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Alcune ambulanze del 118 in fila davanti all’ingresso del pronto soccorso del San Carlo di Potenza

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POTENZA – Ancora ambulanze in fila davanti al pronto soccorso del San Carlo di Potenza. Timori per un possibile focolaio nel reparto di geriatria, e i sindacati che chiedono con urgenza assunzioni per rimpiazzare il personale contagiato.

Sono ore ad altissima tensione nel più grande ospedale covid della Basilicata, dove a ieri erano ricoverati 86 dei 172 pazienti lucani bisognosi di assistenza continua, inclusi 16 dei 28 per cui si è reso necessaria l’ingresso in terapia intensiva.

Gli ultimi a lanciare l’allarme sulla situazione sono stati Giuliana Scarano e Donato Summa di Fp Cgil, e Pasquale Locantore e Pierangelo Galasso di Cisl Fp, prendendo spunto dalla notizia degli ultimi 11 contagiati tra il personale sanitario («8 delle sale operatorie, 2 dell’ematologia e 1 della cardiologia»), e ricordando le «altre decine di sanitari contagiati» registrati nei giorni scorsi, «anche nei presidi territoriali», come «i 2 casi registrati al pronto soccorso di Lagonegro e i diversi casi emersi tra gli ospedali di Melfi e Villa D’Agri».

«Questa situazione – dichiarano i sindacalisti -, unita ad una carenza di personale sedimentata negli anni, sta portando al collasso il sistema e mettendo a dura prova i lavoratori, stremati da turni di lavoro massacranti, che rendono difficili finanche le sostituzioni degli operatori in sorveglianza sanitaria».

Tra i reparti in maggiore sofferenza Fp Cgil e Cisl Fp segnalano: «i pronto soccorso di Potenza e sul territorio, che hanno difficoltà a fare anche i turni, la rianimazione, nella quale attualmente sono ricoverati 18 pazienti covid con insufficiente personale infermieristico e operatorio socio sanitari, le Malattie infettive e la Terapia intensiva».

«Gli operatori – proseguono i sindacati – sono sempre più di sovente utilizzati in una sorta di turni “misti” tra reparti che rendono spuri i percorsi sporco – pulito: gli oss del pronto soccorso, già oberati di lavoro, soprattutto nei turni notturni, eseguono, ad esempio, anche il trasporto di pazienti negativizzati nei reparti; gli infermieri del pronto soccorso, la cui mole di lavoro è nota a tutti, si recano a dare man forte ad altre unità operative».

Di qui la richiesta di fare: «ogni sforzo per il reperimento immediato e l’assunzione straordinaria di personale a tempo determinato per sostituire gli operatori in malattia e infortunio, scorrendo tutte le graduatorie disponibili, e che si debba procedere col reclutamento a tempo indeterminato di personale attraverso l’utilizzo di tutte le graduatorie esistenti e da nuovi concorsi, anche prevedendo misure straordinarie che riducano i tempi di espletamento e effettiva immissione in servizio, evitando così l’implosione del servizio sanitario regionale sotto l’onda d’urto della pandemia».

«Siamo convinti – concludono Scarano, Summa, Locantore e Galasso – che la proposta di contratti a tempo determinato di più lunga durata e di contratti a tempo indeterminato sia l’unica strada percorribile per riuscire a reperire professionisti, alcuni dei quali rifiutano le chiamate perché già operanti in altre regioni o che si dimettono dalle nostre strutture per assunzioni stabili fuori regione, provando così a supplire alle gravi carenze segnalate. Ciò anche in deroga ai tetti delle assunzioni».

Ieri sulla situazione dei sanitari alle prese con il covid 19 si è rivolta al governatore Vito Bardi e agli albergatori e ristoratori lucani anche la consigliera regionale M5s Carmela Carlucci.

«Il personale ospedaliero tutto – dai medici, agli infermieri, agli operatori socio-sanitari, al personale delle residenze sanitarie assistenziali – mai come in questo momento storico, costituisce il patrimonio più prezioso che abbiamo». Ha dichiarato Carlucci. «Dobbiamo salvaguardarlo a ogni costo, per il loro bene e per il bene di tutti».

Di qui la richiesta a ristoratori e albergatori «di mettere a disposizione le proprie risorse per ospitare tutte queste persone che ogni giorno lavorano in corsia», e questi ultimi «di lasciare momentaneamente le proprie residenze abituali e di trasferirsi in queste strutture, al fine di proteggere sé stessi, le proprie famiglie e anche la tenuta del nostro sistema sanitario».

«Siamo a un livello di precarietà tale – conclude Carlucci – che non ci consente di rinunciare neanche a un infermiere, per questo bisogna salvaguardarli».

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