologna, dove lavora in un polo logistico che nelle scorse settimane era balzato agli onori delle cronache proprio per un focolaio di coronavirus accesosi tra i suoi dipendenti. Il timore, infatti, è che possa aver trasmesso l’infezione a familiari e amici incontrati in questi giorni, e a quanti altri lo hanno incrociato in alcuni dei locali più frequentati della zona, dove si è intrattenuto per qualche ora sabato sera. Tra questi, in particolare, il Kairos Kafè di San Nicola di Pietragalla, che ieri ha deciso di sospendere temporaneamente l’attività per effettuare una sanificazione straordinaria dei locali e attendere l’esito dei tamponi a cui oggi dovrebbe essere sottoposto tutto il personale.

Con i trentasette nuovi casi scoperti in un giorno, un record dall’inizio della pandemia (a fine marzo non si erano superati i 29 casi in più nelle 24 ore) salgono a 44 i pazienti tuttora positivi al covid in Regione. Un numero che non si vedeva esattamente da 2 mesi fa, il 20 maggio. Al San Carlo di Potenza, infatti, restano ricoverate le due badanti moldave arrivate a Moliterno all’inizio del mese, mentre a Castelluccio Inferiore e a Matera sono in isolamento domiciliare un operaio rientrato di recente dal Kazakistan e una novantenne sottoposta al tampone prima dell’ingresso in una casa di riposo.

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